
La 75ª edizione del Festival di Sanremo ha visto un trionfo che ha sorpreso tutti, ma non Olly, che con il suo brano Balorda Nostalgia ha conquistato il cuore del pubblico e della critica. Il pezzo, scritto dallo stesso Olly insieme a Pierfrancesco Pasini e JVLI, ha debuttato al primo posto nelle classifiche FIMI/Gfk, su Spotify Italia, e Apple Music Italia, con ben oltre 2 milioni di stream il giorno del suo debutto. Il videoclip ufficiale, inoltre, ha raggiunto la vetta delle tendenze su YouTube, confermando il successo immediato del brano. Non solo il singolo, ma anche il suo secondo album Tutta vita è tornato a imporsi, salendo al #2 nella classifica FIMI/Gfk.
In quest’intervista Olly ci racconta come ha vissuto questo momento straordinario e cosa significa per lui essere arrivato fin qui, con un percorso che parla di dedizione e passione per la musica.
Quali sensazioni hai provato dopo questa grande vittoria a Sanremo?
«Non mi aspettavo assolutamente di arrivare a tanto. Sono tanti anni che scrivo e lavoro sulla mia musica, quindi ricevere affetto dal mio pubblico è qualcosa di costante, ma questo Festival è stata una grandissima scoperta. La serata più emozionante per me è stata quella del giovedì: durante la seconda strofa di Balorda Nostalgia, dopo il primo ritornello, ho sentito un calore pazzesco dal pubblico. Questo è ciò che cerco, perché facciamo musica per la gente. Quando la connessione con il pubblico è così forte, il mio lavoro diventa davvero completo».
La tua seconda esibizione è stata molto intensa, come l’hai vissuta?
«Alla prima esibizione ero molto teso. Era la prima volta che presentavo la canzone live, e sebbene avessi avuto esperienze precedenti con Angelina e in piccoli live, Sanremo è un altro mondo. La performance era completamente guidata dall'emozione. Nella seconda serata, invece, ho cercato di concentrarmi di più sulla tecnica, un aspetto che ho lavorato molto negli ultimi mesi. Dopo aver trovato il giusto equilibrio, mi sono lasciato andare e, scendendo in platea, ho vissuto un momento che resterà uno dei ricordi più belli della mia carriera».
Come descriveresti il tuo rapporto con Vasco Rossi, dato che la tua ballad ha un certo feeling vaschiano?
«Ho riscoperto Vasco tardi, ma quando l’ho fatto, mi ha letteralmente travolto. All'inizio, non capivo il suo stile ermetico, venendo da un mondo di ascolti molto diversi. Poi, un'estate, Jvli mi ha portato a un suo concerto a Torino e, lì, ho capito la sua potenza. Da quel momento, è diventato un punto di riferimento. Vasco è un artista che mi ha influenzato, ma non mi interessa cercare di imitarlo, piuttosto prendo ispirazione da lui e da tanti altri cantautori e artisti che ho ascoltato nel corso della mia vita».
Perché hai scelto il termine "balorda" per descrivere la nostalgia nel tuo brano?
«Inizialmente il titolo del brano era Bastarda Nostalgia, ma poi ho pensato a un termine che potesse rappresentare meglio il sentimento che volevo trasmettere. Parlando con Giuli, mi ha suggerito 'balorda', e mi ha ricordato mia nonna, che lo usava per descrivere la sua testa che non funzionava al meglio. 'Balorda' è una parola semplice, ma che rende bene l'idea: la nostalgia è un'emozione che, pur essendo un po’ dolorosa, può anche evocare ricordi molto positivi».
Dopo il successo con Angelina Mango, hai in programma altre collaborazioni?
«Lascio sempre aperte le possibilità, perché la musica non ha limiti. In questi anni, ho scritto quando sentivo davvero di avere qualcosa da dire, e continuerò a farlo. Certo, i ritmi del mercato sono serrati, ma non mi preoccupo se non dovessi uscire con una nuova canzone quest’estate. Ho già delle idee pronte per il futuro».
Come spieghi quest’enorme successo? Che cosa ci sarà dopo il Festival per te?
«Mi chiedo lo stesso tutti i giorni. Sono anni che scrivo e lavoro sulla mia musica. Mi rendo conto che per il grande pubblico sono una novità, ma io vedo il mio percorso come una costante evoluzione. Per me, la vera vittoria è arrivare dove sono oggi. Non mi interessa tanto la competizione finale, perché sono già molto soddisfatto di ciò che ho realizzato. Dopo Sanremo, tornerò a casa per un po’, a Genova, con la mia famiglia. Poi, a maggio, partirà il tour, e sono davvero emozionato di incontrare i miei fan».
Dopo quest’esperienza a Sanremo, hai qualche aneddoto divertente da condividere?
«Sicuramente uno dei momenti più divertenti è stato quando ho sentito dire che Simon Le Bon voleva incontrarmi dopo aver visto la mia esibizione. All'inizio ho pensato che fosse Salmo, perché mi avevano detto 'Salmo Lebon'. Poi, quando l'ho incontrato, mi sono reso conto che era davvero lui! È stato un incontro incredibile, e ci siamo fatti una foto insieme».
Sei stato in classifica a Londra e aspettano una tua tappa a Londra…
«Ho vissuto a Londra per un anno, è stata un'esperienza intensa. Ci tornerei volentieri, ma per ora il mio obiettivo principale è confermarmi in Italia. De Andrè è stato un grande influente per me, da genovese. La serata dei duetti è stata speciale, anche perché ho avuto l'onore di cantare Il pescatore con Goran Bregović e la Wedding & Funeral Band. È stata un’esperienza unica».
Un sogno che avevi da tempo era incontrare Dori Ghezzi, ti ha chiamato?
«Ho avuto la fortuna di parlarle prima delle esibizioni. È stata davvero gentile e mi ha fatto un grande in bocca al lupo. Ci siamo promessi di incontrarci appena tornerò da Sanremo, a Genova o a Milano».
Il rugby ha influenzato la tua carriera musicale?
«Sicuramente sì. Ho praticato rugby per 12 anni, e mi ha insegnato tantissimo sul lavoro di squadra. Anche se sul palco sono da solo, il mio successo è il frutto del lavoro di tante persone che mi supportano. Il rugby mi ha insegnato a non mollare mai e a lavorare insieme per raggiungere un obiettivo comune».