Francesca Alotta: “Donne non isolatevi, ma ribellatevi e non avete vergogna di raccontare la violenza subita!”  - Intervista.

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Francesca Alotta: “Donne non isolatevi, ma ribellatevi e non avete vergogna di raccontare la violenza subita!”  - Intervista.

Solare, affabile, loquace, calorosa, espansiva qualcosa però nella sua vita ha rannuvolato la sua anima e, grazie a questa sua partecipazione alla trasmissione “Ora o mai più”, è tornato il sereno e la sua grinta di cantante di grande temperamento.
Ha in serbo per i fan e il pubblico moltissime novità che ci ha raccontato in questa intervista, anche episodi inediti della sua vita.
Parliamo di questo essere stata catapultata all'improvviso nella trasmissione “Ora o mai più”…
«All’inizio è stata un'esperienza abbastanza traumatica, il giorno prima mi chiamano e quello dopo ero già in trasmissione, in pratica ho provato solo un giorno, ed è stata dura. Sono contenta, però, perché conoscevo la maggior parte delle persone, anche tra i coach e gli autori, tranne Lisa, Valeria Rossi e Stefano Sani, ed è stato essere in famiglia. Sono stata seguita molto, perché non sapevo neanche bene tutte le regole, l'unica cosa che sapevo era la possibilità di cantare un inedito ed è ciò che m’interessava di più.»
Com’è lavorare con Fausto Leali? Cosa ne pensi?
«È stupendo, a parte le canzoni bellissime, è una persona molto dolce con cui si può parlare bene. Fausto lo conoscevo già da qualche tempo e quando mi hanno detto che era lui il mio coach, sono stata felice, sapevo di essere in buone mani.»
Avevi già pronto un album?
«No, avevo presentato un brano a Sanremo due anni fa, quando c'era Carlo Conti, che parla di una donna che si ribella a una violenza.»
Lo presenterai come inedito nell’ultima puntata di Ora o mai più?
«Sì. “Ti dirò” è una canzone che ho scritto insieme a Valerio Massaro e parla di una mia storia personale anche se non drammatica, racconta delle verità, anche quelle sentite da alcune donne. Quando capitano queste cose ci si chiude e la persona violenta cerca di renderti fragile, isolandoti da tutto il mondo. Quello che voglio dire alle donne è non isolatevi, ma ribellatevi, cercate rifugio nelle amicizie, nelle persone care e di non avere vergogna di dire quello che vi accade, chiedete aiuto.» 


Hai inciso all’inizio di quest’anno un singolo con Mauro Pina, Anima sola. Come vi siete conosciuti?
«Mi ha contattato lui tramite i social, mi ha fatto sentire il brano che mi è piaciuto moltissimo e abbiamo pensato di farlo insieme. Ed è un brano che ha dato molte soddisfazioni, è arrivato subito primo in classifica delle web radio e anche nella classifica degli indipendenti.»
Perché hai accettato di cantare questo brano. C'era qualcosa di particolare che ti toccava?
«Il senso di solitudine che ormai abbiamo tutti. In un’era in cui sembrerebbe si comunichi velocemente, con internet e i vari social o WhatsApp, etc., che ci fanno comunicare in tempo reale in tutto il mondo, è anche vero che spesso non comunichiamo quando ci vediamo, quando siamo uno di fronte all'altro, forse non riusciamo ad aprirci completamente, forse la gente si apre solo dietro a un computer o un cellulare. Prima ci si divertiva di più e questo è un po' triste e la donna di questo brano non ha la forza di ricominciare e di credere ancora. Chi di noi non è rimasto ferito da una storia, ferite che ti portano a non credere più a niente, a non volerci provare più a credere nell’amore. Ho creduto che fosse un argomento un po' sentito da tutti, compresa me.»
Stai scrivendo tu personalmente delle canzoni per il nuovo album. Cosa ti ha spinto a farlo?
«Ho iniziato a scrivere da tantissimi anni, mi sono iscritta alla siae a diciannove anni e dopo questo periodo buio della mia vita, in cui mi sono accadute tantissime cose, ho trascurato tante cose di me, mi ero chiusa moltissimo e questo è uno dei motivi per cui ho voluto scrivere la canzone “Ti dirò”, la voglia di non stare zitti, di arrabbiarsi, di ribellarsi a tutte le cose che non ti piacciono. Non chiudersi più ed è importante sempre reagire.»
Il tuo prossimo album, quindi, sarà una sorta di rinascita e di riscatto per tutto quello che ti è successo in questi anni?
«Sicuramente vorrei portare quello che Francesca è adesso, una donna che ha avuto varie esperienze negative, ma dalle quali è diventata più forte. Le cose negative ti distruggono in quel momento, ma poi quando ne esci fuori sei più forte, più consapevole.  In questa trasmissione mi piacerebbe non solo essere conosciuta per essere apprezzata di più come artista, ma lasciare un messaggio, a chi possa trovarsi in un momento difficile della propria vita, tramite una canzone, una parola e trovare la voglia di tirarsi fuori da certi periodi. La musica ha un potere eccezionale, arriva subito dritta al cuore.»
Come mai hai partecipato al “Festival della nuova canzone siciliana”?
«Ho riscoperto nella scrittura la mia lingua antica, il siciliano. Amuri miu, l'ho scritta io ed è dedicata a mio padre. Forse la lontananza dalla mia terra mi ha fatto sentire ancora più vicina, mio padre era un grande tenore e vinse un festival siciliano, credo nell'88, e conduceva Pippo Baudo.»
Tuo padre ti ha trasmesso l'amore per la musica? Cosa ti faceva ascoltare? Che consigli ti dava per aver intrapreso questa carriera?
«Mio padre faceva lirica e ascoltava musica classica e i classici napoletani, io da piccolina ho avuto un amore per il soul, il primo disco che comprai fu Never can say goodbye di Gloria Gaynor. Mio padre era amante di tutta la musica purché fosse bella, non faceva differenza, come me d’altronde, io ascolto tutta la musica, dipende dal mio stato d'animo.»
Tuo padre voleva che tu facessi musica?
«Sì, ho fatto il conservatorio a nove anni anche sostenuta da lui, mi ha prospettato ciò che volevo fare e mi ha lasciato molto libera di sceglierlo. L'unica cosa che mi ricordo, quando mi fece entrare al conservatorio, voleva che studiassi violino, perché diceva che di pianoforte ce n'è uno solo nell'orchestra ed è più difficile trovare lavoro, sai i genitori ragionano con lungimiranza. Lui cercava di spingermi verso il violino, ma a me onestamente non piaceva suonarlo, ma ne amo il suono. Per due anni ho studiato violino e mi ricordo che lui faceva finta di non sentirmi: “Papà io voglio suonare il pianoforte”. “Sì, sì va bene, poi vado.”, poi quando ho visto che a un certo punto non andava al conservatorio per fare il cambio da violino a pianoforte, a undici anni sono andata dal direttore Sollima, e gli dissi quasi urlando: “Io non voglio fare violino, voglio fare il pianoforte.” Lui mi guardò esterrefatto, vide questa ragazzina piccolina, disperata: “Io non voglio fare il violino, voglio fare pianoforte.” Sì, sì, va bene cambio subito, non ti preoccupare.”
Si spaventò, penso questa è pazza…
«Me ne accorsi dopo e mi dicevo: “Che cosa ho fatto?” Era tale la disperazione perché non ce la facevo più, perché il violino non mi piaceva suonarlo. Arrivavo a casa e dovevo suonarlo per due o tre ore, per me era un’atrocità. Io ero sempre stata attratta dal pianoforte di casa e così, in sei mesi, dovetti preparare il repertorio di tre anni.»
Già da piccolina eri decisa su quello che volevi fare…
«Praticamente sì. Questo episodio è troppo forte, aveva una faccia il direttore, poverino: “Sì, sì, sì, no, no, no, ti cambio subito, non ti preoccupare. “ “Io non voglio fare violino!” Non l'ho mai raccontata questa cosa ai giornalisti, però è vera. Comunque, al conservatorio facevo parte di un gruppo polifonico, le voci più belle del conservatorio e facevamo solo musica classica, nelle chiese, nei teatri, mentre poi nacque anche un gruppo polifonico di musica jazz, che mi ha formato tantissimo, mi ha fatto crescere tanto.»


Hai avuto delle ottime esperienze musicali…
«Sì, bellissime, importanti. Ogni cosa che fai, ti fa crescere. Ancora oggi, ad esempio, ho ripreso a suonare il pianoforte e a comporre. Credo non si debba mai finire di studiare, di cercare di superare i propri limiti e di cercare nuovi stimoli.»
Hai ancora intenzione di fare un disco sulla musica napoletana e siciliana?
«É quasi terminato, poiché devo fare anche il disco d’inediti, non so se riuscirò a farlo uscire a settembre.»
Hai studiato il napoletano?
«Non l'ho studiato, ma il mio ex marito era napoletano e mia suocera, che chiamo sempre mammà, parlava solo in napoletano ed io ho imparato a comunicare in napoletano. Per me è una seconda mamma, che mi ha insegnato non solo a parlare in napoletano, ma anche a cucinare napoletano.»
Stai preparando un tour?
«Oltre alle serate estive nelle piazze, stiamo preparando una tournée mondiale teatrale con le orchestre delle località in cui andremo, un progetto molto importante e bello perché adoro il teatro, ti dà modo che la gente viene e ti ascolta con attenzione e un modo di comunicare molto più intimo e più profondo. Tra l’altro il 5 settembre faremo un evento per ricordare Angelo Vassallo, il sindaco pescatore di Pollica.Ho avuto modo di conoscere questa persona attraverso il film tv con Sergio Castellitto e mi sono innamorato di questo personaggio straordinario, coraggioso, forte, che aveva trasformato il Cilento, la sua lotta contro l'abusivismo, depuratore, pulizie nelle strade, ha fatto molte cose e ha reso quel comune bellissimo.
Ho fatto una serata nel Cilento e ho conosciuto la moglie, i figli e gli amici più cari e mi sono appassionata a questa storia e mi hanno raccontato che non hanno fatto luce sul caso, che stavano abbandonando le ricerche dell'assassino e, quindi, mi sono decisa a fare qualcosa per ricordare Angelo affinché non si spengano i riflettori su questa storia e voglio raccogliere fondi per costruire un bel monumento in suo onore, un evento in cui parteciperanno degli attori di Gomorra, come Gianfranco Gallo e altri, poi Sergio Castellitto, Francesco Benigno, l'orchestra di Scampia che simboleggia la voglia di riscatto e di legalità. Evento che si terrà ad Acciaroli e in quella occasione sarà intitolata la piazza del Porto ad Angelo Vassallo e sarà premiato il sindaco che più si è distinto in Italia per operazioni ecologiche o di qualcosa particolarmente importante per la comunità.»