Storie di donne: Sonia.

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Storie di donne: Sonia.

Hai mai provato a guardare tuo figlio negli occhi e mentirgli?
Io lo faccio.
Da tanto.
Da troppo.
Da quando mi hanno detto che non sarebbe mai migliorato.
Da quando mi hanno detto che non c'era più nulla da fare.
Da quando mi hanno detto che l'unica cosa che potevo fare per lui era pregare nella sperimentazione.

Perché per la malattia di mio figlio non c'è cura.
Perché per la malattia di mio figlio non c'è speranza.
Perché con la malattia di mio figlio, puoi solo morire o attendere un miracolo.

E io quel miracolo l'ho atteso come si aspetta da bambini Babbo Natale.
Come il regalo che tutti abbiamo desiderato per un anno intero.
Con la differenza che io l'ho atteso per 6 anni e non è mai arrivato.

Perché mio figlio è morto, nonostante io tutte le sere gli promettessi che ci saremmo visti il giorno dopo.
Perché mio figlio è morto senza poter vedere nulla di ciò che gli avevo promesso, se non ospedali, tubi che gli uscivano dappertutto e medici.

Pioggia o sole non importava.
Estate o inverno non faceva differenza.
Non sapevo più nemmeno che giorno fosse.
Per me era soltanto un giorno in più. 
E non sapevo più se pregare affinché si risvegliasse o affinché si addormentasse per sempre.

Ho cominciato a sentirmi egoista e meschina.
Lo volevo con me a qualunque costo.
E intanto pregavo.
Pregavo per il miracolo.
Speravo nel miracolo.
Ma il miracolo non arrivava.

E intanto pensavo 
"Dio dove cazzo sei?"
Allora l'ho insultato.
Denigrato.
Odiato.
Se avessi potuto lo avrei preso a pugni in faccia per fargli provare un po' di quello che stavo provando io.
Ma poi mi ci sono ritrovata tra le sue braccia, inerme.
Senza forze.
A pezzi.

Perché non avevo altro.
Perché non c'era altro.
Perché l'unico modo che avevo per sentire mio figlio era sperare che ci fosse qualcosa dopo.
Che ci fosse quel Paradiso con quel Dio che io ho tanto odiato e non compreso ancora del tutto.

Ancora me lo chiedo dove sia Dio in certe circostanze.

Dov'eri quando volevo sentire la voce del mio piccolino dirmi mamma e non chiamarmi con dei suoni strani?
Dov'eri quando avrei voluto fare la lotta con lui con i cuscini?
Dov'eri quando durante la notte non riusciva a respirare?
Dov'eri quando hai scelto di farlo nascere così?
Dov'eri Dio?
Dove?

Ma poi mi affido a lui perché non so che altro fare.

Mi chiamo Sonia, ho 35 anni e sono una mamma di due splendidi bambini, anche se uno non posso più abbracciarlo.

 

Storie di donne, Rosanna Pannone.

 

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