"Io non voglio uscire. Storia di Manuel, nato due volte”, un viaggio tra identità e accettazione

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"Io non voglio uscire. Storia di Manuel, nato due volte”, un viaggio tra identità e accettazione

Nella storica sede dell'Arcigay, nel cuore del centro storico di Napoli, si è tenuta la presentazione del libro di Anna De Santis "Io non voglio uscire. Storia di Manuel, nato due volte" (Giuseppe de Nicola Editore - collana Asperula), un evento significativo per la comunità LGBTQ+ e per tutti coloro che si impegnano per la promozione dei diritti civili. L’evento è stato organizzato nell'ambito del format Poetè, ideato da Claudio Finelli, che ne è anche il moderatore e che in quest’occasione ha visto la partecipazione di due ospiti d'eccezione: Daniela Lourdes Falanga, Delegata politiche trans per Antinoo Arcigay Napoli, e Carmela Smaldone, Presidente di AGEDO Napoli.
Il libro di Anna De Santis è una narrazione intensa e toccante che racconta la storia vera di Martina, una ragazza che intraprende il doloroso cammino per diventare Manuel. Il percorso che Martina compie in direzione di Manuel è descritto con sincerità disarmante dallo sguardo inedito del genitore, mettendo in luce le sfide, le sofferenze e le resistenze incontrate lungo il percorso. In particolare, il libro si focalizza sulla relazione conflittuale tra Manuel e sua madre, una donna che ha cercato disperatamente di opporsi alla transizione del figlio.
La madre di Manuel, rompendo il silenzio, incarna le paure e le incertezze che in realtà toccano molti genitori di fronte alla transizione dei propri figli. Armata di timori per il futuro e di una profonda incapacità di accettare il cambiamento, ha combattuto una guerra persa in partenza. Dall'altra parte, Manuel ha affrontato il processo con una determinazione feroce, spinto dal bisogno irrinunciabile di essere sé stesso. La sua storia è un esempio di coraggio e di perseveranza, una testimonianza del fatto che, nonostante le difficoltà, è possibile trovare la propria strada e vivere autenticamente.
Durante la presentazione, Anna De Santis ha sottolineato l'importanza di raccontare storie come quella di Manuel. "La disforia di genere è una realtà molto più diffusa di quanto si pensi, eppure è ancora ignorata. Vorrei tanto che questo libro potesse aiutare altri ragazzi a trovare il coraggio di allinearsi alla propria identità sessuale e potesse aiutare tutti ad accettare e rispettare le diversità", parole che riecheggiano un messaggio di speranza e di inclusione, un invito a comprendere e accettare le diversità che arricchiscono la nostra società. 
L'autrice ha raccontato le motivazioni e le circostanze che l'hanno spinta a scrivere, offrendo uno spaccato intimo e toccante del suo processo creativo. Le sue parole hanno rivelato una storia di riflessione, crescita personale e amore incondizionato, che ha trovato nel lockdown un'opportunità inaspettata. 
"Quando ho pensato di scrivere il libro è successo perché avevo tempo libero," ha spiegato De Santis. "Era il periodo del lockdown, eravamo costretti a rimanere a casa. Per la prima volta in vita mia non andavo al lavoro la mattina. Avevo delle ore libere, una cosa miracolosa per me. Da mesi, anzi anni, avevo delle cose da sistemare." Questo tempo libero forzato è diventato l'occasione per mettere ordine nei pensieri e nelle esperienze accumulate.
Inizialmente, l'idea era quella di scrivere quasi come un diario segreto. "Volevo scrivere per me, per riordinare le idee," continua la scrittrice. Tuttavia, man mano che scriveva, ha capito che il suo lavoro poteva avere un valore più grande. "Mi sono resa conto che poteva essere qualcosa di utile per qualcun altro, poteva facilitare il percorso di altre persone, poteva servire a non far sentire soli."

                                               
Il potenziale impatto del suo libro è diventato evidente durante un incontro in una scuola. "C'è stato un ragazzino che aveva difficoltà a dire delle cose alla sua famiglia," ha raccontato l'autrice. "Alla fine è riuscito a dirglielo e questa cosa mi ha fatto veramente tanto piacere. Mi sono sentita in qualche modo partecipe del suo percorso, che deve portare alla loro felicità, non alla nostra tranquillità."
De Santis ha anche condiviso un'esperienza personale che l'ha profondamente segnata: l'attesa fuori dalla sala operatoria mentre suo figlio era sottoposto all’intervento. "Temevo che potesse succedere qualcosa durante l'operazione. Ero terrorizzata. Ma quando è uscito, tramortito dal dolore e dall'anestesia, mi ha sorriso. Ho capito che si va avanti con un semplice sorriso, ed è stata l'unica cosa che contava."
Alla domanda su come sia riuscita a superare le difficoltà, De Santis ha risposto con semplicità e sincerità: "Per me è stato solo l'amore. È l'unica cosa che ci dà la forza per superare qualsiasi cosa, anche quelle che non riusciamo ad accettare, anche quelle che ci sembrano pericolose e spaventose."
Le parole di Anna De Santis hanno toccato profondamente chi ha avuto il privilegio di ascoltarla. Il suo libro, nato dal desiderio di mettere ordine nei propri pensieri e di offrire supporto agli altri, è una testimonianza potente di come l'amore e la comprensione possano fare la differenza nelle vite delle persone. In un momento storico di isolamento e incertezza, la sua storia di resilienza e dedizione è un faro di speranza e un invito a non arrendersi mai di fronte alle difficoltà.
Durante la presentazione del libro, Daniela Lourdes Falanga ha catturato l'attenzione del pubblico con un intervento emozionante e profondamente riflessivo. Davanti a una platea attenta, Lourdes ha discusso dei delicati passaggi che coinvolgono i genitori nell'accettare e comprendere le scelte di vita dei propri figli, in particolare nel contesto del percorso di conferma di genere.
Daniela Lourdes ha iniziato il suo discorso ricordando le numerose discussioni avute con i genitori che accompagnano i loro figli in questo difficile percorso. "Ci siamo incontrati diverse volte e abbiamo discusso in maniera commovente dei passaggi che toccano i genitori," ha dichiarato, sottolineando quanto sia cruciale che l'amore genitoriale non si snaturi, ma evolva in un nuovo sodalizio con la vita dei figli.
Ha messo in luce il contrasto tra l'immagine ideale che i genitori hanno dei loro figli e la realtà autentica e autonoma che questi ultimi propongono. "È questo il problema," ha affermato Lourdes, "tutto l'aggancio che non c'è più e che mette molta ansia."
L'intervento ha toccato temi profondi, come il cambiamento della percezione sociale e familiare della maschilità e della femminilità. Daniela Lourdes ha notato come, un tempo, erano principalmente i padri a soffrire di più di fronte ai cambiamenti dei figli, legati com'erano a una maschilità tossica e culturalmente radicata. Oggi, invece, sono spesso le madri a manifestare una visceralità e una paura più intensa.
Ha descritto in modo toccante il dolore che una madre può provare quando il corpo del proprio figlio, che ha nutrito e amato, desidera cambiare e rigenerarsi in un nuovo nome e genere. 
Una parte significativa del suo intervento ha riguardato l'importanza del linguaggio. Ha criticato l'uso del termine "disforia di genere," poiché implica una medicalizzazione e una patologizzazione che molti non vogliono più ascoltare, bisogna dire "conferma di genere". Ha inoltre parlato del ruolo dei figli nel forzare i genitori a comprendere: "Oggi i ragazzi dicono ai loro genitori 'mi devi capire,' e questo forza i genitori in un percorso che è sicuramente difficile."
Daniela Lourdes ha riconosciuto che questo nuovo atteggiamento rappresenta una sfida per i genitori, ma anche una necessità per il benessere dei figli. Ha sottolineato che questa spinta verso la comprensione e l'accettazione non trova sempre risposta immediata e serena, ma è un percorso lungo e complesso ed ha lanciato un appello ai genitori affinché diventino guerrieri per i propri figli, proteggendoli dalla società che spesso li rende infelici. Ha sottolineato l'importanza che i genitori sostanzino la verità dei propri figli, altrimenti questi ultimi rischiano di vivere una vita di solitudine e infelicità.
"Se i figli sono infelici, è perché la società li rende tali," ha detto Daniela Lourdes. "Se un genitore non è capace di sostanziare la verità dei propri figli, quel ragazzo o quella ragazza è destinato a essere solo, a portarsi dentro la solitudine per anni."
L'intervento di Daniela Lourdes Falanga ha risuonato profondamente nella platea, offrendo uno spunto di riflessione su temi cruciali come l'amore genitoriale, la comprensione e il supporto nel percorso di conferma di genere. Ha esortato i genitori a diventare alleati e protettori dei propri figli, per costruire insieme una società più inclusiva e comprensiva.