Il famoso romanzo 1984 di George Orwell, approda al Teatro Bellini di Napoli fino al 2 dicembre 2018 nell’adattamento del noto regista scozzese Matthew Lenton, fondatore e direttore artistico della prestigiosa compagnia teatrale Vanishing Point. Il pubblico napoletano lo ricorda per il suo spettacolo cult Interiors nell’ambito del Napoli Teatro Festival del 2009.
Non è la prima volta che si cerca di adattare per il teatro o per il cinema il romanzo 1984. Ricordiamo, infatti, anche il film omonimo del regista Michael Redford del 1984(!) che vide l’ultima apparizione di Richard Burton nel ruolo del gerarca del Partito Interno O’Brian.
George Orwell (Eric Arthur Blair Mothiari in India 1903- Londra 1950) pubblicò il romanzo 1984 nel 1949. Il titolo, che indica l’anno nel futuro in cui le vicende sono narrate, deriva dall’inversione delle due cifre finali dell’anno in cui lo scrittore inizia la stesura del romanzo.
1984 viene definito dalla critica un’opera letteraria distopica cioè, secondo il neologismo coniato da John Stuart Mill nel 1868, è un’utopia negativa che descrive pessimisticamente il futuro cupo della società dopo una guerra nucleare e l’avvento dei regimi totalitari.
Orwell, in una lettera datata 1949 dice:«Il mio recente romanzo 1984 è una denuncia delle perversioni che sono state realizzate dal comunismo e dal fascismo.» Pertanto, chiunque voglia cimentarsi in uno spettacolo tratto da questo famoso romanzo, deve avere una profonda conoscenza della storia di tutto il ‘900 e della genesi dei regimi totalitari. Essi sono gerarchici e si affermano tramite un progressivo ma inesorabile plagio mentale degli individui e sono guidati da leader carismatici che non tollerano dissidenti e promuovono il culto della loro persona.
Secondo il regista Matthew Lenton il fenomeno del controllo sistematico della popolazione non è diventato realtà nel modo in cui Orwell lo aveva ipotizzato perché noi non avvertiamo questo controllo, che tuttavia esiste, non ne siamo consapevoli come invece lo è il protagonista del romanzo Winston Smith.
Il controllo delle masse si è spostato sul fattore economico e quindi sulla libertà degli individui che possono fare o non fare determinate cose se possiedono o meno il danaro necessario. L’appartenere a un ceto sociale determina l’economia di una Nazione e tutta la società viene “controllata” e di conseguenza “manipolata” per scopi economici. Ma il regista Lenton si spinge oltre puntando la sua attenzione sull’impatto che il romanzo 1984 ha nella nostra società tecnologica e in particolare sull’utilizzo dei social che hanno stravolto la nostra vita e probabilmente stanno cambiando il nostro modo di ragionare e le nostre relazioni interpersonali. La domanda inquietante pertanto è la seguente: «Chi o cosa guida questo cambiamento?» E lo spettacolo proposto al Teatro Bellini non offre una risposta univoca e definitiva a tale interrogativo ma stimola alla riflessione e al dubbio, due fattori determinanti per avviare un “cambiamento”.
La “trama” del romanzo 1984 è ben nota.
Il mondo è diviso in tre macro-nazioni: Oceania, Eurasia e Estasia.
Londra è la capitale dell’ Oceania, retta da un regime di stampo socialista al cui vertice c’è il Grande Fratello, una figura carismatica che nessuno ha mai visto.
La vita degli abitanti è costantemente spiata da potenti telecamere attraverso le quali il Partito diffonde ininterrottamente slogan di propaganda.
Il potere è suddiviso fra quattro Ministeri: Amore, Pace, Verità e Abbondanza. Tutti devono essere iscritti al Partito e ci sono classi sociali molto rigide.
Il protagonista del romanzo si chiama Winston Smith e lavora presso il Ministero della Verità. Il suo lavoro consiste nel modificare libri, articoli, foto del passato per renderli confacenti alle teorie del regime. Egli però non sopporta il rigido controllo e inizia a scrivere un diario personale nel quale espone le sue critiche al Partito e le condizioni vessatorie nelle quali è costretto a vivere.
Durante una riunione conosce Julia e inizia tra loro una relazione che però esclude rapporti sessuali in quanto il Partito ritiene il sesso solo ed esclusivamente funzionale alla procreazione. I due amanti s’incontrano nei quartieri malfamati della città dove vivono in condizioni pessime i proletari e fittano una stanza sprovvista di telecamere. Dopo alterne vicende vengono arrestati e torturati separatamente. Winston viene condotto da O’Brian, un alto funzionario del Partito, nella Stanza 101, dove lo aspetta la sua paura più grande: i topi.
Tradisce Julia, che lo aveva già tradito a sua insaputa e comprende di non provare alcun sentimento per lei.
Venuto a conoscenza di un importante successo militare ottenuto dal Grande Fratello in Africa, Winston finirà per lodarne la grandezza .
La frase più famosa del romanzo è la seguente: “Chi controlla il passato controlla il futuro. Chi controlla il presente controlla il passato”.
Nello spettacolo proposto al Teatro Bellini, con attori tutti italiani tra i quali ricordiamo l’ottimo Luca Carboni nel ruolo di Winston Smith, il pubblico assiste a mutamenti continui di scena tra luce e oscurità, voluti dal regista e realizzati da Orlando Bolognese. Anche gli spettatori vengono coinvolti in questo gioco cromatico in modo da renderli partecipi al dramma di Winston e sottoposti al controllo costante dell’“Occhio Vigile” del Grande Fratello.
La colonna sonora, curata da Mark Melville, insieme ai disegni sonori, rimarca le azioni degli attori e i loro movimenti in sulla scena realizzata da Guia Buzzi.
Gli attori Eleonora Giovanardi, un convincente Charrington, Nicole Guerzoni, un capace Narratore (alter ego di Winston e l’unica ad indossare una camicetta di colore rosso vivo) Stefano Agostino Moretti, un talentuoso Parson, Aurora Peres, una brava e credibile Julia, Mario Pirrello, uno spietato O’Brian e Andrea Volpetti, un credibile Syme, sono padroni della scena e indossano costumi di colore nero realizzati da Gianluca Sbicca a sottolineare la massificazione.
Il regista Matthew Lenton ha promosso una lodevole iniziativa nelle scuole superiori ovvero la lettura del capolavoro di Orwell con la partecipazione dell’attore Luca Carboni, avviando una discussione con i giovani sui numerosi spunti di riflessione che 1984 offre. Anche lo spettacolo inizia così, con una discussione tra gli attori sui temi del romanzo.
Il noto critico letterario, saggista e scrittore Geno Pampaloni sintetizza così il suo giudizio sul romanzo di Orwell:«1984 è il nostro mondo che agonizza davanti a noi.»
Il giudizio è serio e spietato come deve essere quello su un’opera che deve far riflettere sul futuro dell’umanità. Il pregio maggiore dello spettacolo proposto al Teatro Bellini ci consente di farlo e pertanto ne consigliamo caldamente la visione. Una cosa è certa: dobbiamo cambiare rotta se vogliamo lasciare alle generazione future un mondo più pacifico e solidale. La memoria dei crimini commessi contro l’umanità deve spingerci a non ripetere gli errori del passato.