É in dirittura d'arrivo il nuovo album di Micol Martines, "I Buoni Spropositi", già anticipato da due singoli "Buon anno amore mio" e "Mai o Mai". Brani che raccolgono pezzi di vita, sguardi sul mondo, racconti privati che circondano la cantautrice. L'album nel suo complesso si configura come un insieme di riflessioni sull'essere umano, sull'attualità e storie di vita altrui. Un repertorio carico di emozioni contrastanti in grado di generare sentimenti leggeri e gioiosi, ma anche serie riflessioni.
Micol Martinez è una penna sottile, pungente al punto giusto, che ha deciso di fare della musica il suo lavoro, guadagnandosi l’appellativo di “artigiana della musica”. Nel 2010 si è fatta conoscere al pubblico con il cd Copenhagen. Nel 2012 con La Testa Dentro, Micol riconferma il suo impegno nella musica e il suo talento nella scrittura. Nel frattempo tra tour in giro per l'Italia si moltiplicano le collaborazioni. Da sette anni, insieme a Vincenzo Costantino Cinaski e due musicisti Mell Morcone e Raffaele Kohler, organizzano il Cafè Bandini di Milano, rassegna di musica, poesia e teatro dove artisti di ogni genere salgono sul palco portando la loro sensibilità artistica.
Micol, hai un backgroud pazzesco! Hai spaziato e continui a dedicarti a moltissime attività. Tutto convoglia nella musica o è un modo per scaricare la tua tanta energia?
«Tutto convoglia nella scrittura. Tutto il mio mondo converge nella scrittura. La musica è la manifestazione del mio mondo riassunto a parole e note. Poi certamente quando ci si trova sul palco... beh, lì l'energia è fisicamente percepibile».
Buon anno amore mio e Mai io Mai sono i brani che introducono al tuo nuovo album. Entrambi i testi sono carichi di riflessioni. Cosa dobbiamo aspettarci dall'album completo, I Buoni Spropositi?
«È un album carico di riflessioni se chi ascolta ha la capacità o la voglia di "leggerle", altrimenti è un album, mi auguro, intenso e pieno di emozione. In alcuni brani molto ironico, ma anche qui è necessario che l'ascoltatore colga le sfumature...».
Quanta vita, quante esperienze di Micol ci sono nel tuo nuovo album?
«Un mondo intero, pensato, immaginato e vissuto davvero, fin sotto la pelle. So scrivere su commissione, ma non mi interessa farlo. La generosità in scrittura è cosa fondamentale, quanto la dote di saper scrivere. Generosità e coraggio di dare in pasto la propria vita agli altri (meno male che ci sono le persone che sanno trattare la vita dell'altro con cura), e ancora doti personali, e un costante senso autocritico. Questi i tre punti chiave».
“Buon anno amore mio" nasce proprio da una lista di buoni propositi, un brano molto intimo, uno specchio con cui fare i conti. Quanto è importante fermarsi e fare il punto della situazione?
«È importantissimo. Ma bisogna fare attenzione, una volta fatto il punto della situazione, a non fermarsi. Io ad esempio sono, o meglio, ero molto discontinua, su tutto. Fermarsi per capire dove si è e nel caso reindirizzare la strada è necessario, ma lo è anche sapersi lasciare andare e seguire il flusso. A me, pensare troppo a volte immobilizza. E per natura penso, penso sempre. In ogni caso è necessaria un poco di disciplina, permettendosi attimi di follia».
Tra i buoni propositi di "Buon anno amore mio", ce n'è uno particolarmente forte: "Smetterò di mentire anche a te". Quel "te" è una sorta di promessa verso se stessi o è rivolta a chi amiamo, a chi ci è vicino?
«Più banalmente, in quel momento avevo a che fare con una persona che mentiva a me, agli altri e a se stesso. Ho usato un "io" narrante per descrivere una situazione che era davanti ai miei occhi».
Mai io Mai, è un monito per chi non si sente abbastanza. Quando una relazione ci intrappola, la soluzione finale è chiuderla?
«Non necessariamente. Si può lavorare su se stessi e lavorare sulla propria autostima. Ma in questo percorso il partner deve essere presente. Quando si è una coppia certamente non bisogna dimenticare la propria individualità, ma allo stesso tempo, visto che si parla di problemi di relazione... beh, c'è poco da dire: la relazione è sempre a due, quindi il lavoro può e deve essere fatto da entrambi. L'obiettivo deve essere comune. L'ascolto è fondamentale. Ma gli sforzi devono essere fatti da tutti e due gli elementi del quadro. Un tempo non credevo fosse possibile. Oggi sì, so che è possibile».
Sei l'autrice dei tuoi testi, quanto è fondamentale la scelta e la selezione delle parole giuste? La musica, secondo te, riesce ancora ad essere un veicolo di messaggi?
«Le parole sono magiche, e devono essere scelte con cura. Aprono mondi, sono squarci nella realtà. E al di là dell'etimologia delle stesse, la cosa interessante è che acquistano valori diversi a seconda di dove sono posizionate, a seconda di dove viene posizionato lo sguardo (i punti di vista) e all'interno di quale realtà, micro realtà, o micro mondo. Rispondendo alla tua seconda domanda... beh, la musica è veicolo di messaggi e lo sarà sempre. È uno strumento potentissimo. La mia preoccupazione semmai è che si cada talmente in basso da riuscire a capire solo cose molto "basiche" e che ci si disabitui a ascoltare e comprendere nel profondo».
A breve avremo a disposizione il tuo intero album. Ti vedremo anche in concerti in giro per l'Italia?
«Causa coronavirus potrei andare ovunque, ma temo non ci sarebbe nessuno ad ascoltarmi. Spero sarà possibile recuperare da settembre in poi...».