Atto Di Fede è il nuovo entusiasmante e ambizioso progetto di Renato Zero, libro e doppio cd, 19 brani inediti di musica sacra scritti e composti da Renato Zero e arrangiati e orchestrati dal Maestro Adriano Pennino, c’è anche una nuova versione del brano portato a Sanremo ’93, Ave Maria, brani inframmezzati da pensieri e riflessioni degli Apostoli della Comunicazione, come Alessandro Baricco, Sergio Castellitto, Lella Costa, Domenico De Masi, Clemente J. Mimun, Marco Travaglio e tanti altri.
Durante la conferenza stampa tenutasi nella Sala Marco Aurelio ai Musei Capitolini di Roma gli abbiamo rivolto la seguente domanda:
In questo album c’è molta morale cristiana e anche una tua morale personale. Dall’inizio della tua carriera quanto la censura ha influito sui tuoi testi e quanto oggi la tua morale influisce sui tuoi testi?
«La censura è un aspetto deplorevole, di un tentativo di controllo sulla cultura, questo non offende Renato Zero, ma offende l’essere umano, che il pensiero abbia la capacità e la possibilità di essere trasmissibile, quello credo sia un diritto inalienabile. Come è fondamentale lasciare queste testimonianze, lasciare che questa fisicità di un lavoro, di un percorso, possa essere in qualche modo documento definitivo di un passaggio. A me la censura ci ha provato in svariate occasioni, la violenza del tendone della chiusura di Zerolandia è stata una violenza totale e criminosa, lo dico ancora oggi con assoluta onestà e convinzione. Adesso, però, al giorno d’oggi se devo fare ammenda a cercare di non mancare nella coerenza, nella sincerità il primo censore di me stesso sono io, questo me lo riserbo come un diritto fondamentale, non perché io tema di non essere complessivamente sincero, ma penso che la sincerità debba essere indirizzata, noi abbiamo anche dobbiamo considerare che quando cantiamo quando portiamo un messaggio musicale di testo e di musica, dobbiamo anche pensare che questo messaggio va allo studente, al pensionato, alla donna , all’uomo, al diverso cioè siamo consapevoli che dobbiamo essere approdabili e comprensibili da tutti. Non si tratta di censura ma solo di essere abbastanza intelligenti e, soprattutto, generosi da non tralasciare nessuno all’appello e cogliere il riconoscimento della verità, di un messaggio che si mantenga sempre integro».