Cinque canzoni possono bastare per un disco, anzi un Ep. Cinque brani sinceri, dove la voce di Ilaria Allegri canta con un'ironia dolceamara, che arriva immediata e lieve, solo in apparenza spensierata. Ti ho perdonato è il debutto solista della cantautrice torinese, che quelle cinque tracce le ha «immaginate così forte da doverle per forza cantare».
L'ironia demenziale che la "menestrella dell'amore perduto, trovato, vecchio e nuovo" (come si autodefinisce) porta sui palchi di tutta Italia con il duo comico PanPers, diventata virale su Youtube, nell'ep si arrotonda e perde (quasi tutti) gli spigoli. L'energia del twist and shout che l'artista regala al pubblico durante le sue date come frontwoman dei Re-Beat è sublimata in una presenza vocale capace di muoversi tra i mood diversissimi dei cinque microcosmi del disco. La passione severa ma benevola per una solida preparazione canora, tra armonizzazioni e attenzione ossessiva all'intonazione, in Ti ho perdonato si ammorbidisce, ma non lascia un centimetro al caso.
Ed ecco nell'Ep Ilaria, che si ritrova intera. Dopo esser stata "la corista di" (Eugenio Finardi), "la voce di" (Asganaway di Radio Deejay), "la cantante di" (numerose cover band), in questo suo progetto solista la cantautrice torinese è semplicemente se stessa.
«Dove sei tu? Mi ha chiesto Daniele Li Bassi, ancora prima di diventare il mio produttore in questo disco – ricorda Ilaria - Gli avevo fatto sentire qualcosa di swing, poi del beat e qualcosa del progetto teatral-demenziale in cui canto e recito, ma non era convinto. "Dove sei?". Io sono in un hard disk nel mio computer, in mezzo a quaranta brani scritti negli anni, alcuni imbastiti, altri canticchiati, altri ancora semplici suggestioni. Quasi tutti sono rimasti lì, ma quelli che insieme abbiamo selezionato sono stati fondamentali per dare la direzione a questo lavoro».
"Non aver paura che sia il tempo / una corsa o un inganno a portarci in mare aperto" canta l'artista in Se fossi qui, mostrandosi e mostrandoci con sincerità nelle liriche scritte sull'onda di quello che ha vissuto, dimenticandosi volutamente delle canzoni nell'hard disk e componendone di nuove. Come Straordinario, un brano nato una mattina come un esercizio suggerito da una persona a lei vicina: «Scrivi un pezzo dove metti Oriente, importante e matrimonio»; ma matrimonio Ilaria non è riuscita a metterlo in quei tre minuti e quaranta di frizzante pop in cui l'interpretazione resta aperta e strizza l'occhio a chi ascolta: "Ma lo sanno in Oriente che la cosa importante / è non perdere tempo a farsi troppe domande?".
Dalla lirica, al jazz, a swing, rock, ai cori per Eugenio Finardi, Ilaria Allegri si è mossa leggera tra i generi in oltre quindici anni di musica, fino ai riverberi in levare della title track Ti ho perdonato, «la traccia che insieme a Straordinario sentivo di più e che è arrivata all'ultimo»: qui la cantautrice lascia spazio a un omaggio fischiato ad Alessandro Alessandroni, il grande compositore e bravissimo polistrumentista, passato alla storia del cinema per il fischio di Per un pugno di dollari di Ennio Morricone.
Un bacio alla volta invece era nato come un brano molto lento, trasformato ed arricchito poi con le mandole e i mandolini di Daniele Li Bassi, che accanto alla produzione dell'Ep ne firma anche l'elettronica. Insieme a lui Marco Lamagna (già bassista di Eugenio Finardi), Charles Ferris (tromba e trombone) e Gianluca Cato Senatore e Paolo Angelo Parpaglione alla chitarra e al sax in Zitto: qui sulla sezione di fiati dei due Bluebeaters si incagliano frammenti di ironia tagliente: "Hai già parlato di questo e di quello [...] facciamo un gioco si chiama silenzio".
Al silenzio però Ilaria preferisce gli squarci lirici della grande musica leggera italiana che omaggia nella title track: «Amo i grandi degli anni Sessanta e quel modo di scrivere così semplice e intenso, spesso inatteso, che sapeva render immense anche le cose all'apparenza più banali – conclude Ilaria Allegri - Testa, Tenco o l'ironia di Gaber, con i suoi pezzi profondi e divertenti allo stesso tempo. Brani indimenticabili come Mi sei scoppiato dentro al cuore di Mina. Quando penso a canzoni scritte per restare il pensiero finisce lì». Anche senza doverli cercare nell'hard disk.