A Scampia, un quartiere spesso associato a immagini di degrado e di illegalità, sorge il Centro Penitenziario 'Pasquale Mandato' Secondigliano Napoli, grande circa 384 mila metri quadrati (40 ettari) che può ospitare 1.300 detenuti per lo più classificati di Alta Sicurezza ovvero appartenenti ad organizzazioni criminali, all’intero del quale accoglie anche donne trans.
Ieri, grazie all’impegno di Antinoo Arcigay Napoli, è stata organizzata una speciale "Tombola Scostumata" con le famose Cerasella e Maruzzella, un evento che ha portato un pomeriggio di gioia e leggerezza alle detenute.
L'incontro, più che una semplice attività, si è trasformato in un momento conviviale ricco di allegria, amicizia e amore. Le risate, le battute e la condivisione di un'esperienza diversa dal solito hanno permesso alle detenute di vivere qualche ora di spensieratezza, creando un legame speciale tra di loro e con gli ospiti.
Dopo lo spettacolo, che ha spazzato via, almeno per un po’, una quotidianità complessa e pesante, dei momenti ricchissimi, di mutuo interscambio, hanno intrecciato i racconti delle detenute a quelli degli uditori. Le donne, confidando nello spazio sicuro che si è definito in quelle poche ore, hanno raccontato e condiviso le loro storie spesso segnate dalla tristezza, ma anche dalla forza e dalla resilienza. È stato un pomeriggio che ha dato loro l'opportunità di sentirsi ascoltate e comprese, in un ambiente dove l'affetto e la solidarietà hanno prevalso.
L'incontro con alcune di queste detenute rappresenta un'esperienza profonda e illuminante, che permette di scoprire i molteplici strati che compongono la loro esistenza, anche se rinchiusa entro mura che sembrano invalicabili.
Foto prese dal web
Entrare nel carcere di Scampia è come attraversare una soglia tra due mondi: quello esterno, caratterizzato da una superficialità a volte spietata, e quello interno, fatto di storie personali complesse e spesso dolorose. Le donne trans detenute vivono in un contesto che amplifica le discriminazioni e le difficoltà già vissute nella società libera, rendendole spesso doppiamente emarginate, sia come detenute sia come individui appartenenti a una minoranza di genere.
Durante l'incontro, sono emersi racconti intrisi di sofferenza, ma anche di resistenza. Storie di transizione e il coraggio di essere fedele alla propria identità nonostante il sistematico rifiuto da parte della famiglia e della comunità circostante. Del loro costante equilibrismo tra il desiderio di essere autentiche e la necessità di proteggersi in un mondo ostile.
La reclusione rende il loro percorso un cammino ancora più solitario, minato dalla mancanza di adeguato supporto psicologico e sanitario. La mancanza di accesso ai trattamenti ormonali e la difficoltà nel vedersi riconosciute nella propria identità di genere sono solo alcune delle sfide che devono affrontare quotidianamente.
Il contesto carcerario di Scampia non è isolato in queste dinamiche, ma rappresenta un microcosmo delle problematiche sociali più ampie. La condizione delle donne trans detenute rispecchia la trama di un romanzo classico come "La casa degli spiriti" di Isabel Allende, dove personaggi emarginati trovano il modo di sopravvivere in una società che li reprime. Nella narrazione di Allende, gli spiriti e le presenze lontane dall'accettazione comune convivono con il quotidiano, in un intreccio di magia, sofferenza e ribellione. Allo stesso modo, le donne trans nel carcere di Scampia abitano una realtà dove la loro identità è costantemente in bilico tra ciò che sono e ciò che la società dice dovrebbero essere.
La loro resistenza non è solo sopravvivenza, ma anche forma di protesta: raccontare le loro esperienze diventa un atto di ribellione, uno strumento per rivendicare la propria identità. Alcune di queste donne hanno trovato nel supporto reciproco una forma di solidarietà che trascende le sbarre, formando gruppi di auto-aiuto e cercando di stimolare un cambiamento delle condizioni interne attraverso progetti di sensibilizzazione rivolti al personale penitenziario e alle altre detenute.
L'offerta di attività formative e creative, seppure limitata, ha permesso loro di esplorare canali alternativi di espressione. Attraverso il teatro, la scrittura e l'arte, molte detenute riescono a manifestare il proprio vissuto, trasformando il carcere in uno spazio dove l'identità non è soltanto negata, ma anche scoperta e celebrata.
Rimane però urgente la necessità di politiche penitenziarie più inclusive e attente alle specificità delle detenute trans, che spesso non vedono riconosciuti i loro diritti fondamentali.La mancanza di normative chiare sulla gestione delle “persone trans e non binarie” nei contesti detentivi conduce a situazioni di abusi e negligenza che potrebbero essere evitati con una formazione adeguata e l'implementazione di pratiche inclusive.
L'esperienza all'interno del carcere di Scampia non è solo un viaggio in un universo spesso ignorato, ma anche un potente richiamo alla responsabilità sociale. Le loro storie raccontate non sono solo loro: appartengono a tutti noi e alla nostra capacità di immaginare e costruire una società più giusta e consapevole, una società dove le porte del carcere non rappresentino solo una forma di isolamento, ma anche una possibilità di riscatto e umanizzazione.