«La musica e gli amici sono stati i miei più grandi soccorritori». Intervista al cantautore Manco

- di

Sedicinoni è il titolo del nuovo album del cantautore Manco. 16:9 è il formato che si usa per una foto o un video e, infatti, i testi delle dieci canzoni che compongono l’album, descrivono immagini che narrano esperienze introspettive senza dimenticare un cantautorato grezzo sulle radici e sulla nostalgia sostenuto da una voce fluida con picchi malinconici e viscerali. Il primo singolo estratto è “Un altro weekend” featuring Gennaro Porcelli (Blue Stuff, Edoardo Bennato), tra i migliori chitarristi blues di Italia, che ha inciso l'assolo di chitarra elettrica con il bottleneck.

Verso quale rotte va la tua anima? E cosa desideri trovare all’orizzonte?
«Beh, bella domanda. Non saprei. Il punto è proprio questo, seguo i venti come i marinai quando sono fermi in mare aperto. Purtroppo non c’è una strada scritta per nessuno, non ci sono guide di viaggio, ognuno cerca di fare del suo meglio e spesso, per fare questo, passa anche per del peggio, torna indietro, sbaglia strada, si perde. Lo stato di smarrimento e confusione credo sia più o meno comune e diffuso oggi e non ha solo lati negativi, per me. Mi piace ricordare e menzionare un mio conterraneo che stimo moltissimo, Luciano De Crescenzo, quando dice che non bisogna fidarsi di chi ha delle certezze, ma di chi è nel dubbio. Il dubbio ci pone sempre una domanda, una ricerca e penso che la nostra rotta più intima e recondita sia la ricerca, il viaggio stesso. All’orizzonte desidererei trovare sempre un me stesso migliore di quello che è partito per raggiungerlo».

Resilienza: “Sulle rive del fiume non c’è cadavere che aspetterò”, è possibile, e come, superare qualche trauma o qualche periodo di difficoltà?
«Tutto è possibile, ci vogliono solo tempo (ognuno il suo) e lucidità, che spesso non è immediata e si raggiunge appunto con del tempo. Credo che ogni difficoltà sia un momento di crescita, anche se in quel momento non ce ne rendiamo conto e, anzi, si maledice ogni cosa che ci capita a tiro. Posso sembrare scontato ma, in ogni momento di difficoltà, la musica e gli amici sono stati i miei più grandi soccorritori».

Con un album come questo, così concettuale, hai sentito qualcosa di specifico nella tua testa quando hai scritto i testi?
«La cosa per me sorprendente è proprio il fatto che tutto è venuto fuori in maniera naturale. Mi sono accorto dopo, quando tutti i pezzi erano insieme e già in fase di arrangiamento avanzato, che fossero uniti in maniera così intima da un concept comune. E da lì è venuto fuori il titolo, che ne è un po’ il sunto. Può sembrare grossolano, superficiale, ma per me è una piccola magia. Questa forse è l’ispirazione, quando un’espressione artistica ha una forza di intenti e di emozioni compatta, quasi sembra studiata».

Come sei diventato un consumatore di musica blues?
«Partiamo del presupposto che, secondo me, tutti ascoltiamo del blues da piccolissimi senza accorgercene. Il blues è considerato un po’ il padre di tutta la musica del ‘900 e si ritrova in maniera più o meno diretta in molte canzoni che non sono propriamente blues. Sono comunque diventato consumatore di blues facendo il percorso inverso rispetto alla storia dei generi musicali. Sono partito dal rock e dai cantautori folk, ascolti passati di mio padre, poi intorno ai 22 anni ho cominciato a fare il percorso a ritroso alle radici e ne sono stato risucchiato. Da lì ascolti su ascolti, ho iniziato a suonarlo e a masticarlo, poi la conoscenza e l’amicizia con Gennaro Porcelli (feat. in ‘Un altro weekend’ e grande estimatore e chitarrista blues) è stato tutto un divenire».

Quando hai cominciato a imparare a suonare la chitarra? C’è un tipo di chitarra che preferisci suonare?
«Ho cominciato a strimpellare la chitarra alla fine delle scuole elementari in maniera iper-rudimentale.
Sono subito passato a cantare nelle prime band, quindi, ho continuato a suonare una semplice e scarna chitarra ritmica e a suonarla in maniera autodidatta. Poi, in tarda adolescenza, ho capito che mi serviva un maestro e ne ho cambiati vari, senza però abbandonare l’attività da autodidatta. Ancora oggi, ogni volta che posso, mi perdo su internet cercando lezioni o brani da imparare. In questo periodo, per esempio, sto facendo questa attività con il bluegrass, con cui sto andando in fissa. Negli ultimi anni ho legato particolarmente con la chitarra resofonica, una chitarra simbolo del blues, senza cassa armonica ma con un risuonatore in metallo e che si suona spesso con lo slide o bottleneck».

Pensi che le tue parole, i tuoi testi, possono essere letti senza musica? Cioè possono essere considerate tranquillamente delle poesie?
«Questo non saprei dirtelo e non credo che debba essere io a dirlo. Potrebbe suonare un po’ autoreferenziale e non mi piace. Non mi sognerei mai di accostarli a delle poesie, più che altro a dei pensieri di vita vissuta in prosa. Quasi come se fossero dei piccoli racconti di un libro».

Qual è il tuo approccio al songwriting delle canzoni? Butti giù ogni tanto delle frasi e vedi un tema formarsi mentre raccogli tutte queste idee?
«Vario, molto vario. Non ho una tecnica. A volte parto dal testo, a volte da un giro armonico, a volte da una melodia. A volte ho un tema di cui voglio parlare e ci lavoro e non sempre il risultato è immediato, a volte dal nulla vengono delle idee, dei versi, quasi per infusione divina, nei posti più disparati. In ogni caso ho due posti che sono particolarmente ispiratori, però purtroppo sono scomodi perché non posso appuntare niente, mentre mi trovo in quei posti: in macchina al volante o sotto la doccia».

Stai preparando qualcosa di particolare per il tour e quando inizierà?
«Sì, stiamo lavorando per l’estate. In realtà, ho un po’ di date già in corso d’opera. Una prima bella partecipazione già confermata è quella del DiscoDays, durante il quale terrò uno showcase nello spazio della musica indipendente patrocinato dal MEI».

Quali sono i tuoi hobby?  Libri, musica, sport…
«Musica sicuramente, mi sembra quasi ovvio. Sono un attivo divoratore anche se molto selettivo. Mi piace molto anche leggere, ma purtroppo negli ultimi anni il tempo per rilassarsi è leggere un bel libro si riduce sempre di più. Amo fare trekking e stare a contatto con la natura, gite esplorative in posti remoti. Amo moltissimo viaggiare, viaggio ogni volta che posso e i miei testi ne risentono.  Convive in me un piccolo nerd ormai sempre più trascurato, ma negli anni sono stato un accanito giocatore di D&D (Dungeouns & Dragons)».