Eva: l’esordio rivelatore degli Analogic nel mondo musicale. Intervista

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Eva: l’esordio rivelatore degli Analogic nel mondo musicale. Intervista

Analogic, una band che sta rivoluzionando il panorama musicale con il loro approccio unico e autentico. Il loro progetto musicale prende vita con l’album Eva, una raccolta di brani che celebra la vita in un mondo ormai decadente.
La band, composta da Davide Crateri (voce, basso e synth), suo figlio Diego Crateri (voce e chitarra) e Michelangelo Gandossi (batteria), ha vinto ad aprile la prima targa Cramps Music nel contest live al Piccadilly di Faenza, grazie alla loro versione di Luglio Agosto Settembre Nero degli Area. Questo successo è solo l’inizio di un percorso che li ha portati a collaborare con Luminol Records e Bluescore Studio per la realizzazione del loro primo album Eva.
L'album, composto da dieci brani, esplora temi come la nostalgia, l’amore, la critica sociale, con una profondità tale da collegarli armonicamente tra di loro, pur presentandosi con generi diversi come il progressive, l’elettronica, l’indie, il pop, il funk, la musica esoterica e il metal.
In questa intervista gli Analogic, che ci raccontano i segreti dietro la loro musica, le loro influenze letterarie e i progetti futuri.

Potreste approfondire il significato del titolo "EVA"? Come incarna i temi esplorati nell'album?
«Eva è per noi l’unico nome associabile a Madre Natura. Non c’è davvero motivazione rigorosa a giustificarlo, c’è sicuramente in parte ispirazione dal personaggio biblico, ma è stata una deduzione molto a sentimento, una cosa intuitiva. Eva, inoltre, è l’inverso di Ave, e quando abbiamo scelto il nome, il brano Ave Natura già esisteva e lo consideravamo una sorta di ideale title track. Eva è un ideale di bellezza irraggiungibile, quale la natura è. Parla del nostro legame con la natura, ma identifica come tale anche la dimensione interiore umana, si parla sempre di fatti naturali, in fondo. A questa forma molteplice del concetto di natura, che si manifesta anche in modi apparentemente svincolati tra loro, resta costante la totale dedizione di noi stessi mettendo a nudo la nostra essenza. Quest’approccio è Eva». 

                                                                      
Avete descritto Eva come un viaggio nelle profondità dell'anima umana. Qual è, secondo voi, il brano che rappresenta meglio questo percorso?
«Il brano più rappresentativo del disco è per noi Ave Natura, nonostante esprima uno solo dei tanti aspetti del disco. È quello che ha visto più uniti me (Diego) e mio padre (Davide) nella sua realizzazione, dal punto di vista prettamente musicale. Il testo è mio ed è il più significativo perché esprime non solo il legame con la natura, ma anche la bellezza tanto incantevole quanto amara del suo dualismo. Il brano si ispira a William Wordsworth, poeta romantico che esprimeva il suo panteismo nel riconoscere la bellezza di Dio nel mondo e, in particolare, nella natura. Questo discorso implica che Dio sia dentro anche a tutto ciò che è macabro, che è dunque bello esattamente come tutto il resto e con la sua bellezza può incantare. Tutto è bello, senza distinzione. Tra i diversi viaggi che questo disco compie nei suoi brani, questo è sicuramente il più intenso e il più significativo».
La band è stata definita "blob rock". Come risuona questa etichetta con voi, e come vedete la vostra musica inserirsi nel panorama più ampio del rock italiano e internazionale?
«Quest’etichetta sicuramente ci lusinga. È la stessa che i Bluvertigo si attribuivano all’epoca per definire il loro genere e loro sono per noi un modello fondamentale. In un certo senso, il modo in cui lo intendevano loro è molto simile al nostro, perché descrive un rock in ci può essere dentro letteralmente di tutto, che è esattamente il nostro approccio. Nel panorama del rock internazionale questa è una cosa non eccessivamente frequente anche perché intricata. Stiamo parlando di un approccio che può non essere per nulla immediato, soprattutto per chi è più abituato a sentire progetti più compatti e definiti, decisamente più frequenti nel panorama del rock, nonostante sia un genere che nel tempo ha saputo evolversi molto più di altri in direzioni molto diverse».
Il nome della band "Analogic" è una chiara dichiarazione del vostro approccio alla musica. Potreste spiegare perché avete scelto di privilegiare un suono analogico e quali sono, secondo voi, i vantaggi di questo approccio?

«È molto facile, in realtà, essere presi per semplici anti-digitali, però non è così: non siamo completamente analogici, anzi, registriamo con un programma digitale, cioè (Ana)Logic. Il digitale resta pur sempre uno strumento, ma ha la pericolosità di poter prendere il sopravvento e snaturare, appunto, l’umanità del prodotto musicale. L’importante è che la componente umana sia sempre in controllo di quella digitale. Björk diceva nel 1997: “Non è colpa del computer, se non c’è anima (nella musica fatta usando il computer) è perché nessuno ce l’ha messa”. Noi suoniamo i nostri strumenti fisici e facciamo sì che l’unica vera fonte della nostra musica siano le nostre mani, questo è per noi essere analogici».
Come collaborate come band, soprattutto considerando il divario generazionale tra i membri? Com’è nato il progetto di fare musica insieme, considerando il legame padre-figlio tra Davide e Diego?
«La band in realtà si è formata proprio perché io (Diego) e mio padre (Davide) avevamo intenzione di partecipare al primo Cramps Contest di Giordano Sangiorgi, la prima targa promossa dalla casa discografica Cramps Records. Abbiamo partecipato come Analogic, che era fino a quel momento era un’idea che aleggiava tra me e lui, con la nostra cover di Luglio Agosto Settembre Nero. Collaborare come band non è assolutamente difficile in quanto io e lui, che siamo il nucleo creativo, abbiamo molte affinità nella concezione della musica e nell'individuare la bellezza in essa, mentre in tutti gli altri aspetti che riguardano tutti e tre l’importante è sempre avere una buona comunicazione. Il batterista Michelangelo ha la mia età, ma ci troviamo bene prima di tutto perché comunichiamo bene. Lavorare tra padre e figlio in realtà è abbastanza semplice, per le nostre affinità ma anche per il rapporto molto paritario che abbiamo, più fraterno che genitoriale, per cui sappiamo essere semplici compagni di band senza dinamiche di potere in ballo».
I testi di "EVA" sembrano molto introspettivi e toccano temi universali come l'amore, la nostalgia e la critica sociale. Potreste parlarci del processo creativo dietro ai testi?
«Pura spontaneità. I testi, così come le canzoni, sono pure espressioni di quello che noi eravamo al momento della loro composizione. Può capitare che l’ispirazione parta da una riflessione, da uno stato d’animo o anche da una singola parola. Io (Diego) in quanto anche appassionato di filosofia tendo a lavorare molto sui concetti e faccio più fatica a essere poetico. Mi è naturale scrivere testi dal significato chiaro e univoco e sono molto macchinoso, mentre mio padre riesce a essere più poetico di me scrivendo cose meno definite di senso ma esprimendo una spontaneità autentica».
Il brano "Ode Nichilista" è particolarmente suggestivo. Potreste approfondire il messaggio che volevate trasmettere con questa canzone? Così diretta e potente sul tema del nulla?
«“Ode Nichilista” è un brano che ritrae la superficialità della società di oggi, specialmente nei mass media, che sono ormai una delle facce del Nulla. Il titolo è volutamente fuorviante, è un'ode anti-nichilista in realtà: in questo vuoto dilagante, noi soffriamo tanto la perdita della profondità interiore, sia nell'apollineo della dimensione spirituale che nel dionisiaco della purezza delle emozioni e dell’istinto. Combattiamo il Nulla nelle nostre vite personali e in questa canzone esattamente con questi strumenti, con il coraggio di mettersi a nudo e mostrare la propria essenza in piena spontaneità».

                                             
Come avete scelto di reinterpretare un brano storico come "Luglio Agosto Settembre Nero" degli Area e quale significato ha per voi questa canzone?
«L’abbiamo scelto come brano per partecipare al Cramps Contest. All’interno del catalogo della Cramps Records è sempre stato il nostro brano prediletto e musicalmente era il più vicino a noi. È stato più che altro questo il motivo della scelta, mentre a livello tematico rispettiamo la sua celebrità e importanza storica e abbracciamo il suo essere manifesto contro la guerra. All’interno di “Eva” è presente e coerente per un motivo forse più prettamente musicale». 
La collaborazione con Andrea Tich per il brano "Masturbati" è stata molto interessante. Com’è nata quest’idea e come avete lavorato insieme alla reinterpretazione del brano?
«Abbiamo portato anche questo brano al Cramps Contest, siccome per la finale c’era bisogno di portarne un secondo dal catalogo della casa discografica. Ci è stato consigliato di portare questo, che neanche conoscevamo, ma che ci ha colpiti per la dolcezza con cui tratta un tema come l’onanismo e che dunque abbiamo scelto. Andrea Tich era presente alla finale del contest ed è stato molto contento di sentire la nostra cover. Siamo diventati amici ed è stato felice e disponibile a collaborare con noi alla registrazione in studio del brano».
Milano Magnetica, come avete catturato l'atmosfera della Milano degli anni '90? Quali sono i vostri ricordi legati a quel periodo?
«Lascio la parola a mio padre: “Semplicemente vivendola. Ho sempre amato Milano e le sue notti vivaci, in locali come il Plastic e il Gasoline, ma anche la bellezza decadente che permeava luoghi all'epoca in stato di abbandono, come la stazione di Porta Vittoria o le Varesine. Quando, a 13 anni andavo in bici alla stazione Garibaldi, pareva di percorrere un sentiero di campagna”».
Avete citato poeti come William Wordsworth e Dino Campana. In che modo la poesia e la letteratura influenzano il vostro processo creativo?
«La letteratura è espressione di fatti umani, di idee e sentimenti a cui gli autori hanno dedicato la loro vita, mettendosi a nudo nelle loro opere. È giusto confrontarsi con la letteratura esattamente nello stesso modo, mettendosi a nudo di fronte a essa e assorbendo ciò che di essa arricchisce, includendolo nella propria vita. La letteratura, in questo senso, è proprio parte di noi. Non è semplicemente essere d’accordo con ciò che dice qualcuno, ma proprio essere ciò che dice qualcuno, chiaramente con il filtro personale di ognuno di noi. Anche la letteratura, perciò, per noi viene da dentro, come tutto il resto».
Quali sono i vostri piani per il futuro? Possiamo aspettarci un tour a supporto di "Eva"? 
«Sì, un bel tour per “Eva” e poi si lavora al nuovo disco!».