
Foto di Nicola Garofano
Con una carriera che intreccia diritto, accademia, giornalismo e cultura, Annarita Borelli è una figura di straordinaria versatilità nel panorama italiano. Avvocato di solida formazione, docente universitaria e giornalista pluripremiata, è oggi Presidente e produttrice del Festival Internazionale del Cinema di Pompei, un progetto a cui ha creduto profondamente fin dalla sua ideazione. Con determinazione e visione, Borelli ha dato vita a un evento che non è solo una celebrazione dell’arte cinematografica, ma anche un omaggio al patrimonio culturale e simbolico della città eterna. In questa intervista ci racconta il lungo percorso che l’ha condotta a trasformare un sogno in una realtà culturale di respiro internazionale.
Com’è nata l'idea di realizzare un festival proprio qui a Pompei? Perché avete scelto questa città come location?
«La verità è che il festival nasce come tutela dell'identità culturale. Perché Pompei? Perché questa città rappresenta da secoli un patrimonio di storia, di arte e di cultura che tutela un popolo, un periodo e uno scorcio storico unico al mondo. L'idea è stata quella di collegare il cinema a questa eredità, creando un evento che rispettasse e valorizzasse il contesto storico e culturale di Pompei».
È una grande sfida, soprattutto pensando al futuro. Puoi raccontarci quanto lavoro c’è dietro a questa iniziativa?
«È sicuramente una sfida enorme. Il progetto è nato due anni fa e ha richiesto un lavoro intensissimo, sia a livello concettuale sia di pianificazione. Per la selezione dei film ci abbiamo dedicato un anno: i nostri selezionatori sono stati in Cina, Giappone, e ai principali festival europei, come Berlino, per ricercare e individuare opere che rappresentassero il concetto di tutela dell’identità culturale. È stato un lavoro immenso anche di traduzione e di analisi, realizzato in collaborazione con l’Università, l’Accademia della Crusca e l’Accademia dell’Arcadia, perché il cinema è cultura a tutto tondo. Abbiamo anche organizzato panel quotidiani per approfondire temi come il rapporto tra cinema e territorio, l’influenza del cinema sul linguaggio e sui costumi sociali. Il nostro obiettivo è far conoscere Pompei non solo come sito archeologico, ma anche come un luogo di cultura cinematografica internazionale e di valorizzazione del territorio».
Quali emozioni hai provato in questi giorni di festival? Qual è stata la più grande emozione che ti ha colpito?
«La più grande emozione è stata sicuramente l’apertura del festival, con il red carpet per la prima volta a Pompei. Vedere l’entusiasmo, la partecipazione di registi e attori, e riuscire a realizzare questo sogno, è stato davvero emozionante. È stato un momento di grande soddisfazione, che ha reso tutto il lavoro e l’impegno di questi mesi estremamente gratificanti. Ovviamente, ci sono state altre emozioni lungo il percorso, tra le difficoltà organizzative e le soddisfazioni di vedere il festival prendere forma e crescere. È stata un’impresa epica, ma ogni passo ha ripagato tutti gli sforzi».
Com’è nata la collaborazione con Enrico Vanzina, direttore artistico del Festival?
«Dalla passione per la cultura, sempre. La nostra collaborazione con Enrico Vanzina nasce da un comune desiderio di valorizzare il cinema italiano e di promuovere progetti che abbiano un forte impatto culturale. La sua esperienza e il suo entusiasmo hanno dato un valore aggiunto al festival, contribuendo a rafforzare il nostro impegno nel diffondere il cinema come strumento di identità e di crescita culturale».
Avete previsto uno spazio dedicato ai giovani filmmaker e ai cortometraggi? Come vengono coinvolti i nuovi talenti?
«Assolutamente sì. Crediamo fermamente nel talento emergente e nel valore delle nuove voci cinematografiche. Durante il festival, abbiamo dedicato sezioni specifiche ai cortometraggi prodotti da giovani indipendenti, offrendo loro una piattaforma di visibilità internazionale, nel tentativo di favorire la crescita di nuove generazioni di autori. Il nostro obiettivo è di creare un ecosistema che supporti e valorizzi il talento giovane, affinché possano trovare spazio e riconoscimento nel panorama cinematografico globale».
Quali sono i progetti futuri per il festival? Ha in mente iniziative particolari per consolidarlo nel tempo?
«Sì, certamente. Vogliamo rafforzare ulteriormente il nostro network internazionale, creando partnership con altri festival e istituzioni culturali. Inoltre, intendiamo ampliare le sezioni dedicate alla formazione, con laboratori e corsi rivolti ai giovani, e sviluppare programmi di residenza artistica per cinema e audiovisivi. La nostra idea è di fare di Pompei un punto di riferimento stabile per il cinema e la cultura, anche oltre le edizioni annuali».