La Zero con la sua “Nina è brava” (Etichetta Clodio Music), presentata all'undicesima edizione di Sanremo Giovani, ha scosso le coscienze dando voce a tutti quei bambini, che non solo sono “imprigionati”, ma anche deliberatamente emarginati, fino a settembre 2018 erano 62 i bimbi, con 52 mamme, presenti nei penitenziari italiani.
La Zero, nome d’arte di Manuela Zero, ha presenta al pubblico di Sanremo una canzone “teatrale” con incursioni nel dialetto napoletano, progetto in cui ha voluto unire le sue due grandi passioni: la musica e la recitazione e con cui ha riportato in luce il delicato e poco conosciuto tema della condizione minorile in carcere, di quei bambini che, per una malasorte, sono costretti a vivere nei penitenziari con le loro madri, donne spesso in preda a situazioni familiari critiche e di povertà.
“Nina è brava” risveglia e disarma le coscienze…
«Ha risvegliato le coscienze in una maniera incredibile in chi l'ha sentita. Adesso ho un pubblico di persone che mi scrivono cose meravigliose e persone che conosco e non sentivo da una vita mi chiamano, persone che sono state in carcere, madri che hanno vissuto quest’esperienza e adesso sono fuori dal carcere e anche padri. Ha risvegliato tantissime coscienze, però in Italia c'è ancora la paura di parlare di quest’argomento, se ne parla poco. Al Festival si doveva approfittare di questa canzone per poterne parlare di più, non sto parlando del mio posto raggiunto a Sanremo, ma bisognava fare una comunicazione più forte, era giunto il momento di mettere in luce un argomento anche dopo tutto quello che è successo ultimamente, che sono morti due bambini in carcere.»
Com’è nata questa canzone e come hai vissuto lo scrivere un testo del genere?
«Ho scoperto questa realtà, su cui non avevo mai posto particolare attenzione, tramite una sceneggiatura inedita di Gianluca della Monica e così ho iniziato a informarmi, parlando anche con tante persone e, alla fine, una sera, è nata la canzone di getto, d’istinto, di pancia, perché avevo visto delle immagini molto forti, di occhi di bambini che non mi sembravano bambini.»
Ci sarà l'uscita di un album? Puoi dirci qualcosa a proposito…
«L'album sarà un progetto abbastanza impegnativo, perché vorrei presentarlo nei teatri, sottoforma di teatro canzone raccontando una storia. L'album, dal primo all'ultimo brano, sarà collegato da una sensazione che, quando alla fine si smetterà di sentire l'album, sì capirà il motivo per il quale le canzoni, una è prima e l'altra è decima e a teatro racconterò e legherò i brani in una maniera molto moderna e innovativa.»
Allora è imminente l’uscita…
«Le canzoni sono pronte, ma il progetto, essendo molto impegnativo, ha bisogno ancora di un po' di tempo. Uscirà un singolo a breve cui tengo molto, perché è una cosa completamente diversa da Nina, però ha quella coerenza che hanno tutti i miei brani, perché, per la mia musica, m’ispiro alla meraviglia delle cose viste per la prima volta. Anche il nuovo singolo racconta l'amore in una maniera diversa, da un altro punto di vista.»
Come una bambina che scopre il gelato per la prima volta…
«Come Nina che racconta anche del carcere in maniera così incosciente, inconsapevole. Nella mia musica ci sono temi importanti e temi leggeri, ma sempre con quella meraviglia lì, cercando di toccare quella meraviglia che perdiamo un pochino, visto tutte le cose che accadono.»
Com’eri da bambina?
«Io ho studiato moltissimo, ero una bambina che, a sei anni, già studiava danza al San Carlo di Napoli, studiavo musica, era una molto dritta, non ero una bambina. Ho avuto un'infanzia molto matura.»
Perché sei sottostata a delle discipline…
«Sì, però erano tutte cose che volevo fare con grande passione, poi mi sono resa conto di aver perso una parte della mia infanzia importante. Quand’ero piccola non ho giocato con gli altri bambini, perché facevo danza a livello professionale, studiavo musica in un certo modo, già scrivevo sul mio diario. Ero una matta, una bambina pazza che organizzava delle guerre contro i bambini, avevo nella testa una ribellione e un modo di vivere bello importante.»
C'è un tuo ricordo d'infanzia imbarazzante?
«Tantissimi, sono precisa nel mio lavoro, ma nella mia vita sono un disastro totale. Faccio delle cose talmente ridicole, che sono disastrosa e mi trovo in delle situazioni surreali. Ad esempio, alla prima del San Carlo di Napoli mi sono dimenticata di togliere i pantaloni della tuta da sotto il tutù e, quindi, ho fatto l'apertura del balletto del San Carlo ufficiale con la tuta sotto al tutù, più che imbarazzante è stata una tragedia per tutti.»
Hai studiato al Conservatorio. Quale strumento suoni?
«Suono il pianoforte, anche se la mia musica parte dal testo, ispirandomi a una sensazione che ho addosso e la metto già in metrica, nel senso che provo a metterlo già in una condizione tale che poi dopo possa trovare una melodia.»
Ti ho incontrato una volta per caso a una manifestazione in Campania, dove c’era anche Pippo Baudo e mi eri apparsa un po' come una modella e una tipa glamour, adesso ti ritrovo come se fossi uscita da un centro sociale…
«Sono una che per lavoro, ho fatto l'attrice per tanto tempo, mi sono sempre immedesimata in dei ruoli. Nella vita ho avuto vari momenti, come quello dark o cercavo di essere qualcuno che non ero, cercando di brillare di una luce che non era mia e, poi, è venuto anche un momento in cui ho fatto cose che mi hanno chiesto di fare. Adesso è il momento in cui sono realmente, non è un personaggio questo che interpreto de La Zero, sono semplicemente io con la mia personalità. Credo molto nella musica fatta di qualcosa che è il tuo personaggio, io sono veramente annoiata della musica in cui i ragazzi cantano e non cercano di creare qualcosa intorno a loro, ed è naturale che io abbia tentato di fare il meno possibile rispetto a questo. Il cambiamento di look, come i capelli neri che da una vita che li volevo così, ci saranno altri cambiamenti di look, ma si vedrà quello che sono, che voglio essere e non qualcosa che mi chiedono di fare. Con questa canzone, abbassare la mia fisicità è stata una scelta, volevo mettere avanti il testo, quello che avevo scritto e cantarlo non vestita appariscente, a parte che non mi sarei sentita a mio agio e non era per paura, perché io sono molto tranquilla con il mio corpo, con la mia fisicità.»
Anche nel video della canzone “Nina è brava” si vede solo il tuo viso in questo buio assoluto…
«Neanche mi sarei messa nel video, ma ci sono delle regole anche nella musica, stavo andando al Festival e ho pensato di mettere la faccia in quel modo, ma nel prossimo singolo sarà un’altra cosa.»
Qualche mese fa è uscito un tuo singolo “Kitch & Chic” molto ironico…
«È un’altra sfaccettatura della mia personalità o scrivo cose toccanti e importanti o ironiche, una caratteristica che mi fa impazzire, credo che l’ironia sia la cosa più importante per una donna, anche per il fascino di una donna. Ho scritto questa canzone estremamente ironica che parla un po’ del mondo delle donne e del mondo in cui viviamo, tutti i giorni ti senti dire cosa sia kitsch e cosa sia chic, che poi alla fine che importanza ha? Il mio obiettivo, quando l’ho scritta, era quello di farla cantare a tutti quelli che alla fine dicono cosa è chic o kitsch e ti inseriscono in qualche categoria.»
Hai qualche abitudine fastidiosa che odi tu stessa? O che dai fastidio a qualcuno….
«Ah, io do fastidio a tutti. Io sono una che dimentica tutto, dimentico le cose, anche degli altri, non mi danno cose in mano, nessuno mi presta niente. Ad esempio, mentre parliamo tu mi dai una penna, un secondo dopo l’hai persa. Purtroppo faccio mille cose, il mio cervello è sempre in linea, in attività, e quindi dimentico le cose pratiche, quelle importanti no, quelle che io reputo meno importanti, perse.»