Il turbolento gioco di seduzione tra Dalí e Lorca in scena al Museo Madre. Recensione

- di

Il turbolento gioco di seduzione tra Dalí e Lorca in scena al Museo Madre. Recensione

Il Nuovo Teatro Sanità ha scelto un’originalissima location, il museo MADRE, per lo spettacolo La rosa del mio giardino - Lorca e  Dalì: ultimo ballo a Fuente Grande di Claudio Finelli, per la regia di Mario Gelardi e interpretato da Simone Borrelli e Riccardo Ciccarelli.
La rosa del mio giardino rivive il controverso rapporto di Salvador Dalí, noto artista surreale e stravagante, con il poeta spagnolo Federico García Lorca partendo dall’intenso scambio di lettere appassionate tra i due intellettuali, un gioco di seduzione senza fine. Due artisti che, nella semplicità di scambiarsi lettere, creavano delle vere opere d’arte, scandagliavano il loro animo, il loro amore, perché nonostante Dalì era frenato da ciò che lo circondava, una Spagna cristiana e omofoba e di Buñuel che disprezza gli omosessuali e ne parla apertamente, reprimeva il suo amore per Lorca, scriveva lettere come un atto d’amore e Lorca  in una semplice frase o parola racchiudeva tutto l’amore che provava per Dalì.

Il modo in cui si scrivevano era particolarmente strano, difficile negare che realmente non ci fosse qualcosa tra loro, anche se Salvador Dalì diceva il contrario,  più volte ai giornalisti ha detto di aver respinto i ‘tentativi omosessuali’ di Lorca di sedurlo. Durante una vacanza a Cadaqués ci fu un lungo appassionato bacio ma Dalí dopo nega allo stesso Lorca quello che è successo. Che cosa è realmente accaduto tra questi due uomini di talento, non lo sapremo mai. Una cosa è vera: l'amore era lì, nelle loro lettere, nella loro relazione, non importa quanto complicato potesse essere, ma hanno dimostrato che, in qualche modo, si amavano e si ammiravano.
Dalí e García Lorca si incontrarono a Madrid, nel 1923, insieme al regista Luis Buñuel,  stringono una forte amicizia durante gli anni quando erano studenti nel famoso collegio Residencia de Estudiantes. Il legame tra Dalí e García Lorca è stato qualcosa di più di una semplice amicizia e tutto ebbe inizio quando Lorca vide Dalí per la prima volta, rimase stupito dal suo stile di abbigliamento non convenzionale, mentre Dalí ammirò il "fenomeno poetico" di Lorca. Durante gli anni seguenti le due leggende spagnole rimasero in contatto ma Dalí non cedette mai ai tentativi di Lorca di cambiare la natura della loro relazione. Sembrava che stesse succedendo qualcosa di segreto e, in un certo senso, a García Lorca non dispiaceva condividere tutto ciò che stava accadendo tra loro con il mondo. D'altra parte, Dalí non era sicuro di dire ad alta voce qualsiasi informazione sensibile su di loro. 
La loro relazione durò, con tutti i suoi alti e bassi, fino all'assassinio di Lorca nel 1936 da parte dei nazionalisti durante la guerra civile spagnola.


La rabbia, l’intensità, il fervore che mette Riccardo Ciccarelli nell’essere Garcia Lorca fa di lui un ottimo attore trasversale, fa amare il personaggio, il travagliato, appassionato e idealista García Lorca e fa innamorare di Lorca per l’amore devastante, l’amore che provava per Dalì. Anche Simone Borrelli è ben calato nei panni di Dalì, freddo, indifferente, perché non deve far trasparire l’amore per Lorca. E naturalmente un plauso a chi ha scritto il testo, una partita a tennis fra i due, uno scambio di battute ben amalgamate nella dinamica del rapporto, si sono frequentati, sono stati grandi amici, si sono amati e la grandezza del teatro ha un potere così forte che chiunque può immedesimarsi in Lorca per il suo modo di vivere l’amore o in Dalì per il suo combattersi, anche se si dice che, verso la fine, mentre era curato in ospedale per insufficienza cardiaca, una delle infermiere che si prese cura di lui lo sentì dire: "Il mio amico Lorca". 


Alla fine un ultimo ballo lascia il finale aperto… proseguirà il loro amore nascosto o morirà quel maledetto giorno del 19 agosto del 1936?
Lo spettacolo si avvale delle musiche eseguite dal vivo dal maestro Arcangelo Michele Caso (violoncello), mentre le coreografie sono di Danilo Di Leo e i costumi di Rachele Nuzzo.