Al Piccolo Bellini di Napoli, dal 4 al 9 febbraio in scena In nome del padre, spettacolo che nasce da un intenso confronto tra Mario Perrotta con lo psicanalista Massimo Recalcati sui temi del confronto tra generazioni. Tre figure paterne e un attore che le incarna: tre padri diversi, in piena crisi, quasi ridicoli a confronto con i figli adolescenti. Un monologo che è un flusso di dialoghi spesso mancati.
Dialoghi in cui i figli adolescenti sono gli interlocutori disconnessi rispetto all’orizzonte comune dei tre padri che, a forza di sbattere i denti sullo stesso muro, si ritrovano nudi, con le labbra rotte, circondati dal silenzio. E forse proprio nel silenzio potranno trovare cittadinanza le ragioni dei figli.
Piccolo Bellini, dal 4 al 9 febbraio
Orari: feriali ore 21:15, giovedì ore 19:00, domenica ore 18:30
Prezzi: 18€ intero - 15€ ridotto -10€ under29
Piccolo Bellini, dal 4 al 9 febbraio
In nome del padre
uno spettacolo scritto, diretto e interpretato da Mario Perrotta
consulenza alla drammaturgia Massimo Recalcati
costumi Sabrina Beretta
musiche Giuseppe Bonomo, Mario Perrotta
produzione Teatro Stabile di Bolzano
Mi ritrovo da solo, a braccia appese, in una stanza di casa a pensare che, da molto tempo ormai, mi assediano la mente suggestioni e pensieri su progetti futuri e nessuno di loro prende corpo come dovrebbe: li trovo fragili, non necessari al mio sentire di oggi, nonostante stiano lì da parecchio a maturare, a macerare direi.
Poi, d’improvviso - ma chissà da quanto chiedeva udienza e io non ero pronto ad ascoltare - l’idea, quella giusta, quella urgente, arriva di forza al centro del corpo, non alla mente, pervade la carne e mi scuote da un’attesa fin troppo lunga.
Se nel 2007 con Odissea avevo chiuso i conti con l’essere figlio, adesso e da cinque anni sono padre, una parola che mette con le spalle al muro e riempie il mio quotidiano di nuove sfide e di nuove domande. E penso che ho una responsabilità enorme nei confronti di mio figlio, e che ho bisogno, come sempre, di ragionarci a fondo attraverso gli unici strumenti che riconosco miei: la ricerca drammaturgica, la scrittura, la messa in scena, l’interpretazione.
E mi vengono in mente le mie conversazioni con Massimo Recalcati sulla questione, e mi viene in mente che vorrei coinvolgerlo: lo chiamo, gli racconto tutto e Massimo mi dice di sì, che gli piace e che faremo il progetto insieme. E mi viene in mente che un padre si sostanzia nel suo confronto - anche mancato - con la madre e che essi, padre e madre, sono tali solo perché di fronte a loro esistono, inflessibili, i figli.
E mi viene in mente che il nuovo millennio ha portato con sé lo stravolgimento totale di questa triade “padre - madre - figli” alterando le fattezze di ruoli che parevano immutabili nei secoli.
Eccolo lì tutto d’un tratto il prossimo lavoro: prima un solo spettacolo, ma nel tempo di un pomeriggio è già trilogia, è progetto complesso, articolato, così come mi piace e mi serve fare da una decina di anni a questa parte.
E dunque partirò dall’oggi, da queste mutazioni genetiche goffe, incerte, malvestite dai rispettivi interpreti, per spogliarli progressivamente del quotidiano e riportarli, nudi, all’essenza delle loro relazioni, esse sì immutabili nel loro continuo procedere per scontri e incontri, a prescindere da come i soggetti in causa - quelli di un tempo e quelli di oggi - interpretano i singoli ruoli.
Uno sguardo sul presente, il mio presente, per indagare quanto profonda e duratura è la mutazione delle famiglie millennial e quanto di universale, eterno, resta ancora. (Mario Perrotta)