«Un Paese con così poca cultura, diventa un Paese stupido.» Paolo Ruffini premiato al Capri, Hollywood.  Intervista

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«Un Paese con così poca cultura, diventa un Paese stupido.» Paolo Ruffini premiato al Capri, Hollywood.  Intervista

Paolo Ruffini premiato al Capri, Hollywood 2018 con l’“Humanitarian Award’, per il suo impegno a favore dei ragazzi diversamente abili, infatti, continua il successo a teatro dello spettacolo “Up & Down”, che nasce dalla collaborazione di Paolo Ruffini con la Compagnia Mayor Von Frinzius, composta da oltre 90 attori, metà dei quali disabili e da oltre vent’anni opera su Livorno sotto la direzione di Lamberto Giannini, che ne firma anche la regia dello spettacolo. In scena l’autore Paolo Ruffini con cinque ragazzi con sindrome di Down e uno autistico che danno vita a un’esilarante commedia con la quale l’attore e regista Ruffini sta abbattendo le barriere cercando di cambiare il modo in cui le persone con disabilità sono viste nella società. Ruffini esplora un nuovo terreno e con questo spettacolo ha ritratto atteggiamenti storici nei confronti della disabilità invitando il pubblico a riflettere sui propri preconcetti.
Spettacolo diventato anche un film “Up & Down - Un film normale” uscito il 25 Ottobre per la regia di Paolo Ruffini e Francesco Pacini, che “ha avuto una piccola distribuzione cinematografica molto carbonara e molto coraggiosa e poiché la rai l'ha visto, spero possa andare in chiaro sia sui canali Rai sia su quelli Sky.
Sta registrando numerosi sold out lo spettacolo “Up & Down”, di cui è nata anche una trasposizione cinematografica…
«Nel film partiamo dallo spettacolo teatrale con una compagnia di attori che hanno delle disabilità, cinque attori con sindrome di down e un ragazzo autistico che compiono un viaggio verso la normalità, perché uno di questi attori down è considerato da sempre il ragazzo speciale, in realtà, lui dice: “Io non ho niente di speciale, sono normale”. E ciò, secondo me, era entusiasmante per fare un'indagine e scoprire cos'è la normalità, oggi. C'è da dire che non è un film “sulle” persone down, ma è un film “con” persone down, quest’approccio è importante.»
I genitori, con figli affetti da sindrome di down o autistici, cosa ti hanno detto? Ti hanno dato qualche consiglio particolare?
«Solo grazie. È un tema affrontato sempre poco, anche se c'è una casistica enorme, a livello culturale e sociale è molto sommerso. È una condizione genetica veramente pazzesca, a parte l'incidenza, in un tessuto sociale non sempre preparato culturalmente ad affrontare una vita così complicata, poi sono persone che hanno una confidenza con la felicità, con l’essere Up, che molto spesso ci sfugge e non si sa come gestire. Al di là dell'incapacità della gestione della sindrome stessa, c’è l’incapacità di gestire anche persone felici.»

         
             Alessandro Bertolazzi, Antonio Catania, Eli Roth e Paolo Ruffini. Foto di Debora Carotenuto.

Parliamo dei detrattori che dicono che hai strumentalizzato un po’ questo tema…
«Non ho mai sentito o letto qualcosa contro questo mio progetto. È uno dei pochi casi dove non c'è mai stata strumentalizzazione, forse ti riferisci a una mia affermazione sull’attore che, per sua natura, è strumentalizzato. Sia il teatro sia il cinema strumentalizza qualsiasi peculiarità tu abbia, in quel senso, ovviamente, c'è strumentalizzazione, è ontologicamente insito nell'arte cinematografica. Fortunatamente, in un momento dove ci sono continui attacchi, nonostante siamo andati su Italia 1 in prima serata a Natale, non mi era mai capitato di aprire con così tanta felicità Facebook, con commenti positivi, belli, gente felice e contenta e che ha detto:”Era ora che se ne parlasse.”»
All'inizio come ti sei rapportato con loro, come ti sei aiutato? Ti sei confrontato con qualcuno?
«Mi sono comportato come qualsiasi altro tipo di attore, a differenza che gli attori, come molti miei colleghi, sono molto vanesi, molto egoriferiti,  egocentrici e questi no. Molte persone con cui mi sono trovato, in altre situazioni professionali, a lavorare sono molto attente al denaro, al loro ruolo e questi no.»
Con quali emozioni vivi con loro? E cosa ti hanno dato in più?
«Il vantaggio di tenere il cellulare di più in tasca e guardare più le nuvole, gli spaghetti alle vongole, gli abbracci…»
Avevi un’associazione “Il nido del cuculo”, esiste ancora e cosa fa?
«Facciamo soprattutto attività di cineforum estivo a Livorno. Siamo partiti tanti anni fa, facendo cineforum, organizzando eventi e poi si è un po' ingigantita, con una mole di lavoro più ingente e abbiamo creato una srl che si chiama, Non c'è problema, una società che fa anche management, social marketing, produzione di artisti eccetera.»

                                      
                                      Foto di Debora Carotenuto.

Tra poco usciranno due film cui sei protagonista...
«L’Agenzia dei Bugiardi, un film di Volfango De Biasi, una commedia pura molto divertente, un remake del film francese “Alibi.com” ed io interpreto uno dei componenti di quest’agenzia che cerca di farsi strada all’interno di essa che dice:“Una buona bugia è meglio di una cattiva verità”. A febbraio uscirà “Modalità aereo”, che ho scritto con Fausto Brizzi e Herbert Simone Paragnani, con la regia di Fausto Brizzi, parla di un imprenditore, Diego, interpretato da me, che improvvisamente il suo cellulare va nelle mani sbagliate.»
A teatro farai qualche altro spettacolo? 
«Riprendo “Sogno di una notte di mezza estate” con l’adattamento e la regia di Massimiliano Bruno,  che parte dal teatro Comunale di Todi dal 5 febbraio e dal 6 dal teatro Morlacchi di Perugia ed è uno spettacolo in pieno stile shakespeariano con Stefano Fresi e Violante Placido.»
Ti piacerebbe fare qualche regia teatrale?
«Ho fatto delle regie in passato, ma ci sono un sacco di responsabilità che quando posso evito, ne ho già tante ed è talmente scomodo fare il regista, avere la proprietà intellettuale di un'opera mi sembra una cosa un po’ troppo impegnativa.»
Hai diretto, però, cinque film…
«Sì, anche a teatro ho fatto delle cose ed ho anche un progetto teatrale in mente, ma è sempre complicato dover dire a qualcuno cosa fare, non ne sono capace, mi dispiace. Mi piace più dire cosa non fare, poi ho anche questa società con cui faccio molte cose, col tempo pian piano vorrei cominciare a divertirmi un po’.»

                            
                        Antonio Catania, Eli Roth e Paolo Ruffini. Foto di Debora Carotenuto.

Com'è andato il 2018 e cosa ti aspetti dal 2019?
«É stato un anno in cui ho fatto tantissime cose, però è un anno pari, gli anni dispari secondo me sono più interessanti, perché sono anni un po’ stonati, le cose sempre intonate, precise non le preferisco. Personalmente è stato un bellissimo anno, a livello sociale si è parlato troppo di social. Si è parlato troppo di reality e poco di realtà. Credo sia un anno complicato soprattutto per i ragazzi, li vedo un po' sperduti, io ho compiuto 40 anni, quindi, posso cominciare a parlare dei giovani. Anche questo governo che investe poco in cultura, dovrebbero mettere la Cultura dentro la Sanità, anche se quest’ultima non è che vada tanto meglio. Un Paese con così poca cultura, diventa un Paese stupido, non si sono messi in testa che la cultura fa parte della salute. Sono andato in una scuola di cinema e tantissime persone non sapevano citarmi un film di Alberto Sordi e non credere che al liceo sappiano chi sia Fellini. Non vorrei che si vada verso un periodo storico dove l'oblio di quello che siamo stati, ma non per celebrarlo, sono per celebrare la contemporaneità, non il passato, però è incredibile che tu non sappia proprio niente di quello che c'è stato prima di te, perché ti senti migliore. Credo ci sia una sorta di tracotanza adolescenziale preoccupante e, detto questo, entro nel tranello di chi ha quaranta anni e dice che era meglio “la mia generazione”, cosa non vera perché lo dicono tutte le generazioni, periodicamente.»
Giovani perduti nei social…
«Internet è un sistema di comunicazione così vuoto che nella storia non è mai accaduto, nella radio, nella televisione, nel cinema c'è cultura, mentre internet è proprio un sistema fatto per creare vacuità.»

                      

Up & Down prossime tappe teatrali:

04 gennaio - Sulmona (AQ) - Teatro Caniglia
12 gennaio - Santa Lucia di Piave (TV) - La Filanda
22-23 gennaio - Roma - Teatro Brancaccio
24 gennaio - Novara - Teatro Coccia