I Cipria a teatro con un doveroso omaggio all’amico scomparso: Nunzio Leone. Recensione

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I Cipria a teatro con un doveroso omaggio all’amico scomparso: Nunzio Leone. Recensione

Foto di Nicola Garofano

I Cipria, duo formato da Lorenzo Penniello e Massimo De Luca, portano a teatro “I Cipria, il ritorno” un omaggio sulla loro carriera e principalmente per ricordare il terzo elemento, Nunzio Leone, scomparso di recente all’ età di 64 anni, un’anima autentica, aveva un grande cuore e un talento incredibile che ha dato tanto a così tante persone.

Era entrato a far parte del gruppo cabarettistico nel 1989 e per ricordarlo, Lorenzo e Massimo, hanno deciso di fare un tribute con una serie di spettacoli che ripercorrono alcuni degli sketch più famosi de I Cipria, che per anni, esattamente dal 1981, hanno portato in lungo e in largo, come le ultime esilaranti parodie dei programmi televisivi come Forum e Tú Sí Que Vales, o Concettina Mobili o come la performance particolarmente memorabile della regina Elisabetta con la divertente traduzione velocissima in napoletano stretto o il Tg Cipria, un abile ensemble composto dalla regia di Salvatore Maiorino.

   

«Ventotto anni non sono da considerare pochi, ricorda Lorenzo Penniello, per noi sono stati tantissimi perché sono stati pieni. Certamente abbiamo anche litigato, non sempre sono state rose e fiori, però anche dalle litigate abbiamo sempre trovato un punto d'accordo. Nunzio ci manca tantissimo, sarà sempre con noi, nei nostri cuori e come una gran diva, ha scelto di andare via proprio il giorno del suo compleanno. Nunzio forte, ancora e sempre con I Cipria
«Ho tanti ricordi di Nunzio, racconta Massimo De Luca, stento a farne una cernita, ogni momento per me è come se non fosse mai scomparso, non mi rendo conto ancora che non c'è più e questo mi aiuta ad andare avanti. Adesso inizia una nuova fase per I Cipria, diversa, che cercheremo sempre di prendere con molta professionalità, anche se adesso siamo in due. Nunzio, comunque, ci ha lasciato qualcosa che porteremo sempre avanti, sempre con noi

           

I Cipria, il ritorno” è un'analisi critica ma divertente perché vera, una sorte di fonte culturale che esamina le mutevoli tendenze televisive trattate non con un umorismo frivolo, ma come satire che criticano, con invettiva sferzante, la brutta televisione di oggi e lo fanno anche con personaggi radicalmente inventati, presi dalla cultura popolare descrivendoli in modo estroso, creativo, non predico, che, dopo aver visto lo spettacolo, diventa difficile immaginare le trasmissioni televisive senza pensare alle insinuazioni antiautoritarie de I Cipria.

Lorenzo Penniello è uno delle principali delizie di questo spettacolo, uno di quei mostri teatrali che affascina e divertente a crepapelle con battute provocatorie facendo anche scomodi riferimenti e con la sua satira spigolosa, con lo sviluppo vivido dei personaggi e mantiene la commedia arguta a tutta velocità. Lo stesso dicasi per Massimo De Luca, altro elemento del duo, uno straordinario performer che si cala con serietà e professionalità in ogni personaggio che interpreta e si destreggia abilmente anche dalle incursioni improvvisate di Lorenzo.

             

I Cipria, il ritorno” è un lavoro potente, divertente, basato sull’ironia che contraddistingue il Sud e i femminielli, negli anni ‘80 si usava questo termine, oggi si chiamano transgender, ma loro sono soprattutto grandi attori del trasformismo e della genialità e, in questo spettacolo, sono stati supportati da un cast di vero spessore, abile nella parodia che fa da spalla al duo I Cipria, parte della compagnia del teatro Studio 4 di Torre del Greco, Napoli, Claudio Castellano, Errico e Michela Tesoriero, Salvatore Manfredi e Rosa Di Somma. Punto caratterizzante dello spettacolo è stata anche la danza, con alcuni balli che inframmezzavano gli sketch, con le allieve della scuola di ballo ArteDanza di Vitiello Mariagiovanna, le bravissime Maddalena Adamo e Daniela Tonzino.

Ai saluti finali per ogni attore che usciva sul palco, suonava un brano diverso, altro non sono che alcune delle tante sigle d’apertura degli spettacoli che hanno accompagnato tutta la carriera de I Cipria, che dura da 37 anni, dal 1981. Dopo le varie sigle, arriva come un fulmine a ciel sereno la voce di Nunzio Leone e la commozione è apparsa sui visi rigati dalle lacrime del pubblico, ed escono sul palco Lorenzo e Massimo sulle note della canzone di Patty Pravo, Il Paradiso:
«Questa era la canzone che piaceva tanto a Nunzio, Il Paradiso, dove si trova lui adesso, raccontano I Cipria. Abbiamo vissuto 28 anni insieme, e non uno o due giorni, quindi Nunzio ci manca particolarmente, nonostante fosse più di un anno che non lavorava più con noi, perché già non stava bene di salute, però per noi è un ricordo indelebile che non dimenticheremo mai.»

«Ribadisco una cosa che ho detto anni fa, quando abbiamo fatto un altro spettacolo de I Cipria in questo teatro, dice Lorenzo Penniello. Molti ci hanno sempre etichettato e visto come delle persone volgari. Vi spiego il mio concetto di volgarità: per me volgarità è abusare dei bambini e degli anziani; per me volgarità è rubare, fare del male alle persone innocue; sputare nel piatto in cui si è mangiato, come hanno fatto certi nostri attori che hanno recitato qui con noi e, adesso ci vedono per strada e ci girano la faccia e, soprattutto, la cosa più volgare è giudicare le persone a prescindere anche dal loro orientamento sessuale, questo per me è volgarità! E poi dobbiamo anche dire che la volgarità è innata o ce l'hai o non ce l'hai. Io penso che noi non l'abbiamo mai avuta, anche se a volte è uscita fuori qualche parolaccia, ma basta guardare alcune trasmissioni televisive del momento…».

        

«Per molti anni abbiamo girato tantissimo, ricorda Massimo De Luca, siamo entrati in tante case, in tante famiglie e devo dire con enorme soddisfazione, che quasi mai siamo stati discriminati. Ci hanno sempre accolti, voluti bene e, per noi, questo è un gran risultato, anche dopo tanti anni vedere tutto questo pubblico che ci segue, perché abbiamo ancora altre serate sold out e, quindi, significa che abbiamo seminato bene

Il teatro di spessore non deve necessariamente contenere un dramma serio o un pensiero filosofico profondo per ottenere il merito. A volte, ricordare i vecchi amici con una miscellanea di parodie esilaranti e divertenti è più che sufficiente.