Dolcissime… il nuovo film di Francesco Ghiaccio. Recensione

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Dopo il debutto con Un posto sicuro, film di denuncia sulle morti di amianto legate alla Fabbrica ETERNIT, Francesco Ghiaccio e il suo fedele sceneggiatore Marco D’Amore si occupano di un altro problema: l’obesità.

Tale patologia colpisce sempre di più gli adolescenti anche in Campania, patria della sana ed equilibrata dieta mediterranea.

Tre giovani ragazze che frequentano un liceo di Torino, vengono beffeggiate e irrise dai loro coetanei per le loro forme più che abbondanti. Prigioniere di un corpo ingombrante Mariagrazia, Chiara e Letizia non riescono ad accettarsi in un periodo, quello dell’adolescenza, complesso e difficile.

La fisicità a quell’età è il terreno su cui si gioca l’accettazione da parte dei coetanei e della propria identità.

Mariagrazia soffre il confronto con la madre, ex campionessa sportiva. Chiara ha una chat con un suo coetaneo Luca che chiede insistentemente una foto. Letizia ha un innato talento per la musica, ma ha troppa vergogna e disistima di sé per mostrarlo.

Un’improvvisa occasione di riscatto arriva da Alice, capitano della squadra scolastica di nuoto sincronizzato, costretta da un ricatto delle tre “ciccione” ad allenarle in segreto. Frequentandosi quotidianamente scopriranno di avere le stesse fragilità e incertezze nei confronti della vita.

                      

Il film, presentato all’ultima edizione del Giffoni Film Festival, ha deluso un po’ le aspettative per aver sprecato una bella occasione resa incompiuta dai dialoghi scontati e prevedibili, dalla recitazione acerba delle protagoniste (Giulia Barbuto Costa Da Cruz, Margherita De Francisco, Fiorellino Giulia, Alice Manfredini), dal mancato coinvolgimento emotivo degli attori Valeria Solarino e Vinicio Marchioni, da ingenuità relative alla trama quali l’incontro di Alice con un uomo adulto o il “regalo” di un costume da competizione ad Alice da parte della madre di Mariagrazia.

Tuttavia due sono i punti di forza del film. In un cinema, come quello italiano che esclude quasi sempre i bambini, gli anziani e i disabili, Dolcissime ha il merito di aver portato sul grande schermo problemi legati all’adolescenza quali i rapporti genitori-figli, l’accettazione di sé, il confronto con gli altri, l’uso dei social.

Inoltre, la fotografia di Ferran Pardes Rubio spicca già dai titoli di testa. Sott’acqua anche le forme giunoniche delle protagoniste appaiono senza peso, evanescenti, leggere, piene di una grazia che rimanda a Canova e a Les Demoiselles d’Avignon passando per i virtuosismi di Esther Williams.

L’acqua, anche quella col sapore intenso del cloro, pulisce, purifica, monda e rende alla fine le tre protagoniste del film simpatiche e “normali” agli occhi dello spettatore.

Le forme sgraziate dei loro corpi perdono d’interesse e restano soltanto i loro visi e i loro occhi dolcissimi.