Noa, in Fuga con Bach. Intervista

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Noa, in Fuga con Bach. Intervista

Achinoam Nini, in arte Noa ha realizzato il suo tredicesimo album in studio dal titolo Letters to Bach, uscito lo scorso 15 marzo per la Naive Record e prodotto da Quincy Jones, in cui riprende 11 brani del celeberrimo compositore tedesco Johann Sebastian Bach e li arricchisce con il suo canto e le sue parole.

L’album è davvero una “perla rara”. La voce di Noa diventa uno strumento insieme alla magica chitarra di Gil Dor, suo collaboratore musicale da diversi anni, chitarrista, compositore e arrangiatore. Si rimane affascinati dalla sua voce unica e dalle rare qualità interpretative che si fonde sapientemente con la polifonia delle note di Bach in virtuosismi e arpeggi.

Noa ci ha abituati a una raffinatezza ed uno stile inconfondibili e questo album ne è un’ulteriore prova e conferma.

Ecco il titolo dei brani che compongono l’album:

The Race, Vertigo, All of the Angels, Oh Mama Dear, No Baby, Look at Me, Mars, Little lovin’, A Pair

Invention #1-Hebrew, Ave Maria

Noi di The Cloves Magazine abbiamo incontrato Noa stamane al Baroq di Piazza Vittoria a Napoli, insieme alla sua band per una conferenza stampa di presentazione dell’album nonché del suo attesissimo concerto che si terrà all’Arena Flegrea il prossimo 23 luglio alle ore 21.00.

Come mai questo disco dedicato a Bach, dalle rare sonorità?

«Bach è un compositore incredibile ed amato in tutto il mondo. Cantare sulle melodie di Bach è una sfida enorme, ma volevo provare a portare la sua musica a chi non l’ha mai conosciuta e ascoltata. Egli è il musicista dei musicisti, è il compositore perfetto. Penso che Bach mi abbia fatto credere maggiormente in Dio e le sue musiche così meravigliose mi hanno ispirato a scrivere 11 lettere in lingua inglese e in ebraico che esprimono idee importanti per tutti noi oggi».

                        

Quali argomenti trattano le lettere?

«I testi parlano di pace, tecnologia, del rapporto genitori-figli, del ruolo delle donne, del terrorismo, dell’eutanasia. Non è stato facile trovare l’ispirazione giusta e le giuste parole. Ma questo progetto per me è stato sia una sfida sia una gioia. Fortunatamente, ho trovato il modo di cantare tutte le canzoni che volevo cantare perché ogni cosa che ho fatto nella mia carriera deve avere un significato, uno scopo. Ho avuto bisogno di una grande concentrazione e dell’aiuto prezioso di Gil Dor. Il primo brano che ho composto è stato Ave Maria, l’ultimo inserito nell’album».

C’ è un brano, in particolare, a cui lei si sente più legata o che ha richiesto uno sforzo maggiore?

«Sì, il brano All of the Angels Cantata #140. Si parla di una donna colpita da SLA che riesce ugualmente ad amare la vita dispensando gioia e serenità».

Quali sono i suoi rapporti con la città di Napoli?

«Amo moltissimo Napoli, le sue canzoni e la sua cultura. (Ricordiamo nel 2000 la collaborazione con Pino Daniele nell’album Dimmi cosa succede sulla terra con la canzone The desert in my head e l’album Noapolis del 2011 in cui interpreta brani della canzone classica napoletana). Trovo molte affinità tra la cultura ebraica e quella napoletana. Anche noi amiamo il sole, il mare, la musica, lo stare insieme e i valori dell’amicizia e della famiglia. La musica napoletana è la più alta e la più bella che ci sia. Torno a Napoli sempre con grande piacere e ritrovo tanti amici tra i quali i componenti del Solis String Quartet con i quali terrò il concerto previsto all’Arena Flegrea il 23 luglio prossimo. Sono dei valenti e preziosi musicisti. Lavoro con loro da diverso tempo e la nostra amicizia si basa sulla stima e l’affetto reciproci».

Quali problemi nota nella città di Napoli?

«Napoli ha i problemi di una grande città. L’importante è prenderne atto e cercare di risolverli senza allarmismi. Anche la stampa deve fare la sua parte trasmettendo sempre notizie vere e attendibili, perché a volte le informazioni possono essere contrastanti. Viviamo in una costante paura ma essa è necessaria fino a che svolge la funzione di responsabilizzarci e di portarci alla collaborazione e alla solidarietà con gli altri individui».

Lei ha collaborato con tantissimi artisti: Sting, Steve Wonder, Pat Metheny e altri.C ome si è trovata con loro?

«Benissimo. Sono tutti dei grandi geni della musica e più si è “geni”, più si è umili e traspare “meno ego”».

Oggi a Napoli c’è Papa Francesco. Se avesse l’opportunità di incontrarlo cosa gli direbbe?

«Ho incontrato il Papa più volte e lo ammiro molto per tutto ciò che fa. Penso che ogni capo religioso dovrebbe essere come lui, nell’avere e dare quella forza che lo contraddistingue. L’ultima volta che l’ho visto mi ha abbracciato forte e mi ha detto:”Prega per me”. É stato un incontro molto bello e significativo».

Lei si è sempre battuta per la pace in Medio Oriente. Quali errori sono stati fatti finora e da chi?

« La questione è molto complessa e non può essere affrontata in poche battute. Tuttavia, dico che gli errori sono stati fatti sia dai palestinesi sia dagli israeliani. Ciascuna parte deve riconoscere gli errori fatti, chiedere scusa e condividere la volontà di una pace duratura. Per chiedere scusa ci vuole molto coraggio, ma la speranza non deve mai abbandonarci. Aspettare l’inaspettabile! Faccio un esempio per essere più chiara. L’Olocausto fu provocato dai tedeschi,ma oggi Israele ha ottime relazioni con la Germania. Dall’odio lentamente può nascere l’amore o quanto meno il rispetto tra le Nazioni. La parola d’ordine è collaborare e non dare spazio alla disperazione. Sono convinta che le future generazioni saranno animate da questi sentimenti di pace e di speranza».

                        

Tra due giorni sarà il suo compleanno. Come lo festeggerà?

«Con mio marito e i miei tre figli di 18, 15 e 9 anni e poi faremo tutti insieme una vacanza in Polinesia. Ho il desiderio di stare un po’ con la mia famiglia».

Abbiamo salutato Noa augurandole un sereno e felice compleanno in attesa di rivederla presto al concerto a Napoli, a luglio.