Fedor Dostoevskij disse che «La bellezza salverà il mondo» e la bellezza è il tema del cortometraggio musicale Beauty, un musical diretto dal giovane regista Nicola Abbatangelo, prodotto dalla Moolmore Films con Rai Cinema e distribuito dalla Premiere Film. Il musical annovera un cast internazionale: Sylvester McCoy, Simon Paisley Day, James Clyde, Richard Henders e Hugh Sachs per citare i ruoli principali. Le canzoni sono di Fabrizio Mancinelli e ALexdander Rudd, la colonna sonora è di Fabrizio Mancinelli
Il cortometraggio, in concorso al Social World Film Festival 2019 di Vico Equense, si è aggiudicato il premio per la miglior Regia e il premio per la migliore Colonna sonora.
Nicola Abbatangelo ci ha presentato Beauty e si è raccontato alle nostre pagine.
Per iniziare voglio chiederti cosa ci racconti in Beauty e qual è il messaggio che vuoi trasmetterci?
«Iniziamo dal facile (ride). Beauty racconta la storia di uno strambo inventore, del rapporto tormentato con suo figlio Stick e del loro strano mondo in bianco e nero. A livello tematico parla della bellezza, del saperla riconoscere e condividere e di quel senso che spesso ci attanaglia dove “abbiamo tutto eppure abbiamo sempre la sensazione che manchi qualcosa”».
Il film è ambientato nella Londra di fine '800, la scenografia è curata nei minimi dettagli, molto particolare è la scena di Stick che sta per bussare alla porta del padre per parlare con lui. Dove avete girato il film?
«L’ideazione della scenografia è stato un processo molto lungo, ma molto entusiasmante. Abbiamo girato all’interno di un teatro di posa romano ricostruendo, nello spazio a disposizione, una casa a tre piani più cantina e qualche palazzo circostante per dare l’idea di un quartiere vivo. Proprio l’inquadratura che citi - confesso che è anche la mia preferita- è quella che ci ha fatto optare per la costruzione di una vera casa alta 9 metri piuttosto che piani separati come si è soliti fare. Smontando la facciata, poi, potevamo avere una specie di casa delle bambole dove potevano vedere in ogni momento i nostri protagonisti muoversi al suo interno. Una cosa fuori di testa! Che tristezza quando l’ho vista smontare dopo le riprese».
Una delle particolarità di Beauty è l'essere un musical live, ma in fase di registrazione era un musical senza musica. Sicuramente è stata una grande sfida, puoi raccontarci come ci siete riusciti, com'è andata e come l'avete reso possibile?
«Sicuramente il canto live è stata una delle nostre sfide più grandi. Nessuno ci credeva. Io non volevo costringere la recitazione nelle regole del playback. Volevo dare più libertà espressiva possibile agli attori. Insieme alla fantastica Emanuela Cotellessa, la nostra fonica fidata, siamo riusciti a creare un sistema che riusciva a mandare il segnale agli attori senza interferenze, interminabili fili e trasmettitori etc etc. In questo modo l’attore poteva cantare su una base provissoria prendendosi anche qualche libertà di tempo rendendo la recitazione molto più credibile. A fine montaggio, abbiamo registrato con l’orchestra reale che si è messa al servizio dell’interpretazione».
Stai pensando anche di farlo diventare un lungometraggio e un musical da portare a teatro?
«A mio avviso il percorso di Beauty finisce qui, almeno a livello filmico. Si tratta di un piccolo gioiellino ma che non vedo come lungometraggio. Per il teatro chi lo sà, mi divertirebbe sicuramente».
Il cast è formato da attori straordinari Sylvester McCoy, Henry l'inventore delle sfere, che già conosciamo per aver interpretato diversi ruoli in grandi film tra i quali L'Hobbit di Peter Jackson dove ha interpretato Radagast, poi anche Simon Paisley Day, che interpreta Stick il figlio di Henry, ha recitato in diversi film per il cinema e la televisione. Cosa ti ha fatto propendere nella loro scelta, come sei riuscito a coinvolgerli nel tuo progetto e com'è andato l'incontro con loro?
«Su questo devo essere molto sincero. SONO STATO MOLTO FORTUNATO. Ho fatto molte riunioni con le nostre casting director di Londra. Volevamo un cast con volti particolari e dall’indiscussa bravura canora. Abbiamo iniziato a contattare le varie agenzie e un giorno, mentre controllavo tutte le proposte, ho fatto un salto sulla sedia nel vedere questi attori. Hanno semplicemente letto la sceneggiatura e hanno deciso di presentarsi al casting. Ovviamente mi sono innamorato immediatamente di tutti loro. Erano esattamente come me li ero immaginati. Oltre questo mi sento anche molto felice dell’amicizia che ne è nata a seguito del cortometraggio».
Con quali criteri sono stati scelti tutti gli attori del cast e in generale quali criteri adotti nell'individuare gli attori giusti per i tuoi lavori?
«Forse ho risposto anche un po’ prima a questa domanda. Sulla scelta degli attori, come sempre, bisogna trovare il personaggio, quello che abbiamo sempre visto nella nostra testa durante il periodo di scrittura lasciando però sempre una porta aperta per l’inaspettato che può sempre stupirti in una direzione diversa. In generale, adoro i volti particolari, magari anche qualche piccolo difetto che sottolinea meglio il personaggio o, meglio ancora, quei volti che facilmente cambiano da una scena all’altra».
Le musiche e i testi sono stati scritti a Los Angeles, le musiche sono state eseguite da una orchestra a Budapest, i cori sono stati registrati a Londra. Quanto è stato complicato coordinare un team sparso in tutto il mondo?
«Ovviamente non è stato facile, ma neanche difficilissimo, perchè sono stato sempre supportato da Fabrizio Mancinelli, compositore bravissimo e amico, e il suo “partner in crime” Alexander Rudd. Ricordo ancora con emozione quando mi sono arrivati i primi test melodici, registrati al volo con un pianoforte. Come hai detto tu stesso prima, l’orchestra è arrivata solo alla fine del montaggio e puoi immaginare l’emozione nel sentire le musiche che ci hanno accompagnato per mesi finalmente suonare con un'orchestra vera di 40 elementi».
Il film è stato premiato al Social World Film Festival di Vico Equense con i premi per la miglior regia e miglior colonna sonora, ma ha già vinto molti altri premi in altri Festival. Cosa si prova a veder riconosciuti tutti i sacrifici che hai dovuto sopportare per la sua realizzazione e a quali altri Festival è in concorso?
«Sicuramente è un'emozione bellissima e spero soprattutto che renda felici anche tutti i miei soci e le persone della crew. Sarebbe stato impossibile avere un prodotto così senza il loro aiuto. Alcuni di loro hanno davvero dato tutto per il progetto supportandomi su tutti i livelli, da quello umano a quello artistico. É davvero bello lavorare cosi».
In Beauty hai dato colore al mondo, adesso cosa dobbiamo aspettarci, quali sono i tuoi progetti futuri e a cosa stai lavorando adesso?
«In questo momento sto lavorando al mio primo lungometraggio. Non posso dire molto, ma sarà sempre un musical prodotto da Marco Belardi. A breve novità!».
Se tu fossi un piatto che piatto saresti e perchè?
«Bella domanda. Pensandoci bene ti direi la Ratatouille. É un piatto povero ma molto gustoso che la mia mamma faceva spesso quando eravamo piccoli. Insieme a quegli odori porto con me diversi ricordi e sensazioni che cerco di ricreare nel mio lavoro. Sì, forse vorrei essere proprio quello!».