Il mare non si mangia– Guerra & Dopo (dopo Occhi gettati, Gli anni piccoli e Tempo che fu di Scioscia) è il quarto volume di racconti scritto da Enzo Moscato. Inserito nella linea editoriale Serie Oro ideata e diretta dalla giornalista Anita Curci, il volume pubblicato da Guida Editori, 127 pagg., euro 14,00, sarà presentato martedì 14 maggio 2019 alla Saletta Guida in via Bisignano 11, Napoli.Con l’autore saranno presenti la professoressa Antonia Lezza e l’attrice Cristina Donadio, che leggerà alcuni brani. A moderare, il giornalista Giuseppe Giorgio.
Dimensione simmetricamente parallela e riflettente quella dell’universo del teatro per cui il nome dell’autore è noto, la scrittura del racconto (il cui nucleo ispirativo è – ancora una volta, coi suoi infiniti tentacoli – la città di Napoli) s’avventura, in questo libro, a esplorare territori e umanità di un tempo (e di uno spazio) nemmeno “biograficamente” conosciuti dall’autore, ma solo ricevuti (siamo in pieni anni ʼ40 del Novecento) quale singolare lascito testimoniale dall’affascinante altrui collettiva affabulazione (nonni, genitori, svariato parentame, semplice gente del vicolo e del quartiere…), un “altrui” e un’”alterità” che, però, attraverso il potente e creativo strumento della fantasia, diventa proprietà e inalienabilità di soggettivissima parola.
La parola di chi ri-corda e ri-porta, dalla nuda voce alla pagina (così facendola ritornare – da morta o passata – a viva ed attuale), l’atroce e/o esilarante Storia, a suo tempo, cioè in lontani “anni piccoli”, ascoltata.
Enzo Moscato, attore, autore e regista, è tra i capofila della nuova drammaturgia napoletana con un teatro scritto e interpretato in forme coraggiosamente inconsuete; una lingua arcaica e modernissima, un plurilinguismo tutto suo che lo hanno imposto all’ attenzione della critica e del pubblico non soltanto italiani. E’ considerato l’ interprete di un nuovo teatro di poesia, che riconosce i suoi ascendenti non solo nei grandi autori e compositori napoletani, ma in Artaud, in Genet, nei poeti maledetti di fine secolo, in Pasolini.