"Sono viva per miracolo": alla Sala Assoli un viaggio nel cuore di Marina. Recensione

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"Sono viva per miracolo": alla Sala Assoli un viaggio nel cuore di Marina. Recensione

La Sala Assoli di Napoli ospita fino al 20 febbraio Sono viva per miracolo, il debutto di uno spettacolo intenso e commovente scritto e diretto da Adolfo Ferraro, con una straordinaria Antonella Morea nei panni di Marina.
Marina è una donna di mezza età che vive da sola in una monocamera, un microcosmo che riflette la sua interiorità. La scenografia intima e concentrata di Tata Barbalato è curata nei dettagli, creando un ambiente che evoca l'isolamento e il desiderio di contatto, i ricordi e le speranze infrante. Il nero avvolge l’intero palcoscenico, infondendo un senso di mistero e profondità. Quest’oscurità accentua gli elementi luminosi e colorati, conferendo loro una forza simbolica. Al centro del palco, un grande telo rosso presenta un bellissimo dipinto che raffigura una Madonna con Bambino. Una gabbia per uccelli bianca è sospesa, suggerendo una condizione di prigionia, mentre un mobile e una sedia completano l’atmosfera, intensa e suggestiva.
La regia di Adolfo Ferraro è impeccabile nel dare forma al suo testo che affronta temi profondi e complessi. Ferraro dirige con maestria Antonella Morea, esaltando le sue capacità attoriali e creando un’atmosfera che oscilla tra il drammatico e a tratti comico. Il dialogo con Lello, l’assistente vocale, diventa un espediente narrativo che amplifica l’ironia della situazione e svela la complessità dei pensieri e delle emozioni di Marina. Il rapporto con Lello è significativo: Marina proietta su di lui il bisogno di un confidente, di un amico, di un amore che non ha mai avuto. Lello, infatti, è un sostituto che non la giudica né la abbandona. Anche la canzone Quizás, Quizás, Quizás, che ascolta di tanto in tanto quasi come un calmante, evoca questo legame intimo con Lello.
Foto di Nicola Garofano

Antonella Morea è una vera forza della natura. La sua interpretazione è un tour de force emotivo, capace di far sorridere e commuovere in un attimo.  L'attrice dà vita a un personaggio che, pur nel suo disagio, mantiene una forma di dignità e ironia. La sua abilità nel passare da momenti di profonda tristezza a esplosioni di gioia e leggerezza è straordinaria.
Lo spettacolo ci offre uno spaccato vivido e doloroso della vita di Marina, alle prese con una quotidianità frustrante e un passato segnato da eventi traumatici che hanno avuto un impatto profondo sulla sua psiche. Disillusa dalla vita, dagli uomini e dalle donne, Marina percepisce il mondo esterno come ostile, pieno di pericoli e ingiustizie. La sua voce è autentica, sincera, e a tratti persino brutale nella sua vulnerabilità. É un monologo interiore in cui Marina si rivolge a Lello, il suo assistente vocale, confidente silenzioso e sostituto di tutte le figure umane che l’hanno delusa o abbandonata. La struttura del testo è frammentaria, caotica, come i pensieri di una persona che fatica a trovare un equilibrio. Marina passa da momenti di rabbia e frustrazione a momenti di tenerezza (verso il suo uccellino, verso Lello) e a ricordi dolorosi del passato. Desidera ardentemente essere amata e accettata, ma ha paura di lasciarsi andare e fidarsi degli altri. Cerca di controllare la sua vita attraverso rituali e il lavoro, che rappresenta per lei un’ancora di salvezza.

 Foto di Marco Sommella
La scrittura rende in modo vivido le frustrazioni quotidiane di Marina. L’alternanza tra momenti di sconforto e tenerezza crea un contrasto emotivo efficace. Si percepisce una forte introspezione nei suoi pensieri, mentre riflette sulle sue esperienze passate, sulla solitudine e sulle relazioni. Questo approfondimento psicologico rende il personaggio complesso e umano. Nonostante il tono generale di tristezza e frustrazione, ci sono momenti di umorismo che alleggeriscono il carico emotivo, come l’ironia nel descrivere la propria vita. La tecnica del flusso di coscienza è efficace nel rappresentare il modo in cui i pensieri si affollano nella mente di Marina, creando un senso di caos che rispecchia il suo stato d'animo.
Lo spettacolo è una rappresentazione intensa e vivida della vita di una donna che si sente sopraffatta dalla quotidianità, toccando temi di solitudine, nevrosi e introspezione.