
In vista del suo ritorno al Teatro Bellini di Napoli, dove il leggendario Slava’s Snowshow ha incantato nuovamente il pubblico, riproponiamo questa intervista esclusiva a Slava Polunin, realizzata nel marzo del 2011. Un'intervista che ci offre uno sguardo più intimo sull'uomo dietro la magia e che, alla luce del suo ritorno a Napoli, rende ancora più prezioso il suo invito a lasciarsi trasportare dal sogno e dalla fantasia.
Con un fascino che attraversa il tempo e le culture, Slava’s Snowshow continua a emozionare milioni di spettatori in tutto il mondo, rendendo ogni performance un'esperienza unica e magica. Questo spettacolo, ideato dal geniale e visionario clown russo Slava Polunin, è un incontro di poesia, comicità e magia che conduce il pubblico in un mondo incantato, dove la realtà si fonde con il sogno:
Slava Polunin porta il suo fantasmagorico e onirico spettacolo al teatro Bellini di Napoli, miracoloso guaritore della nostra dolorosa esistenza in una società dalle vuote emozioni propinateci dai mass media, lo Slava’s Snowshow cattura lo spettatore fin dall’inizio, un’opera frutto dei vagabondaggi geografici di Slava, considerato il più grande clown del pianeta, fama contribuita anche dalla prima maschera nata dalla mente di Slava, Asisyai, in tuta gialla e pantofole rosse che desta l’emotività del pubblico e lo porta alle interminabili ovazioni ad ogni spettacolo.
Alla vigilia del suo spettacolo al Bellini, abbiamo chiesto alcune curiosità a Slava Polunin.
Ammiro il suo mondo e la sua anima, che come dice lei, è fatta di sogni, fiabe, fantasie, giochi, immagini, magie, ma è difficile non dare uno sguardo alla realtà, come ci riesce e quanto è disgustato di quello che succede nel mondo?
«Io vivo in un altro mondo, fatto di magia, gioia, fantasia. Ciò che accade fuori, se non mi piace e non posso fare nulla per cambiarlo, cerco di evitarlo, di non darci attenzione, cercando la mia dimensione, il mio mondo a parte».
Mi può dare una definizione esatta di clown di cui molti bambini hanno paura e altri affascinati, mentre gli adulti ritornano bambini e sognano un mondo perfetto fatto alla Slava?
«Il clown è molto sentito dalle persone sensibili e i bambini devono accostarsi a lui con cautela perché potrebbero fraintenderne il messaggio. La parola clown racchiude un mondo enorme, è difficile darne un significato con poche definizioni, il clown è un dottore che guarisce l’anima da paure, insicurezze, disagi. Il clown è un bambino, sincero, che si stupisce, fa vedere come sarebbe il mondo se tutti fossero altrettanto sinceri, ma allo stesso tempo è anarchico, intollerante alle regole, solleva dubbi su tutto. È anche un poeta innamorato del mondo che guarda sempre il cielo e se ne nutre. Ci possono essere mille definizioni perché è un essere dalle innumerevoli sfaccettature. Il clown è gioia e conosce il modo più semplice per comunicare con la gente, e cioè con l’umorismo e la risata».
Come nascono i suoi spettacoli, e come sfida le leggi della fisica?
«I miei spettacoli nascono da giochi semplici, da piccoli episodi, idee, a volte nascono in un giorno, a volta si formano in diversi anni».
Le sue origini risalgono al clown Asisyai, lo porta ancora in giro con sé o è la sua anima nascosta?
«Io ho molti sogni, e gran parte di essi li passo ad Asisyai. Il mio personaggio è un esempio del bambino filosofo e possiede molti tratti del mio carattere».
Si ricorda della sua prima esibizione e qual è stato il suo primo numero inventato?
«Andavo a scuola, avevo cominciato ad imitare i mimi, poi verso la quinta elementare o la prima media ho creato i miei primi numeri originali».
Come vive e cosa fa nella vita di tutti i giorni, quando non è in giro a fare spettacoli?
«Ultimamente sono spesso a casa, al Moulin Jaune, e lì mi ispiro e preparo nuovi progetti».
Una piccola domanda patriottica, cosa le ha colpito di Totò e di Eduardo, e che spunti ha preso da loro?
«Eduardo è un grande autore letterario. Totò è un autore più visivo, interpreta la commedia con la gestualità ed espressioni, è un genio dei movimenti. Ho tutti i suoi film, li guardo e li studio, ma non bisogna dimenticare Pulcinella, vera maschera ispiratrice, quasi una fonte di creatività per me».