James Senese è stato uno dei veri protagonisti di “Pino è”, il concerto per ricordare Pino Daniele allo Stadio San Paolo di Napoli di giovedì 7 giugno. Il primo a salire sul palco e l’ultimo a scendere e il suo sax ha accompagnato buona parte dei brani suonati durante la lunghissima serata.
James Senese, infaticabile, riprende subito i concerti di presentazione di “Aspettanno 'o tiempo”, il nuovo doppio cd live dell'artista partenopeo che arriva a due anni dal bellissimo “’O Sanghe" (vincitore della Targa Tenco nel 2016 nella sezione album in dialetto), e dopo oltre 200 concerti che, in altrettanto tempo, lo ha portato a girare l’Italia e l’Europa.
“Aspettanno ‘o tiempo” è stato registrato durante il tour invernale 2017 e contiene tutti i suoi grandi successi oltre due inediti, lo strumentale “Route 66” e “‘LL’AMERICA”, quest’ultimo scritto da Edoardo Bennato per James, e una rilettura di “Manha de Carnaval” di Astrud Gilberto e Herb Otha, qui intitolata “Dint’ ‘o core”.
É il disco che consacra James Senese come uno dei più grandi musicisti italiani degli ultimi 50 anni. E proprio questa cifra ricorre con questo doppio album live e antologico insieme. Prima volta di entrambe le cose per Senese (live e disco celebrativo), all’interno troviamo tutto il suo mondo musicale, ampissimo e trasversale. Nei cinquanta anni di carriera, passando per i seminali Showmen, i Napoli Centrale (tuttora la formazione che lo identifica), le collaborazioni con l’amico indimenticabile Pino Daniele, James Senese a 73 anni compiuti detta ancora la linea musicale per tutti quegli artisti che vogliono fare della coerenza e del bisogno espressivo i propri riferimenti. Tutto quello che dalla fine degli anni sessanta ad oggi è passato fra i vicoli di Napoli gli deve qualcosa. Nel disco la band eccezionale che è già da tanto il cuore di Napoli Centrale: ERNESTO VITOLO alle tastiere, GIGI DE RIENZO al basso, AGOSTINO MARANGOLO alla batteria, sodali di altissimo livello, che sono, non a caso, la medesima band – Senese compreso – che rese capolavoro un disco come “Nero a metà” di Pino Daniele.
“Assettate e nun te ‘ntussecà, ‘o vino è pane ‘e Dio e cu chesto amma campà. ‘O suonno è ‘nu suonno e tu te pierde cu’ ‘sti parole, ca nun vonno fernì. Guardame e canta pure tu appriesso a me, io sto cercanno a chi me vo’ bene, e ca jurnata senza ‘o sole nun tene culore addore d’ ‘o viento ‘a voce ‘e l'ammore nun tene tiempo ’o tiempo si tu.” J. Senese
Ecco le date dei prossimi concerti:
11/06/2018 Napoli - Arena Flegrea
16/06/2018 Chiasso (CH) - Festate
25/06/2018 Foiano di Val Fortore (BN)
28/06/2018 Vallo della Lucania (SA)
01/07/2018 Pescara - P.za Garibaldi
21/07/2018 Gaeta (LT) - Gaeta Jazz
03/08/2018 Monte di Procida (NA)
06/08/2018 Cava de' Tirreni (SA)
02/09/2018 Angri (SA) - Pomodoria Festival
09/09/2018 Cagliari
11/10/2018 Mestre (VE) - Teatro Toniolo
12/10/2018 Bologna - Locomotiv Club
JAMES SENESE – Cenni di vita, di musica
“É molto difficile parlare di se stessi, nonostante la mia musica da molti anni dica chi sono, meglio di tante parole. Ciononostante voglio farlo con questo breve scritto.
Sono arrivato all’età di 73 anni felice di questo traguardo. Il tempo è una cosa che assume significato col passare degli anni; da giovane ci fai poco caso, non te ne curi. Ma poi quando comincia a correre cerchi di fissarlo, di rallentarlo. Io lo faccio armato di sax e sentimento.
Sono nato nel 1945, anno della fine della guerra, da padre americano e madre napoletana. Sin da piccolo ho sempre cercato di contrastare quello che ritenevo ingiusto, primo fra tutti il pregiudizio. Sicuramente il colore della mia pelle ha contribuito a sviluppare questo sentimento. Immaginatevi come poteva sentirsi nel 1960 un ragazzo di 15 anni napoletano guardandosi allo specchio, vedendosi diverso dai miei coetanei, e da quello che la società del dopoguerra imponeva. Insomma, ho avuto la mia parte di complessi da superare, cercando di sentirmi uguale agli altri che spesso non mancavano di far notare la mia “diversità”.
Poi un giorno ho scoperto lo strumento che ha cambiato per sempre la mia vita, il sassofono.
Lì ho condensato tutte le mie angosce, le mie paure, soffiandole via, letteralmente. Ho capito che potevo liberarmi di tutti i problemi, che potevo scacciare i timori che attanagliavano la mia anima. Sono di famiglia modesta, per non dire povera. Suonando decisi che avrei voluto parlare degli ultimi, di quelli che non ce la fanno, di quella parte di popolo che vive a testa bassa per portare a casa la pagnotta; ma avrei anche voluto parlare di amore e rispetto per le persone.
Non mi è mai interessato il denaro. Ho rinunciato a contratti importanti che mi avrebbero però fatto tradire quello in cui credevo, e credo ancora; la coerenza e l’onestà artistica.
Credo di essere diventato un buon musicista e un buon compositore, con sentimenti forti, lasciando da parte gli egoismi e i personalismi; ringraziando invece per quello che in 40 anni di musica ho ottenuto.
Di questo devo dire grazie a Dio, alla mia famiglia, che mi hanno dato la forza e i giusti valori. Credo che soltanto il rispetto e l’accoglienza dell’“altro”, del diverso, possa contribuire alla pacificazione delle persone, e ci dia quella parte di felicità necessaria per amare il prossimo.” JS