«Non mi accontento mai». Intervista a Davide Rossi

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«Non mi accontento mai». Intervista a Davide Rossi

Davide Rossi,  il suo cognome sicuramente vi è noto. Ebbene sì, è il figlio del grande artista Vasco Rossi, ma non è il classico "figlio di papà", perché Davide per affermarsi nella sua carriera artistica non ha mai avuto sconti e favoritismi.
Inizia recitando per il cinema diretto da grandi registi del calibro di Paolo Virzì, Riccardo Milani, Federico Moccia, Alberto Bassetti e Stefano Salvati e prendendo parte alle fiction "Provaci ancora prof" e "Lo zio d'America".
In tutti questi anni, però, non ha mai abbandonato la musica, iniziando come dj fino ad arrivare al cantautorato e trasformare la sua vita e le sue emozioni in musica.

Da piccolissimo hai iniziato ad approcciarti sia alla musica sia alla recitazione. Come nasce la passione della recitazione e come l'hai portata avanti fino ad arrivare ad essere protagonista di importanti progetti?
« Ho iniziato a recitare da piccolo in una commedia musicale in Francia, avevo all’incirca 8 anni, dopodiché, tornato a Roma, ho frequentato una scuola di teatro, una scuola di cinema poi ho iniziato a lavorare prima con piccole parti fino ad arrivare a parti più importanti per poi perdermi nell’amore...».

                           
La musica è sempre stato il tuo grande amore, quando hai iniziato a realizzare che poteva diventare qualcosa di concreto?
«La Musica è diventata Amore nel tempo. Mi sono ritrovato in piena adolescenza a scrivere la mia prima canzone per caso e, in seguito, è diventata una necessità scrivere, ormai fa parte della mia vita, come la musica che da sempre mi accompagna. Le mie prime e più concrete esperienze lavorative musicali le ho avute come DJ, ma il cantautorato ha preso il sopravvento».
Tu sei un cantautore, un tuo brano s’intitola "A morire ci penso domani". Ce lo racconti?
«“A morire ci penso domani” è un inno alla vita, un modo di pensare, un punto di vista, un credo. Racconta l’eterna lotta tra il bene e il male che vive in ognuno di noi».
Il tuo ultimo brano è "Attacchi di panico". Come nasce questo pezzo?
« “Attacco di Panico” nasce proprio da un periodo a dir poco particolare. Parla di un giovane che cerca il proprio equilibrio, ovunque, all’infuori di se stesso».

                 
C'è una canzone cui sei particolarmente legato che potrebbe essere la colonna sonora della tua vita?
«La mia colonna sonora sono stati i cantautori italiani, De André, Califano, Gaetano, Battisti con Mogol e chiaramente mio padre. Se dovessi parlarti del brano che mi rappresenta di più, direi il mio primo singolo, l’ho scelto per questo, parla di un lungo periodo della mia vita da cui non è stato semplice uscire»
Cosa ne pensi della discografia italiana in questo periodo?
«Amo i cantautori e per quanto mi riguarda in una canzone il testo è fondamentale. La poesia non può morire e risorgerà. Voglio risponderti così...».
Siamo nella generazione dei talent, credi che abbiano in qualche modo influenzato il mercato musicale? Tu hai mai pensato di partecipare?
«Le cose cambiano e non sempre si evolvono, ma non mi sento di voler demonizzare nulla, per quanto mi riguarda non ho mai partecipato ma non per mia scelta, semplicemente sono capitato in altre strade».

                             
Argomento social! Che rapporto hai e quanto ne sei dipendente?
«Ero l’anti social fino a qualche tempo fa, ma iniziando a usare Instagram, ho scoperto una nuova realtà, un nuovo mondo, anch’esso ha con i suoi lati positivi e negativi, ma è sicuramente entrato a far parte della mia vita».
Domanda banale, ma spesso difficile trovare una risposta: sei felice della tua vita?
«Molto felice e fiero di tante cose, ma manca sempre qualcosa e questo penso sia il volto della mia vita. Non mi accontento mai».