Napoli e il ritmo. Il Sud e la tarantella. Sabato 1° dicembre 2018, in piazza Plebiscito, Eugenio Bennato dirige il concerto che celebra il primo ventennale di Taranta Power. Un live vulcanico cui parteciperanno le principali formazioni che negli ultimi decenni hanno interpretato, custodito e tramandato il linguaggio fisico della musica popolare.
Taranta Power – 20 anni di battito del Sud vuole essere un appuntamento che mette in connessione il passato e il futuro, “l’algebra e la magia”, in un dialogo aperto fra i maestri e le generazioni che crescono. Dall’arcaico entroterra campano al Salento luminoso, dalle solitarie lande calabresi ai festosi borghi lucani e alle vorticose strade siciliane, il battito genera un’onda che incendia le esperienze di chi fa musica nel Mediterraneo e da qui parte per diffondere questa secolare cultura in ogni continente. Con la fede nel mito, contro gli stereotipi e assecondando il credo della danza rituale. «Negli ultimi venti anni – ricorda Eugenio Bennato – abbiamo vissuto e viaggiato al ritmo della taranta, portando il linguaggio del Sud Italia in ogni città del pianeta. Basti pensare al tour primavera-estate appena terminato: dal Portogallo al Maghreb (Tunisia, Algeria), fino all’Opera House del Cairo, capitale suo malgrado protagonista del drammatico omicidio del giovane dottorando Giulio Regeni. In seguito alla sua enigmatica morte, le relazioni istituzionali fra Egitto e Italia si sono assai impoverite. Al contrario – per un’irripetibile epifania – al Cairo la gente ha scelto la nostra musica quale momento intimo di disgelo. Così con la Ninna Nanna e Che il Meditettaneo sia, in piena notte e in diretta televisiva nella trasmissione di Mona el-Shazly, abbiamo condiviso un’emozione sana e autentica.»
«L’evento che segna la nascita ufficiale del movimento Taranta Power – aggiunge ancora Bennato – è storico. Eravamo a Lecce, era il 3 ottobre del 1998. Accanto a me in palcoscenico c’erano i massimi esponenti della musica di taranta di tutte le regioni del Sud: per il Gargano, i Cantori di Carpino (già allora ultraottantenni) guidati dal mitico Sacco Andrea e da Antonio Maccarone e Antonio Piccininno, e poi l’insuperato Matteo Salvatore; per il Salento, i maestri della pizzica Alla Bua e Aramirè; per la Sicilia, Alfio Antico; Antonio Infantino e i Tarantolati di Tricarico per la Basilicata, e il gruppo Tactus per la Calabria. A quel debutto, seguì un tour che coinvolse con grande successo i più importanti centri sociali del Nord: il Leoncavallo a Milano, la Flog a Firenze, il Pedro a Padova, il Livello 57 a Bologna, il Faro a Roma. L’emozione e l’esperienza di questi intensi e straordinari vent’anni sono quelli di una vera rivoluzione culturale, che comincia anzitutto dai più giovani. Dappertutto, nascono festival e rassegne, si aprono scuole di taranta, e nei circuiti internazionali la musica etnica italiana si afferma per la prima volta come patrimonio stabile nel panorama della world music. Una nuova classe di artisti, oggi, è viva e proiettata nel domani con l’eredità e gli insegnamenti dei maestri della tradizione. Il concetto di taranta non è un passepartout modaiolo. È energia che ribalta i termini della questione meridionale e divulga nel pianeta l’immagine di un Sud nuovo, trasgressivo e propositivo. Attraverso i valori della sua cultura: antica, magica, contemporanea. Un’arte che fa a duello con l’universo passivo-omologato-globalizzato.»
È facile intuire che l’appuntamento del 1° dicembre in piazza Plebiscito si annuncia come un viaggio collettivo, immersivo e medianico nei suoni di chitarra battente e nella coreutica di ieri e oggi. Tutti in piazza; c’è un popolo che crede in un ritmo. Ballando meridionale il ballo che non finisce mai.