"Raccontiamo il mondo di oggi, il nostro vivere". Loro sono i Sonohra, Luca e Diego Fainello, e ci hanno presentato il loro ultimo progetto discografico raccontandosi alle nostre pagine.
Le canzoni del vostro ultimo album sono nate tutte da esperienze personali, tutte ci raccontano il vostro vissuto?
«Sì, tutte le canzoni parlano della nostra vita, di storie, esperienze vissute in prima persona o raccontate da chi ci sta accanto.»
Ogni canzone ha in sé un proprio messaggio. Che cosa volete raccontarci con i testi delle canzoni contenute nell'album "L'ultimo grande eroe"?
«Affrontiamo tematiche diverse, la nuova generazione che vive un presente precario, il vivere la vita in ogni suo attimo, senza dare nulla per scontato, l’amore di un tempo e l’amore vissuto oggi, il bisogno di speranza in noi giovani che dovremo portare avanti quello che, chi ci ha preceduto, ha costruito, anche commettendo degli errori. Raccontiamo il mondo di oggi, il nostro vivere.»
Chi è "l'ultimo grande eroe" a chi è dedicata la canzone contenuta nell'album?
«L’ultimo grande eroe è un brano dedicato a nostro padre, scomparso l’anno scorso dove raccontiamo il rapporto che avevamo con lui. Un legame spesso burrascoso, ma profondo e sincero. Un uomo che ci ha dato molto, che ha saputo costruirsi una carriera brillante (era un fotografo), sostenendoci sempre nel nostro percorso artistico.»
Chi ha scritto i testi e chi le musiche delle canzoni dell'ultimo album, vi siete avvalsi di collaborazioni?
«Questo nuovo progetto è stato scritto, prodotto e arrangiato interamente da noi, registrato nel nostro studio di casa. Non ci siamo avvalsi di collaborazioni esterne.»
C'è qualche aneddoto legato a questo album che volete raccontarci?
«É stato scritto in un momento particolare della nostra vita. Rappresenta un cambiamento e una voglia di ripartire»
Cosa differenzia questo album da quelli precedenti?
«La differenza con gli album precedenti sta proprio nel fatto che è stato concepito non seguendo le mode del mercato attuale, tralasciando le imposizioni del mainstream. Non a caso è tutto suonato e prodotto con strumenti analogici. Questo progetto è solo l’inizio di un percorso ben più ampio che andrà a sancire la nostra maturazione musicale.»
C'è una canzone, tra le dieci de "L'ultimo grande eroe", alla quale siete più legati?
«Tutti i brani hanno una loro storia alla quale siamo molto legati. Sicuramente “L’ultimo grande eroe” e “Ciao” sono due brani estremamente rappresentativi che lasciano esplicitamente intendere la direzione del progetto »
Cosa pensate dei social networks, come hanno cambiato il nostro modo di rapportarci agli altri?
«I social networks sono sicuramente uno strumento con cui al giorno d’oggi è obbligatorio rapportarsi per chi fa musica. Crediamo comunque che abbiano tolto tanto mistero attorno all’artista, quel mistero che portava la gente ad attendere con ansia un nuovo lavoro o un concerto. Tutto è diventato eccessivamente liquido e veloce. Si è persa totalmente la cognizione della qualità audio, ascoltando la musica solo dai telefonini. La musica che ha fatto la storia è stata scritta tutta quando i social non esistevano. La speranza è che la storia, essendo ciclica, ci riporti, prima o poi, a tornare a privilegiare la qualità e non la fruibilità.»
Quali sono i vostri progetti futuri e a quali state lavorando adesso?
«Ora proseguiremo con il tour nei club, una dimensione che sentiamo nostra. Nel frattempo lavoreremo alla seconda parte del progetto che uscirà nel 2019 e che rappresenterà ancor di più il nostro sound live, con improvvisazioni blues e folk e molto spazio alle parti strumentali.»
Mi piace cucinare e quindi vi chiedo, se voi foste un piatto che piatto sareste e perché?
«Siamo molto legati alla nostra terra e alle nostre tradizioni. Siamo di Verona quindi sicuramente il “lesso con la pearà”, un piatto tipico di Verona che prevede il carrello dei bolliti accompagnato da varie salse e la Pearà. »