Stamane, nel foyer del Teatro Diana di Napoli, è stato presentato il libro Pensavo fosse un comico, invece era Troisi di Ciro Borrelli, Ed. Phoenix Publishing che rientra nella linea editoriale Serie Oro, curata da Anita Curci, con la prefazione sentita e commovente di Rosaria Troisi.
Il volume è costituito da cinque capitoli preceduti da una breve biografia del grande attore, regista e sceneggiatore prematuramente scomparso. Il primo capitolo Testimonianze raccoglie i suoi pensieri e le attestazioni di stima e di affetto di personaggi famosi del mondo dello spettacolo a cui segue il capitolo Confidenze che raccoglie interviste a personaggi che lo hanno conosciuto. La parte centrale riguarda la storia della sua carriera iniziata con il trio La Smorfia costituito da Lello Arena, Enzo De Caro e lo stesso Troisi. L’ultimo capitolo è dedicato ai film dell’artista campano, sia quelle girate e sceneggiate da lui, sia quelle in cui ne è soltanto interprete.
Un libro che soddisfa qualsiasi curiosità del lettore più esigente e disegna un ritratto a tutto tondo del grande artista amato e rimpianto dal pubblico offrendo spunti di riflessione, soprattutto alle nuove generazioni che non hanno avuto il privilegio di seguire gli sviluppi di una carriera iniziata in sordina, da un oratorio parrocchiale alla candidatura agli Oscar in qualità di attore per il film Il postino.
All’incontro sono intervenuti: Rosaria Troisi, Giuseppina Scognamiglio, professoressa di letteratura teatrale italiana all’Università Federico II, Gaetano Ferrara, la controfigura di Troisi nel film Il postino e la nota attrice napoletana Adele Pandolfi che ha letto con grande partecipazione emotiva alcuni brani del libro, sollecitata dal moderatore dell’incontro il giornalista Giuseppe Giorgio.
Gli interventi più attesi e commoventi sono stati quelli di Rosaria Troisi e di Gaetano Ferrara. La prima ha ricordato gli esordi del piccolo Massimo nel ruolo di Pinocchio in una recita scolastica sottolineando il ruolo della madre in questa avventura. Ebbe a dire:«Ma fra tante creature che vanno ‘a scola, proprio a te avevano scegliere ‘a mammà?», rivelando una natura non competitiva molto diversa dalle mamme di oggi che “farebbero carte false” pur di vedere i loro figli recitare in un film o a teatro o come calciatori quali “novelli Maradona”. E altri ricordi non sono mancati, tra i quali quelli relativi “alla casa libera” per avere “incontri ravvicinati con le ragazze” e la partecipazione in massa di tutta la famiglia agli spettacoli in oratorio.
Gaetano Ferrara si è commosso fino alle lacrime nel ricordare il suo amico Massimo, in particolare i giorni conclusivi delle riprese del film Il postino. Segnato dalla malattia volle festeggiare con tutta la troupe l’ultimo giorno di lavorazione pronunciando una frase rimasta nel cuore di tutti:«Non vi dimenticate di me…».
La professoressa Giuseppina Scognamiglio ha detto che l’opera di Massimo Troisi deve ancora essere studiata e approfondita in ogni suo aspetto. Pur non avendo frequentato un’accademia teatrale è diventato un grande attore grazie alla sua umiltà e professionalità. Le generazioni future avranno modo di conoscerlo ed apprezzarlo attraverso i suoi film e porteranno un contributo significativo alla critica cinematografica e teatrale proprio perché metteranno a fuoco più di noi contemporanei la grandezza e la modernità di questo grande artista.
Allo scrittore Ciro Borrelli il compito di chiudere l’incontro. Egli ha sottolineato i due motivi per i quali ha scritto questo libro: il profondo amore per Massimo e la sua produzione e l’orgoglio di essere napoletano attraverso Massimo.
Noi di The Cloves Magazine possiamo aggiungere che è un libro che si legge tutto di un fiato, scorrevole e intrigante , pedagogico quanto basta e approfondito nonostante l’esiguità delle pagine, appena 114.
Ci piace chiudere con la poesia che Roberto Benigni gli dedicò:
Chissà cosa teneva dint’‘a capa, intelligente, generoso, scaltro.
Per lui non vale il detto che è del Papa, morto un Troisi non se ne fa un altro.
Morto Troisi muore quella bella, serena, antica, dolce tarantella.
Ciò che Moravia disse del Poeta, io lo ridico per un Pulcinella.
La gioia di bagnarsi in quel diluvio di jamm, oì lloc’ ‘naggia, ecc’azz’!
Era come parlare col Vesuvio, era come ascoltare del buon jazz.
“Non si capisce”, urlavano sicuri.”Questo Troisi se ne torni al Sud”.
Adesso lo capiscono i canguri, gli indiani e i miliardari di Hollywood
con lui ho capito tutta la bellezza di Napoli, la gente, il suo destino,
e non mi ha mai parlato della pizza, e non mi ha mai suonato il mandolino.
Oh Massimino, io ti tengo in serbo fra ciò che il mondo dona di più caro.
Ha fatto più miracoli il tuo verbo che quello dell’amato San Gennaro!.