Odissea Cancellata, Emilio Isgrò porta al Teatro Grande di Pompei un'esperienza unica e suggestiva. Recensione

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Odissea Cancellata, Emilio Isgrò porta al Teatro Grande di Pompei un'esperienza unica e suggestiva. Recensione

La settima edizione della rassegna Pompeii Theatrum Mundi si è aperta con un omaggio al maestro Emilio Isgrò e alla sua Odissea Cancellata, testo scritto nel 2002, per la prima volta in assoluto portato in scena giovedì 13 giugno per la regia di Giorgio Sangati al Teatro Grande del sito di Pompei, in replica il 14 e 15 giugno alle ore 21.
Mentre il pubblico si affollava a teatro, alcuni si sono sentiti smarriti, trovandosi di fronte una grossa impalcatura nera, una sorta di costrizione a volgere lo sguardo verso le gradinate: era lì che lo spettacolo sarebbe avvenuto. In platea le sedie erano tutte rivolte verso le gradinate, sulle quali erano stati riportati alcuni versi in greco antico dell’Odissea. L'opera, concepita come un'installazione e uno spettacolo teatrale, ha visto i versi dell'Odissea venire cancellati dalla pietra dei gradini del teatro sotto gli occhi degli spettatori, mentre dalle cancellature prendeva vita il testo, in una riscrittura dissacrante e ironica del classico di Omero.
Dalla note di regia, le parole dell'autore-artista Emilio Isgrò rivelano il processo creativo dietro all'Odissea Cancellata, riflette sulla qualità letteraria del testo e la scelta di utilizzare la scrittura in versi per dar voce ai corpi dei protagonisti dello spettacolo. Le parole di Isgrò, scritte nel mezzo di una guerra, continuano a risuonare vent'anni dopo, ricordando come l'umanità continui a ripetere i propri errori. L'autore-artista stesso riflette sul processo creativo di Odissea cancellata, sottolineando la sfida di combinare la letterarietà del testo con l'elemento visivo dello spettacolo teatrale.

                    
Isgrò, grande affabulatore e artista poliedrico, si posiziona su una sedia da regista di fronte alle gradinate, dove avverrà lo spettacolo, e poggia sulle sue gambe un grande libro dove man mano cancellerà i vari versi dell’Odissea per dar vita ad una nuova versione, giocando con elementi linguistici, versi spezzati, giochi di parole e citazioni poetiche, creando una narrazione complessa ma lineare, una tecnica che trasforma il gesto di rimuovere la parola in un atto creativo di restituzione di significati nascosti e di libertà, offrendo uno sguardo profondo sulla complessità dell'identità e dell'autorialità.
Ulisse/Odisseo, uno straordinario Luciano Roman, è al centro di scherzi etimologici che sottolineano la sua astuzia, con un tono ironico che permea l'intera opera. Il coro di "nani", interpretati dai bravissimi attori Clara Bocchino, Francesca Cercola, Eleonora Fardella, Francesca Fedeli, Gianluigi Montagnaro, Antonio Turco, che si agita attorno a Ulisse rappresenta un'umanità ridotta ai minimi termini, mentre le fugaci apparizioni di Penelope, Nausicaa, Circe e Polifemo visitano/torturano Ulisse in forme di sogni, incubi o allucinazioni. Si tratta di una riscrittura dissacrante e ironica che rovescia ogni stereotipo sull'epopea, senza condanna né assoluzione.
L'Odissea Cancellata di Emilio Isgrò, portata sul palco del Teatro Grande di Pompei, che riguarda un solo canto, il decimo, quello di Eolo, ha offerto al pubblico un'esperienza teatrale unica e suggestiva, che ha riscritto in modo originale e provocatorio il mito dell'Odissea, portandolo in un contesto contemporaneo e universale. Un'opera che, a distanza di vent'anni dalla sua creazione, continua a sfidare e stimolare il pubblico con la sua visione dissacrante e innovativa dell'epopea omerica, che invita alla riflessione e alla critica del presente, attraverso la lente di un classico senza tempo.

                                  
Le opere di Emilio Isgrò riflettono sulle sfide dell'identità e dell'autorialità, esplorando il confine tra essere e non essere, tra visibile e invisibile. Attraverso cancellature su testi religiosi e politici, Isgrò mette in discussione le verità convenzionali e invita lo spettatore a una riflessione più profonda sulla complessità del mondo che ci circonda, non è sempre facile stargli dietro.