Il Teatro Tram di Napoli, Teatroricercaartemusica, ha ospitato nei giorni 29 febbraio e 1° marzo con doppia rappresentazione, La mia battaglia VR (Virtual Reality) Segnale d’allarme, un testo di cui Elio Germano è attore e regista, scritto a quattro mani con Chiara Lagani. Questo VR movie nasce dalla collaborazione con Omar Rashid e il suo progetto multimediale Gold.
Gli spettatori, mediante visori e cuffie, sono letteralmente immersi nell’opera teatrale diventandone parte attiva. Lo spettacolo è stato proposto al DIG Festival di Riccione la scorsa estate e registrato allo Spazio Tondelli di Riccione, è stato anche presentato alla 76esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, all’interno delle Giornate degli Autori.
Segnale d’allarme è la trasposizione in realtà virtuale de La mia battaglia di Adolf Hitler,un testo che continua purtroppo ad essere venduto e letto da migliaia di persone, sottovalutandone la pericolosità e le insidie.
Così Elio Germano spiega la genesi della rappresentazione:«L’esigenza nasce dalla volontà di testimoniare questa decadenza del pensiero critico della nostra epoca storica, soprattutto nel nostro Paese. Non esiste più un pensiero critico, c’è uno schierarsi superficiale con cose che ci stanno simpatiche o antipatiche , un linguaggio fatto di slogan e un’adesione a queste cose fatta solo per emulazione o appartenenza. La versione in realtà virtuale aggiunge una critica ancora più grande al discorso della manipolazione,mettendo in mezzo le nuove tecnologie. Lo spettacolo innesca tantissime discussioni che non si perdono con la dimensione virtuale, anzi si moltiplicano». E prosegue:«Chi viene a teatro ad assistere a questo esperimento sa poco o niente di quello che lo aspetta. Lo fa perché si lascia assicurare dal mio nome e guidare dalla stima che prova nei miei confronti». Ed è proprio questo aspetto che rientra nel rischio di omologazione del pensiero che è il vero segnale d’allarme di tutto lo spettacolo.
Vinta la naturale ritrosia a indossare maschera e cuffie, un tantino opprimenti e soggette ad appannarsi frequentemente causa diversità di temperatura tra il corpo dello spettatore e quello della sala di proiezione, anche noi di The Cloves Magazine ci siamo immersi nello spettacolo. Prima di tutto abbiamo potuto apprezzare le capacità attoriali di Elio Germano che, come tutti sanno sono notevoli e certificate dai numerosi riconoscimenti ottenuti ma abbiamo anche provato quella confusione tra realtà virtuale e immaginazione con la consapevolezza di essere contemporaneamente in due teatri e spiare i movimenti e le sensazioni del pubblico presente in entrambe le sale.
Il monologo serrato e affascinante di Elio Germano ha condotto a riflessioni sul senso della collettività, sulla meritocrazia, sulla sicurezza, sul consenso, sulle radici stesse della democrazia e ha spinto noi spettatori a conseguenze inimmaginabili sulla xenofobia e la purezza della razza.
Elio Germano, con le capacità persuasive di attore navigato dalla ingombrante presenza ipnotica, ci ha letteralmente manipolati e portati ad un confronto anche dopo la fine dello spettacolo. Infatti, abbiamo raccontato le nostre emozioni e di come siamo riusciti ad accettare tesi e concetti che avremmo rifiutato a priori, conoscendo la paternità dell’autore. Travestito da semplice buon senso l’estremismo si è fatto strada a poco a poco nella nostra mente e ne siamo restati colpiti ed ammaliati confermando l’odierno appiattirsi del pensiero critico.
Se l’idea centrale dello spettacolo era quella di non essere mai al riparo dai pericoli delle ideologie distruttive, l’esperimento è risultato pienamente riuscito.
Ci auguriamo che un tale spettacolo venga riproposto al più presto anche nelle scuole perché di un’attualità scottante e sconvolgente.