Questa sera, giovedì 7 febbraio, a Striscia la notizia (Canale 5, ore 20.35), Andrea Delogu riceve il Tapiro d’oro per le sue dichiarazioni a favore della canzone Rolls Royce di Achille Lauro, che è in realtà un inno all’ecstasy. Rolls Royce è una pasticca di ecstasy. Il direttore artistico era in sé quando l’ha ascoltata e scelta per il Festival di Sanremo?
Staffelli intercetta la Delogu e le domanda: «Questa mattina, ha detto che la canzone di Achille Lauro è poesia pura». L’inviato aggiunge: «Sulle pastiglie di ecstasy c’è scritto RR, non lo sapeva?». La Delogu risponde: «Io pensavo alla macchina, perché lui nel videoclip arriva su una Rolls Royce».
Staffelli le ricorda «che i ragazzini di 14-15 anni sono i principali consumatori di quel tipo di droga». Lei quindi ammette: «Adesso mi sento molto in colpa. Ho letto il testo ma non ho visti riferimenti. Ritratterò». E ancora: «La droga fa male. Ho sbagliato».
Ma come, c’è un trapper che non sa (o finge di non sapere) certe cose? Achille Lauro, che si vanta di conoscere bene certi ambienti, non sa che Rolls Royce è uno dei nomi di più comuni per chiamare le pasticche di ecstasy? Tutto nasce dalla famosissima statuetta (una donna con le braccia aperte e le vesti gonfiate dal vento) posta sul radiatore delle Rolls Royce. Il suo nome (nato ovviamente molto prima della droga sintetica) è Spirit of Ecstasy, Spirito dell’ecstasy: da qui l’abitudine a chiamare Rolls Royce le pasticche sintetiche. E del resto basta una velocissima ricerca su internet per trovare l’immagine di decine di pastiglie di droga con impresso il marchio con la doppia erre. Ma Achille Lauro tutto questo non lo sa (o finge di non saperlo). Evidentemente la droga fa male, anche alla memoria. E spesso provoca deliri di onnipotenza che ti fanno credere di poter prendere in giro il resto del mondo. Perché, nella canzone che ha portato al Festival, oltre alla Rolls Royce ci sono pure Amy Winehouse, Jim Morrison e Jimi Hendrix: Achille Lauro non conosce le loro vite (e le loro morti)? Si è dimenticato di aver scritto in Sono io Amleto (il libro autobiografico pubblicato da Rizzoli) un capitolo intitolato “Confessioni di un pusher”? Non ricorda di aver rilasciato un’intervista, La musica mi ha salvato dalla galera, In cui dichiarava, tra l’altro: “Nel mio quartiere, alla periferia di Roma, girava tantissima droga. Così iniziare a fumare marijuana, hashish o prendere droghe chimiche fu naturale. Lo facevano tutti, lo facevo anche io”. E ancora: “Entrai in contatto con famiglie criminali. Compravo chili di droga che facevo vendere a una squadra di spacciatori che avevo creato. Divenni ricco, avevo una bella vasca idromassaggio”. Uno che è stato pusher non sa quello che sa chiunque frequenti le discoteche? Forse, più banalmente, Achille Lauro non ha il coraggio di difendere quello che ha scritto.