Il Teatro Mercadante di Napoli ospita la commedia Apologia di Alexi Kaje Campbell per la regia di Andrea Chiodi con Elisabetta Pozzi, Giovanni Franzoni, Christian La Rosa, Emiliana Masala, Francesca Porrini, Martina Sammarco fino al prossimo 2 febbraio.
Si tratta di una commedia profonda e ironica scritta dal drammaturgo greco-britannico Campbell che è stato paragonato dai critici letterari ad Anton Cechov per prediligere i temi riguardanti la famiglia e la costruzione dei rapporti tra i personaggi.
Il pubblico italiano ha avuto modo di conoscere e ed apprezzarne la scrittura in un altro spettacolo intitolato The Pride con uno strepitoso Luca Zingaretti, sempre prodotto dal CTB (Centro Teatrale Bresciano), che ne ha affidato la traduzione alla stessa Monica Capuani .
Prima di scriverne la sinossi è importante chiarire il significato in lingua inglese del termine apologia. Come tutti sanno esso deriva dal greco e significa discorso in difesa di qualcuno e della propria opera (Celeberrima l’Apologia di Socrate scritta dal suo discepolo Platone). In inglese il verbo to apologize significa chiedere scusa e Campbell si dimostra un efficace scrittore nel chiedere a priori agli spettatori una sorta di comprensione per i personaggi che animano la pièce.
La vicenda ruota intorno a Kristin Miller (Elisabetta Pozzi), una colta sessantenne esperta in storia dell’arte ed in particolare del pittore Giotto.Per festeggiare il suo sessantesimo compleanno arrivano nella sua casa di campagna i suoi due figli, Peter (Christian La Rosa) e Simon (Emiliano Masala) con le rispettive compagne Trudi (Francesca Porrini) e Claire (Martina Sammarco) ed un vecchio amico gay ,Hug (Giovanni Franzoni) che con Kristin ha condiviso la militanza nella sinistra radicale negli anni caldi della contestazione. Ma la riunione prende subito la piega di una resa dei conti con la ingombrante presenza-assenza della figura paterna. E tra incomprensioni, antiche rivalità, segreti, incomunicabilità, rancori, ostilità, si arriva a una sorprendente ed emozionante conclusione, quasi una rinascita per ciascun personaggio.
Nelle note di regia Andrea Chiodi afferma:«Ho voluto immaginarmi una casa come luogo privilegiato ed esclusivo, chiuso e nascosto, dentro cui si muovono i pensieri, gli sguardi, le difese e gli scontri di tutti. Il testo di Campbell, così perfettamente orchestrato, con un ritmo serratissimo ed un plot molto chiaro, ci ha permesso di cercare di lavorare sui ritmi e sui silenzi quali momenti privilegiati per la riflessione ed il pensiero. In una serata succede di tutto, si riaprono le ferite, si rivivono ricordi. Si spalancano le grandi domande che ci hanno interrogato per tutto il lavoro: il possibile fallimento delle rivolte studentesche del ’68, l’imborghesimento di chi ne faceva parte, il consumismo, la fede, le relazioni tra genitori e figli. Peter e Simon sono le due facce della stessa medaglia… Dentro queste grandi tematiche abbiamo dato vita ad una situazione privata con il desiderio di renderla universale, senza dare delle risposte ma raccontando l’eccezionalità dell’umano quando si mette alla ricerca».
E, infatti, Andrea Chiodi porta in scena la commedia senza orpelli e scavando nell’intimo dei personaggi, splendidamente aiutato dalla grande prova attoriale di Elisabetta Pozzi in stato di grazia e da attori giovani di cui sentiremo parlare.
Il meccanismo della commedia è perfetto e Campbell sa condensare le incomprensioni tra madre e figli e quelle tra Kristin e le future nuore in dialoghi serrati, concitati ed imbevuti di humor inglese fatto di autoironia e sarcasmo. Il drammaturgo ama narrare senza prendere posizioni in quanto consapevole della mutevolezza dell’animo e del cuore umano. Tale sospensione di giudizio viene accolta anche dagli spettatori. Essi comprendono che le ragioni di un personaggio sfumano all’apparire di quelle di un altro in un gioco di specchi che rimanda all’infinito una qualsiasi morale.
Peter il banchiere e Simon lo scrittore fallito insieme alle loro compagne Trudi e Claire sono l’emblema di una gioventù che non ha tratto nessun vantaggio dalle spinte innovative del ’68 per le quali Kristin ed Hug hanno lottato. Sono giovani disincantati, disillusi, tormentati e sfuggenti nelle relazioni interpersonali. Siamo fiduciosi che i saluti finali e i baci scambiati porteranno ciascun personaggio ad una riflessione profonda sui propri sentimenti inespressi e a un cambiamento di rotta nella loro vita.
Le scene di Matteo Patrucco rendono al meglio la incomunicabilità serpeggiante tra i personaggi: una sorta di paratia movibile su cui sono realizzate una finestra con delle sbarre ed una porta che impediscono di allargare la visuale su un soggiorno con arredamento minimalista.
Le musiche di Daniele D’Angelo sottolineano i momenti di maggiore tensione in modo puntuale ma discreto.
I costumi sono di Ilaria Ariemme, mentre le luci di Cesare Agoni.
Alla prima lunghi e calorosi applausi per tutti.
Lo spettacolo sarà portato in tournèe nelle seguenti città e teatri:
dal 4 al 9 febbraio a Palermo Teatro Biondo Sala Streheler
dall’11 al 116 febbraio a Trieste Teatro Politeama Rossetti Sala Bartoli
dal 25 febbraio al 1 marzo a Milano Teatro Elfo Puccini Sala Shakespeare