«Negli ultimi anni ho cercato di mettere a fuoco me stesso». Intervista a Diodato

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“Che vita meravigliosa” è il nuovo album di Diodato, uscito il 14 febbraio per Carosello Records. Questo terzo lavoro discografico si configura come un vero e proprio racconto, dell’artista stesso e della realtà che lo circonda.

Fai rumore è un inno alla sua città, Taranto. Il 24 Febbraio il Sindaco Rinaldo Melucci e l’assessore alla cultura Fabiano Marti conferiranno all’artista l’attestato di Civica Benemerenza per aver onorato con il proprio impegno e la propria attività la città di Taranto concorrendo alla crescita del bene comune e al rafforzamento dell’immagine positiva della stessa.

Quando un artista scrive una pagina della storia della musica forse ne è consapevole o forse no e noi magari ce ne rendiamo conto solo dopo molti anni. Sicuramente il suo ultimo album continuerà a fare "rumore" negli anni a venire.

Abbiamo incontrato Diodato durante il suo Instore Tuor al Centro Commerciale Porte dello Jonio di Taranto.

"Babilonia", "Adesso" e "Fai rumore" segnano una tua evoluzione, pur mantenendoti ben radicato nel tuo stile. In quest'ultima canzone e, nell'album in generale “Che vita meravigliosa”, sembra che tu abbia abbattuto delle barriere che avevi. Che cos'è successo, hai raggiunto una maggiore consapevolezza in te stesso sia a livello personale sia artistico?

«Tutto il mio lavoro negli ultimi anni è sempre andato in quella direzione, cercando di riconnettermi con un nucleo emotivo che, negli anni, avevo circondato di alte mura di cinta. Il lavoro che ho fatto è stato andare a pescare nella mia emotività, cercando di mettere a fuoco me stesso. Il lavoro musicale che faccio è anche umano, cerco di crescere umanamente e, probabilmente, sono riuscito ad avvicinarmi ancora un po' di più e spero di continuare in questa direzione a lungo, perchè è cio che mi interessa di più, la musica mi aiuta da questo punto di vista».

Hai lavorato, quindi, prima su te stesso?

«È un lavoro su me stesso tramite la musica, mi rendevo conto che, tante volte, mentre scrivevo cercavo di ripulire delle sensazioni, perchè magari hai paura di metterti troppo a nudo davanti a gente che non conosci e, invece, pian piano, ho capito che quello era un modo per creare un collegamento con gli altri e cercare di non mentire, di non ripulire troppo quello che veniva fuori, non togliere le spine e di non smussare gli angoli, di essere me stesso».

Il 1° Maggio quanto “rumore” dobbiamo fare a Taranto?

«Tanto “rumore” perchè, vivendo fuori, mi rendo conto che molti pensano che la situazione sia risolta e, invece, non è così e dobbiamo farci sentire. Se non ci facciamo sentire noi per primi, non possiamo pretendere dagli altri degli interventi».

Foto di Giuseppe Gradella