Napoli, tutto pronto per il concerto - evento del maestro Nino D’Angelo che oggi, sabato 29 giugno, allo stadio Diego Armando Maradona, racconterà tra parole e musica i suoi Meravigliosi anni ‘80.
Di tempo n’è passato da quando il ragazzo con il caschetto, che si fece largo nella scena pop italiana, si è affermato al grande pubblico. Una lunga carriera quella di D’Angelo che non ha ceduto alle trasformazioni del tempo ed è rimasto fedele all’originalità e alla semplicità degli inizi.
Con sei partecipazioni al festival di Sanremo, un David di Donatello, un Nastro d’argento e al centro quasi 50 anni di attività, D’Angelo - il poeta che non sa parlare - è tra le icone rappresentative di Napoli in Italia e nel Mondo
È a partire da questo che Gaetano, detto Nino, a 67 anni ha accettato la sfida - lanciata da Trident Music - di realizzare un evento irripetibile: un concerto dedicato alle canzoni che negli anni ‘80 hanno reso possibile la svolta nella sua carriera artistica.
Da " 'A Discoteca", inno nelle discoteche italiane negli anni '80, passando per "Jamaica" e ancora "Popcorn e Patatine", "Maledetto Treno" e tanti altri successi per quella che sarà a tutti gli effetti un tributo a quel ragazzo che partito da San Pietro a Patierno, dopo mezzo secolo, è rimasto ancora legatissimo alla sua città.
Maestro quella di stasera è anche un’occasione per festeggiare la sua carriera?
«Continuo a raccontare di avere 40 anni di carriera, ma in realtà sono 52. Io mi sento fortunato perché sono stato un cantante napoletano e voglio esserlo per tutta la vita, perché è un privilegio. Il più grande che possa toccare a chi fa questo mestiere, perché cantanti italiani possiamo esserlo tutti, ma cantanti napoletani soltanto noi.
Stasera realizzo un sogno che avevo da ragazzo, cantare in quello che allora si chiamava San Paolo e che oggi si chiama Maradona. Io lo ricordo da bambino, quando andavo sugli spalti con mio nonno a vedere il Napoli di Sivori e Cané».
Com'è cambiata Napoli da quando lei hai iniziato?
«Napoli è molto cambiata. Io mi sono preso pugni, cazzotti, schiaffi, che si sono evitati i ragazzi d’oggi che dovranno continuare una storia, forse più facile. La Napoli dove sono nato io, negli anni ’70 era razzista, ero il terrone degli italiani. Non venivo preso in considerazione, di me non scriveva nessuno.
Mi sono sentito sempre sotto esame, sono contento di aver pagato per tutti e che oggi mi viene riconosciuta la mia professionalità. Venivo giudicato all’epoca solo per il caschetto e nessuno dava attenzione alla mia musica. Poi un giorno Billy Preston - il quinto Beatles - venne da me dicendomi che Miles Davis organizzava feste a casa sua mettendo le mie canzoni. Nonostante tutto sono stato fortunato».
Quanto è rimasto di quel ragazzo con il caschetto?
«Tutto. Lui è stato un rivoluzionario che ha sfidato i tempi, pur avendo l’appoggio di un grande come Mario Merola, ha deciso di intraprendere una nuova strada. È lui il Nino D’Angelo che voglio omaggiare, quello del caschetto, quello che non aveva una Napoli vincente e riconosciuta a livello nazionale come oggi. Sono, infatti, felicissimo per il periodo storico che vive la città, anche per Geolier. Non sono capace di scrivere una canzone rap, ma mi fa piacere che c’è una nuova canzone napoletana che sta attirando l’attenzione di tutti. Per questo dico che dobbiamo approfittare del momento e rilanciare il Festival di Napoli, e precisa con una punta di ironia: 'che sia però il festival dei talenti e non delle case discografiche'».
Non manca il ricordo commosso per Pino Daniele che appella come il più grande di tutti dal Dopoguerra ad oggi.
Senza riserve, come ci ha abituati, e con la voce commossa per l’emozione e la sua contagiosa simpatia, D’Angelo non spoilera la scaletta - di cui si dice «gelosissimo», ma lascia trapelare che canterà sicuramente qualche successo più recente.
Il maestro sarà accompagnato da Federico Luogo e Domenico Langella alle chitarre, Davide Costagliola al basso, Carmine Tortora al pianoforte, Massimo Gargiulo e Vincenzo Coppola pianoforte e tastiere, Agostino Mennella alla batteria, Paolo Licastro al sax e Milly Ascolese alla voce.
I cancelli del Maradona si apriranno dalle 17 e dalle 18, prima del concerto, sarà possibile vedere la partita Svizzera-Italia degli Europei di calcio.