Da ieri sera si esulta nel Rione Sanità per il prestigioso riconoscimento assegnato al film La paranza dei bambini per la regia di Claudio Giovannesi. Il grido di gioia si è propagato in un attimo dal Palazzo dello Spagnuolo al Cimitero delle Fontanelle, dalla Chiesa d’ ‘O Munacone, alla casa di Totò per giungere fino al mare, al Vesuvio con la sua forza prorompente, con la sua sete di riscatto, con la sua voglia di mettere a tacere una volta e per sempre i detrattori di Roberto Saviano.
In una Napoli di vicoli e bassi, ingrigita dalla macchina in presa diretta, alcuni adolescenti vogliono “tutto e subito” scalando i vertici della criminalità organizzata del Rione Sanità e “lavorare” per le paranze che contano. Data la loro giovane età le loro imprese vengono fatte con spavalderia. É quasi un gioco ma un gioco criminale che avrà come prima conseguenza la perdita della loro innocenza.
I loro soprannomi sono da cartone animato: Lollipop,Tyson, Briatò, Biscottino. Hanno tatuato sulle loro braccia il nome della fidanzatina, vogliono scarpe e abiti firmati e oggetti di lusso per arredare le loro case spesso fatiscenti e poste in un dedalo di viuzze anguste e affollate dove ognuno è responsabile del proprio destino. Si appropriano della città e delle armi stringendo alleanze con capi-paranze che hanno perso la loro credibilità negli anni o sono agli arresti domiciliari. Sparano e si sente il battito del loro cuore e l’esultanza per un colpo andato a segno. Sanno che la loro vita sarà breve e non temono carcere e morte.
Il regista Claudio Giovannesi racconta le avventure di questi paranzini con lucidità e freddezza, sospendendo ogni giudizio morale. Avvezzo a portare sul grande schermo i problemi legati all’adolescenza (Alì ha gli occhi azzurri-Fiore), questa volta lo fa con rara maestria supportato da una sceneggiatura scarna, ma efficace a cui ha partecipato personalmente con Roberto Saviano e Maurizio Braucci.
Scegliere tra circa 4000 ragazzi i volti e i corpi giusti per impersonare i protagonisti del film non è stato facile ma il regista, con il supporto di Chiara Polizzi, ci è riuscito alla grande ad incominciare da Francesco Di Napoli che ha il ruolo di Nicola, il capo dei paranzini. Bravissimi per talento e spontaneità tutti gli altri: Ciro Vecchione, Artem Tkachuk, Alfredo Turrito, Viviana Aprea, Valentina Vannino, Pasquale Marotta, Luca Nacarlo, Carmine Pizzo, Aniello Arena, Ciro Pellecchia, Roberto Carrano.
Roberto Saviano dedica il suo libro “Ai morti colpevoli. Alla loro innocenza” e nella prefazione scrive: «Il nome paranza viene dal mare… Paranza è il nome di barche che vanno a caccia di pesci da ingannare con la luce. Il nuovo sole è elettrico. La luce occupa l’acqua,ne prende possesso e i pesci la cercano e le danno fiducia. Danno fiducia alla vita,si lanciano a bocca aperta… Ma la luce si spegne… Strozzati dall’aria, le bocche si schiudono in piccoli cerchi disperati e le branchie che collassano sembrano vesciche aperte. La corsa verso la luce è finita.»
Anche i “nostri” paranzini sono stati accecati da una luce abbagliante: la promessa di avere “tutto e subito”, la mancanza di punti di riferimento, la famiglia e la scuola che non sanno più assolvere ai loro compiti educativi palleggiandosi responsabilità, la società malata di consumismo e tanto altro ancora…
Pasolini ne aveva già parlato ne I ragazzi di vita nel lontano 1955.
La paranza dei bambini non è e non vuole essere un film di denuncia ma sicuramente un film che deve sollecitare la riflessione.