Il concerto per solo piano di Giulia Mazzoni, Per Artemisia, tenutosi presso il Museo di Capodimonte a Napoli, ha rappresentato un evento di profonda rilevanza non solo per la qualità musicale dell’artista, ma anche per la tematica cruciale che ha inteso affrontare: la violenza sulle donne. Giulia Mazzoni, giovane e talentuosa pianista, ha saputo catalizzare l’attenzione del pubblico grazie alla sua maestria tecnica e alla capacità di trasmettere emozioni profonde attraverso la musica.
L’ambientazione del Museo di Capodimonte, con le sue maestose collezioni d'arte e la sua aura storica, ha offerto un palcoscenico ideale per un concerto che voleva essere anche un momento di introspezione e denuncia sociale. In particolare, l’evento si è svolto in parallelo con una serie di iniziative artistico-culturali miranti a celebrare la forza delle donne e a sensibilizzare l'opinione pubblica sul doloroso tema della violenza di genere. Utilizzare lo spazio di un museo per un evento musicale di tale entità ha permesso di coniugare diversità artistiche, creando un dialogo tra musica e visione che ha amplificato il messaggio dell’artista, cui abbiamo strappato una sua dichiarazione alla fine del concerto:
«Suonare a Napoli e allo splendido Museo e Real Bosco di Capodimonte circondata da capolavori immortali e con lo sguardo rivolto verso Capri che si stagliava fuori dalla finestra hanno acceso emozioni furenti e struggenti che ho cercato di trasmettere nella mia esecuzione. Ho viaggiato verso territori inesplorati, ho suonato con libertà tutte le note dell’anima e dedicato alle persone presenti il mio amore e rispetto per il luogo e la terra nella quale mi trovavo. La bellezza eterna, struggente, lo sguardo dei ritratti dei Caracci e a pochi metri da me, lei, Artemisia, simbolo di riscatto artistico e sociale. Le mie note per lei che hanno ispirato il mio percorso, una voce che mi sussurrava nei momenti difficili “non arrenderti, rialzati e corri più forte”. Il mio pianoforte e la mia musica vogliono aprire porte, porte verso la riflessione, porte verso l’emozione e a volte verso l’abisso».
«Il mio più profondo ringraziamento al Direttore Eike Schmidt, continua Giulia Mazzoni, per aver permesso questa magia e aver accolto subito una iniziativa così importante contro la violenza sulle donne. Un ringraziamento a tutto lo staff del museo che ha lavorato intensamente per rendere possibile questo meraviglioso evento che resterà per sempre scolpito nel mio cuore».
Il concerto si è aperto con il brano Artemisia, che ha immediatamente posto l’accento sull’argomento centrale della serata, subito dopo quest’esecuzione speciale Giulia racconta: «Questo pianoforte è legato al brano che avete appena ascoltato, poiché rappresenta il primo pianoforte dedicato a una donna nella storia. È una storia affascinante: questo strumento proviene dalla prestigiosa collezione Fabbrini di Steinway & Sons, una selezione esclusiva di oltre duecento pianoforti riservati a pochi eletti nel panorama musicale. La particolarità di questa collezione risiede nel fatto che gli strumenti portano solo nomi di artisti maschi, legati principalmente al mondo della pittura. Insieme al signor Fabbrini, mi sono chiesta: perché non dare un nome a uno di questi pianoforti dedicato a una donna? Così abbiamo deciso di intitolarlo ad Artemisia Gentileschi, una grande artista del passato. All'interno del piano, infatti, si trova una targhetta che riporta il nome Artemisia. Oggi, questo rappresenta il primo pianoforte nella storia a portare il nome di una donna. Si tratta di un gesto simbolico: il pianoforte è spesso associato solo all'universo maschile, ma, come le persone, anche gli strumenti musicali hanno il proprio timbro e un modo unico di esprimersi. Questo pianoforte, a mio avviso, possiede un timbro e una voce particolarmente vicini al mondo femminile».
Questo gesto simbolico ha dato un ulteriore peso all'importanza della serata, richiamando l'attenzione sulla necessità di un riconoscimento per il femminile nella storia dell'arte e della musica.
Il programma musicale è stato accuratamente scelto per rispecchiare l’intento di riflessione e sensibilizzazione, presentando composizioni scritte dalla stessa Mazzoni caratterizzate da una delicatezza espressiva e una ricerca timbrica particolare. Attraverso brani come Per Aspera ad Astra, Baire, e Never Give Up, la pianista ha saputo rappresentare le molteplici sfaccettature delle esperienze femminili, dalle sofferenze alle speranze di riscatto.
In particolare, Baires racconta "una storia molto bella, di due persone dello stesso sesso che sono scappate a Buenos Aires per vivere liberamente il loro amore; è un grande inno all’amore, ad amarsi senza etichette, senza pregiudizi". Questo è stato un augurio potentemente evocato dalla Mazzoni, che ha invitato il pubblico a "ama te stesso e non giudicare gli altri".
Giulia Mazzoni insieme al direttore del Museo Eike Schmidt
Anche brani come Anima, dove ha chiarito che "qui a Napoli c’è tutta l'anima del mondo", ha reso omaggio alla bellezza e all'accoglienza della città, diventando un tributo all'eterogeneità culturale. Tra le altre esecuzioni, Wishes, Winters’ Dream, e Truman Sleeps, quest'ultimo un omaggio a Philip Glass, hanno tessuto un arazzo sonoro che ha trascinato l’ascoltatore in un viaggio di emozioni.
Il concerto di Giulia Mazzoni ha quindi intrapreso un percorso emotivo che si è articolato in brani come Dinosaur on a Cheese Planet, Giocando con i bottoni, Angeli del Fango, Ellis Island, Piccola luce e Wildness, ognuno dei quali evocava riflessioni ed emozioni profonde.
Le note di Giulia Mazzoni riescono a trasmettere sentimenti profondi e coinvolgenti toccando corde emotive che mettono in evidenza l’importanza di dare spazio e voce a esperienze altrimenti sommerse nel silenzio della quotidianità.
Il concerto di Giulia Mazzoni al Museo di Capodimonte ha dunque testimoniato la capacità della musica di andare oltre l’intrattenimento, diventando un mezzo per affrontare questioni sociali di primaria importanza. L'arte in tutte le sue forme può e deve avere un ruolo attivo nella società, rendendo evidente la necessità di un approccio multidisciplinare nel contrasto alla violenza di genere.