«Un attore deve sfidare qualunque cosa per imparare di più.» Isa Danieli a teatro con “Le Signorine”. Intervista

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«Un attore deve sfidare qualunque cosa per imparare di più.» Isa Danieli a teatro con “Le Signorine”. Intervista

In questo periodo la grande e straordinaria Isa Danieli è impegnata a teatro con lo spettacolo “Le Signorine” di Gianni Clementi, traduzione Antonio Grosso per la regia Pierpaolo Sepe accanto ad un’altra straordinaria attrice Giuliana De Sio, con la produzione del Nuovo Teatro di Marco Balsamo.
Sicuramente è uno degli spettacoli teatrali più affascinanti e inediti dell'anno, uno di quelli che catturerà un'enorme quantità di pubblicità e commenti, un melodioso melodramma di odio, vendetta e omicidio, un drama horror di alta classe, nella vena di Hitchcock, con esibizioni virtuosistiche di Isa Danieli e Giuliana De Sio e momenti sia accesi di umorismo aspro sia commoventi inondati di tenerezza, in cui infuria la fragilità della vita e l’indegnità della vecchiaia. Una frustrazione agonizzante e contrastante contrappone le caratteristiche delle due sorelle zitelle e anche zoppe.
Dopo questo spettacolo, la tournèe finirà a marzo, Isa Danieli sarà impegnata con Enrico Ianniello in un nuovo spettacolo “Giacomino e Mammà” tratto da Conversaciones con Mamà di Santiago Carlo Ovès Jordi Galceran, con la traduzione e adattamento di Enrico Ianniello che ne cura anche la regia, dal 12 Aprile 2019 al teatro Sannazaro di Napoli.

Cosa le ha convinto ad assumere questo ruolo così impegnativo?
«Leggendo la parte ho notato che era un testo scritto abbastanza bene, con un momento di grande comicità, ma è stato il risvolto della commedia che mi ha fatto accettare di sicuro e con gioia, perché nel secondo atto succede tutto diversamente e accadono dei fatti che non vado a raccontare, altrimenti togliamo la sorpresa. Era una parte anche abbastanza difficile da fare e, quindi, è stata un'altra mia sfida. É un testo nuovo e, quando si tratta di testi nuovi, sono sempre pronta, ovviamente se mi piacciono e il dover recitare con Giuliana, con la quale non avevo mai avuto la possibilità di recitare, pur conoscendoci  e, anche questo, mi ha portato ad accettare.»
C'è qualcosa che l'ha toccata profondamente?
«Quello che mi ha toccato profondamente è ciò che mi porta a dover fare una cosa durante lo spettacolo, qualcosa che non mi era mai successo di fare, un’interpretazione che, a un attore a un’attrice, dà la voglia di voler provare a fare una cosa del genere, per lo meno per me è così. Ho sempre cercato di provare a fare cose che non ho mai fatto. Questa voglia di cambiare e fare cose diverse, cose che, io stessa, magari, mi dico, ma chi lo sa se ce la faccio o non ce la faccio, ma all’'età che ho io, credo sia una cosa abbastanza eccitante ed entusiasmante dover pensare di interpretare una parte che neanche lo sai come potrebbe finire, è una cosa che mi aiuta a volerci provare.»


Possiamo parlare di “strana coppia” anche se tanto “strana” non è perché voi due siete accomunate da diverse cose…
«Soprattutto da un autore, Annibale Ruccello, Giuliana ha messo in scena, Notturno di donna con ospiti, ed io, prima di lei, ho fatto Ferdinando, anche se è un filo lontano, anche se lei non lo conosceva ancora ed io sì. Per lei, quando ha scelto quel testo da fare, è stato importante e ci ha visto bene a farlo, perché veramente è stata brava, credo che è anche per questo che ci si capisce.»
Come vi siete trovate, chi ha chiamato chi?
«Giuliana aveva il testo dell’autore Gianni Clemente e lei gli ha dato una mano per quello che riguardava la sua personalità scenica e mi ha fatto chiamare per sapere se accettavo di fare questo spettacolo, un po' sono stata titubante:”Non lo so.” “Poi vediamo.” E alla fine mi sono decisa, appunto perché sono voluta andare incontro a quello che potevo aspettarmi e soprattutto a qualcosa di nuovo.»
Di solito la stampa, quella del gossip, ama che le donne siano sempre in competizione, con litigi esemplari per chi sia la vera primadonna, la diva! Questo catfight come sta andando tra voi? 
«Non è successo niente di tutto questo, anche perché non ci dimentichiamo che ci sono vent’anni di differenza tra me e Giuliana. C'è il rispetto reciproco e ci siamo trovate subito dal momento in cui abbiamo cominciato a parlare di questo progetto e a metterlo in atto. Dopo tu, prima io, insomma non si fa. Non ho mai litigato e non ho mai avuto screzi con nessuno. Ho fatto anche lo spettacolo con Veronica Pivetti e ognuna faceva quello che giustamente sapeva fare e ci metteva l'anima ed è così anche in questo spettacolo.»

                               
Uno dei motivi per cui ha avuto una così grande carriera e che non è mai sta capace di fare delle “stupidità”…
«Non è una questione di stupidità, dopo essere stata tanti anni con Eduardo, dopo aver fatto tanti testi conosciuti e rimessi in scena, etc. ho sempre avuto, a un certo punto, la forza e la voglia di buttarmi a fare altre cose, fin da quando ero piccola. Quando sono entrata a lavorare con Eduardo, dopo quattro anni, me ne sono andata, perché ho voluto fare l’avanspettacolo. Sono andata via dalla compagnia che mi pagava più di quanto mi potessero pagare dall'altra parte, poiché avrei imparato cose diverse, infatti, non avrei saputo mai cantare o ballare, invece, nell’avanspettacolo ho imparato tutte queste cose che Eduardo non mi poteva insegnare. Ogni tanto andavo via per fare altre cose, fa parte, forse, del mio carattere. Anche con la Gatta Cenerentola, mi dissero che Roberto De Simone stava facendo i provini e, pur sapendo che erano quasi vent’anni che facevo questo mestiere, sono andata dal maestro e ho fatto il provino di canto. Non ci ho pensato neanche un minuto e non sapevo neanche cosa avessi fatto. Questa è una cosa che, a un attore a un’attrice, dovrebbe esserci sempre, dovrebbero cercare di sfidare qualunque cosa per imparare di più, a me questo è successo di continuo. Annibale Ruccello scrisse per me Ferdinando, ma io non l'ho fatto perché l’ha scritto per me, ma perché il personaggio era strepitoso, come facevo a non interpretarlo? Ero pronta a farlo anche senza una lira, perché non avevamo soldi in quel periodo e c’era la difficoltà a trovare qualcuno che metteva su questo spettacolo, perché era un testo nuovo. Il regista era nuovo, sempre Annibale. Perché l'autore era nuovo, sempre Annibale. Ed io non avevo quel piccolo nome che ho adesso, certo lavoravo molto, non sono mai stata ferma un anno, però ho voluto buttarmi in questo progetto di Ferdinando perché ero convinta e sicura che avrebbe avuto successo. Ho dovuto aspettare tanto pur di vedere un teatro esaurito, perché ogni dieci anni, dopo la morte di Annibale, io l'ho ripreso per trent’anni questo spettacolo e ciò vuol dire che ci credevo non poco, di più, sempre con la stessa regia di Annibale, finché non ho visto il teatro ultra esaurito, quando ho visto scritto sold out, mi sono detta: “Va bene, adesso posso pure smettere di farlo questo spettacolo, ho un'età e, quindi, lasciamo perdere.” Ho avuto la forza di rinunciare a cose più allettanti che mi sono arrivate, però io non le ho fatte. Pensavo fosse meglio di fare l'altra cosa non allettante, né come soldi né come giro di compagnia e ciò credo dipenda dal carattere di un attore, di un’attrice.»
Chi è stato ed è il suo insegnante preferito e più grande e a chi adesso lei insegna?
«No, io non insegno a nessuno, io recito e basta. Non so neanche perché ogni tanto mi chiamano “maestra”. Ad ogni modo, non si può dire chi è stato il più o il meno, ringrazio sempre per tutto quello che ho fatto e per tutti quelli che mi hanno dato la possibilità di lavorare. Sono felice di tutto quello che ho fatto, non mi sono pentita neanche una volta di aver fatto un qualcosa, quindi, non ho chi è stato di più, chi mi ha insegnato di più o di meno, tutte le cose che ho fatto mi hanno insegnato qualcosa.»
Quanto s’immerge in questioni sociali questo spettacolo, la condizione della donna, la famiglia…
«Sono due donne che vivono da sole, zitelle e pure zoppe, con vent’anni di differenza e raccontano un momento della vita di chissà quante persone si trovino in questa condizione. Tocca quello che stiamo vivendo ed è giusto farlo vedere, ascoltare e anche far divertire, infatti, nel primo atto la gente si diverte moltissimo e dopo entra in un altro status. Non è che la gente non ride più, ma è un riso e un modo di ridere diverso ed entra in un altro piano ed è questo ciò che mi piace più di tutto in questa commedia, amo questo cambiamento che pian piano porti il pubblico dove vuoi tu, perché è attirato da quello che succede.»