«In questo disco metto le maiuscole alle lettere R A P.» Intervista al rapper Ensi

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È online da pochi giorni “Deng Deng” il nuovo singolo dalle sonorità internazionali dal fortunato Clash, il nuovo album di Ensi, uscito l’1 febbraio e salito subito ai vertici di iTunes. 
Il video Deng Deng, prodotto da Stabber, è stato girato dal regista Marco Proserpio, un bellissimo mini-documentario dal taglio street e iperrealistico rubando scorci, luoghi e personaggi di una Milano nascosta e alternativa, con alcuni camei Chef RubioNitro e Johnny Marsiglia e alla partecipazione di Patrick Benifei (Casino Royale, The Bluebeaters).
Clash è un album denso il cui titolo racconta, più che qualche tema trattato nei brani, l’approccio generale al progetto e contiene anche la collaborazione con la super star Agent Sasco che, oltre ad essere uno dei re della dancehall Giamaicana, ha collaborato con Kendrick Lamar nella hit mondiale "The Blacker the Berry".

Nuovo album c’è un fil rouge o un messaggio particolare che vuoi passi attraverso queste canzoni?
«Ci sono vari messaggi in queste canzoni. Anche se non era una cosa voluta, l’album sembra diviso in due parti, quella dove scavo nel profondo parlando di cose più intime e personali e l’altra è legata al rap, infatti, il carattere principale di questo disco, è mettere le maiuscole sulle lettere R A P, in un momento globalmente variopinto di questo genere musicale. La mia esigenza comunicativa è quella di un ragazzo di trentatré anni con un figlio e voler dimostrare, attraverso il rap, che si può parlare anche di altri aspetti della vita e della quotidianità. Non avevo di base un messaggio unico da portare, è un’unione di un po' di cose.»
Perché chiamarlo Clash? 
«Clash significa scontro e ciò si ripercuote anche nei brani dell'album, perché è uno scontro completo. Nella prima fase, uno scontro legato al mondo espressamente del rap e manifesto il voler cementificare il mio status e il voler anche sottolineare, mettere i puntini sulle i. Dall'altra, invece, il Clash emozionale, legato alle cose personali, con le domande, i dubbi, i punti Interrogativi, le paure, e, quindi, sono nate canzoni come “Complicato”, “Fratello mio” e “Vita intera” o “Thema Turbodiesel” un altro brano in cui ripercorro un po' la mia storia.»


C'è una storia cattiva dietro di te? Di solito i rapper hanno una vita un po' sregolata…
«Sto cercando di portare alla ribalta i rapper puliti. No, scherzo! Spesso l'immaginario del rapper deve essere un po' l’eterno Peter Pan, Forever Young vediamoci, droghiamoci, sbagliamoci, che stiamo bene, scopiamoci tutte le tipe, fa parte del nostro codice, del linguaggio del rap, quindi, arrendetevi sarà così per sempre, però, dall'altra parte, mi sembra onesto come artista parlare di altre cose. Io sono un rapper che fa rap e probabilmente dal punto di vista R A P, uno dei più titolati oggi, perché ho fatto quello che ho fatto. Questo genere musicale, fortunatamente, ti dà la possibilità di fare breccia ovunque e parlare degli aspetti della vita che, uno sa benissimo che in una società di disvalori, farà meno rumore, però come artista mi sento condizionato nel doverlo fare, perché è la mia vita, che ho sempre filtrato attraverso questa forma d'arte.»
Clash allora è collocabile in un rap maturo?
«Assolutamente sì, il rap non è solo per i ragazzini, è sbagliato pensarlo. Ripeto ho trentatré anni e, questo rap, ha vent'anni di storia prima di me in Italia, prima che arrivasse la mia faccia da c***. È di certo maturo, le persone più grandi hanno le chiavi per sbloccare un po' le cose che dico, anche a livello di citazioni. Era naturale che il rap diventasse sempre più adulto, è cresciuto il pubblico con noi, sono cresciuti gli artisti stessi, tranne quelli che si nascondono ancora dietro all'eterno ragazzino. Quando cresci, crescono anche le tue esigenze comunicative, se non crescono, forse vivi in una teca di vetro, basta aprire gli occhi, fare un giro là fuori e collezionare un po' di esperienze.»

Hai parlato di un album diviso in due parti, con una più riflessiva, ma quali sono le tematiche che hai voluto affrontare? 
«Nella prima parte volevo parlare in maniera brutale di rap. Oggi, se dici rap classico, diventa subito un connotato oscuro ed io non mi reputo oscuro, sono un mid school. Ho avuto la fortuna di iniziare giovanissimo, mi definisco un Young Veteran. Arrivare in profondità con i testi, affrontare determinate tematiche, credo sia intrinseco di come siamo ognuno di noi. Chi conosce un po' la mia discografia sa che ho sempre mischiato le mie carte migliori. Oggi, essendo più maturo come artista, sono diventato più bravo a calibrare i dischi su misura per me, spingo su quelli che sono gli aspetti nei quali privilegio, cioè l’Ensi del freestyle rabbioso, cattivo, incazzato, pronto a scavarti la fossa, e quello che, invece, ti parla delle sue problematiche quotidiane, dell'amore, del distacco, dei rapporti, cerco di descriverlo in maniera matura e non componendo canzoni adolescenziali, perché l'amore è un sentimento che non deve essere solo descritto in tinte rosa, e questo, nei miei album, c'è sempre stato.»


In “Vita intera”, infatti, parli del rapporto quotidiano di coppia. Che cosa puoi dirci su questa canzone?
«Vita intera, a livello di forma del rap, è uno dei momenti più unici del disco, anche a livello di flow, di cadenza di parole, sul tempo, ho fatto una cosa diversa dalla mia zona di comfort, più swingata, con un flow più disteso e meno serrato. Ciò mi ha aiutato nel fare venire fuori meglio i concetti, che di partenza erano su un'altra base, su una musica più cupa e rendeva il pezzo molto decadente, invece, quando l'ho sentita in quella versione, quando l'ho rifatto, ero felicissimo perché gli ha dato, in realtà, quel tono speranzoso che ha una canzone del genere. Sono dodici anni che convivo con la mia compagna, che è anche la madre di mio figlio, so che questo è completamente fuori standard per un rapper, invece, avrei dovuto esagerare, ma non ce l'ho fatta. Cerco di raccontare questo rapporto in maniera carnale, cercando di arrivare poeticamente a raccontare una cosa che viviamo tutti quotidianamente, con gli alti e i bassi di una vita di coppia, infatti, il ritornello dice: “Non pensarci stasera per i guai abbiamo una vita intera. E anche se qualche sogno poi non si avvera. Per tutti gli altri abbiamo una vita intera.”  Anche quando dico: “E quando poi è crollato tutto (intorno a noi) ci siam fatti male ma ne siamo usciti, sempre interi. Ed io mio chiedo spesso se davvero questo tutto quello che sognavi e che volevi.”»
Quindi, i rapper hanno un’anima…
«Anch'io ho i miei punti interrogativi giganti, non è così semplice, il mio è un realismo senza filtri, ma è l'unico modo che ho per farlo. Quando scopri che, la stessa cosa che mi motivava come ragazzino, cioè tirare fuori da me sta roba è ancora forte, sono contento, perché significa che ho percorso la strada giusta a livello artistico e sto andando nella direzione giusta, cioè fare quello che mi fa stare bene, che mi permette anche di poter comunicare. Pensiamo tutti che i disvalori fanno più rumore, è chiaro mi sono arreso, va bene, però pensare che siano tutti così, no! Là fuori c'è tanta gente che ha qualcosa da dire e da ascoltare.»