La grinta e il disagio nell’esordio rap di Yandrez

- di

Radici campane, adozione sicula, l’età critica di un neomaggiorenne fanno di Yandrez, Andrea Orlando all’anagrafe, un autentico esponente del nuovo rap, fra rabbia e inquietudine. Tutto il suo disagio più sincero nel remix Mask Off di Future, totalmente riscritto a sua immagine e somiglianza.

L’età è la più pura e inquieta, in bilico fra l’incoscienza e le prime responsabilità; le incomprensioni con la famiglia ed il ‘sistema’ che impone certe regole mal digerite e poco capite. C’è lui, il suo mondo, le sue convinte certezze, l’amore per la ‘sua’ ragazza, non importa se sia la prima, ma vuoi credere che è quella giusta. E tutto intorno, la musica, la sua musica, quella che non tradisce, che fa compagnia. Oggi è il rap. Prima ci sono stati il rock, i cantautori, l’underground, la ‘disco’ e poi la leggerezza della dance, poi il pop di massa. A Yandrez bastano hip hop e rap. Suoni veloci, ripetuti, incisivi, come vuole la sua generazione fatta di volti angelici e tensioni dentro. Troppe, con le quali convivi rappando, girando su una moto, abbracciando gli amici a mò di protezione, consapevole che intorno possa esserci chi non ti protegge. E poi la famiglia, sempre contestata che sai che è lì ma per ora contesti: troppo guscio, troppa incomprensione, troppa fatica. Ma nulla di grave o di serio.

Nel testo riscritto per il remix Mask Off del rapper americano Future c’è tutto questo. Yandrez però vive solo di emozioni. Stavolta è Mask Off ma domani sarà un inedito, una virata nuova di musica attuale, lo garantisce mettendoci la faccia. La strada e la rabbia, una strana voglia di vendetta, hanno per ora il sopravvento. Gli ascolti basici dedicati nel passato ad Eminem, Ice Cube e Snoop Dogg hanno creato un sentiero.  Del proprio flow e dei suoni se ne occupa personalmente con il fidato e fraterno amico Axel Neiz. Vuole che la passione diventi un lavoro, vuole che Yandrez possa essere la nuova firma che mancava sulla scena rap, a metà fra la rabbia e il depresso, fra un sorriso e una smorfia, purchè si viva, non da spettatore e basta, ma da protagonista, inquieto protagonista.