“Occhi neri” (Fonoprint), è il nuovo singolo dei Disarmo, band formata da Claudio Luisi (voce e chitarra), Lee Boyes (elettronica e basso) e Andrea Marinoni (elettronica e sequenze). Ed è proprio Claudio Luisi che ci ha presentato il loro inedito.
Nella scorsa intervista ci hai detto che, il vostro precedente singolo "Il Resto del Tempo", era nato da una frase di un film. Occhi neri, invece, da cosa è nato?
«Questo brano è nato da una lettera che ho ricevuto. Questa lettera era di una persona tutt’ora molto importante e mi diceva “Non lo so se a farci incontrare è stato un movimento cosmico”. Questa frase mi ha colpito e subito mi sono messo sul divano, con la chitarra elettrica spenta, tanto che a malapena sentivo gli accordi, e partendo proprio da lì, ho scritto il mio film giocandoci anche nel videoclip che è su YouTube».
Qual è il messaggio contenuto nella canzone?
«Il brano è sicuramente una metafora, “occhi neri” è la metafora dei brutti momenti. Mentre “sorrisi bianchi” è la metafora dei momenti belli. Il messaggio del pezzo è che se resti, resti e resti al di là dei colpi che ci siamo dati e che forse continueremo a darci ancora, ma se resti tutto si aggiusterà perchè troveremo una soluzione, vestiremo di ironia le ferite che sembrano difficili da rimarginare, ma potremo farlo solo se stiamo insieme. Questo può riguardare anche un rapporto d’amicizia, non solo d’amore».
Tu hai dichiarato che "è la magia di rischiare tutto per realizzare un sogno che nessuno vede tranne te”. Fino a che punto secondo te è lecito spingersi per realizzare i propri sogni, esiste un limite o non dobbiamo porci limiti per realizzare i nostri sogni?
«Il limite esiste, spesso c'è un punto di non ritorno che, quando viene superato, devi andare avanti, tornare indietro avrebbe un prezzo troppo alto. Per un musicista, che vuole fare musica e non molla, quel punto di non ritorno è facile da superare, infatti, spesso accade che alla fine ci si schianti, però se continui, forse ce la fai. In merito alle relazioni dipende da ognuno di noi. Devo dirti che quella frase, che tu hai citato, è una frase di Morgan Freeman del film Million Dollar Baby, l’ho ripresa perchè quel film parla di boxe e, quindi, di occhi neri. Nel mio caso è tutto sempre in senso metaforico, il pezzo non parla di violenza, ma tratta di ferite create da cose che vengono dette e che fanno male, di ricordi che rappresentano un peso. In una relazione non ci sono solo momenti idilliaci».
Anche il video, invece, richiama il cinema e nello specifico il film Sliding Doors perchè la protagonista della storia che raccontate nel videoclip, nella prima versione, si scontra con te e perde la metropolitana. Nella seconda versione, invece, non si scontra. Com’è nata l'idea di questo video?
«L’idea è tutta farina del sacco della nostra manager Greta Amato e del regista Paolo Mercadante che ringraziamo entrambi. Abbiamo voluto giocare proprio su una rivisitazione di Sliding Doors trattando il tema del destino e della teoria dei mondi possibili dove ci si chiede se davvero sono i dettagli a fare la differenza, a condizionare l'andamento della nostra vita oppure l'ultima parola rimane ad uno scherzo del destino che poi però riallinea tutto. Questa è una domanda che abbiamo voluto lasciare senza risposta agli spettatori»,
C'è una parte della canzone che mi ha incuriosito e cioè quando tu dici “non so cosa siamo in fondo siamo forse un riflesso di sbagli che rifaresti per sempre” c’è quindi questo concetto di perseveranza. Goethe disse che “nel regno delle idee tutto dipende dall'entusiasmo, mentre nel mondo reale tutto si basa sulla perseveranza”. Quindi possiamo dire che per raggiungere i propri obiettivi, le proprie idee o comunque per far avverare quello che il destino ci ha già programmato dobbiamo perseverare anche nell’errore per cogliere magari quei segnali utili al raggiungimento del nostro fine?
«Secondo me si, è sempre una cosa soggettiva. Le cose belle, le cose più straordinarie spesso sembrano errori e non lo sembrano solo inizialmente, lo sembrano anche dopo, anche a distanza di tempo per cui forse siamo il riflesso di questi sbagli, forse li rifaremo per sempre, perchè poi in questa cosa può sembrare difficile trovi anche il bello, trovi anche delle soddisfazioni».
Dopo Occhi neri cosa dobbiamo aspettarci, cosa state programmando?
«Sicuramente sentirete altri pezzi, questo è sicuro, perché ne abbiamo tantissimi. Il nostro sogno è fare un album e il nostro sogno ancora più grande è portare questi pezzi su più palchi possibili, però, per adesso, nulla è scritto, lo stiamo scrivendo passo dopo passo e, quindi, resta solo di seguirci sui nostri profili social disarmo.cult per essere sempre informati».
Ho notato che curate tutto nei minimi dettagli, ad esempio l’outfit o la fotografia, nulla è lasciato al caso e per fare questo c'è bisogno di team che vi supporta...
«Giustissimo, nel team in questione c'è la nostra manager Greta Amato, poi c'è l'etichetta che ci segue, la Fonoprint di Bologna e poi tutti i ragazzi che man mano vengono ingaggiati. L’outfit, questa volta, è di Angelo Cruciani. C'è stato tutto un team che ha lavorato per noi, tra l'altro, nel videoclip ci sono due attori molto conosciuti che sono Erika Barbato e Davide Fagioli che salutiamo».