“Mediocri di tutto il mondo, ora e sempre, vi assolvo tutti. Amen” Antonio Salieri
Lo spettacolo Amadeus di Peter Shaffer con Geppy e Lorenzo Gleijeses per la regia di Andrei Konchalovsky e la traduzione di Masolino D’Amico, è al Teatro Diana di Napoli fino al prossimo 9 febbraio.
Si tratta di una pièce teatrale in due atti scritta nel 1978 dal drammaturgo inglese Peter Shaffer (1926-2016) liberamente ispirata alla vita del compositore salisburghese Wolfgang Amadeus Mozart e tratta da Le piccole tragedie di Aleksandr Puskin. Dallo spettacolo, che ha calcato anche le scene della mitica Broadway, è stato successivamente tratto l’omonimo film del 1984 diretto dal ceco Milos Forman vincitore del premio Oscar alla regia.
Lo spettacolo racconta il presunto tentativo, senza fondamento storico ma molto affascinante, del compositore italiano Antonio Salieri (Geppy Gleijeses) di distruggere la reputazione dell’odiato Mozart (Lorenzo Gleijeses) fino a provocarne la morte.
Nella Vienna del 1823, Antonio Salieri, fino ad allora considerato il più grande compositore d’Europa, si accusa di aver avvelenato Mozart. Egli si presenta al pubblico vecchio e malato e decide di raccontare la sua vita. Fin da giovane desiderò di studiare musica e promise a Dio una vita casta in cambio del successo. Ma ecco apparire all’orizzonte il suo rivale, Mozart, un ex bambino prodigio che grazie al suo enorme talento riesce ad entrare alla corte dell’imperatore Giuseppe II. É un genio ma è anche un uomo volgare, immaturo, lascivo. Salieri infliggerà a Mozart un calvario esistenziale fisico e morale che lo condurrà alla morte ad appena 35 anni in miseria e seppellito in una fossa comune.
In un articolo di Lorenzo Cerri per la rivista teatrale Proscenio, Geppy Gleijeses si esprime così a proposito del personaggio che interpreta con rara bravura:«Salieri è uno dei personaggi più affascinanti e prismatici della drammaturgia contemporanea. Dedicò la sua vita alla castità e alla carità chiedendo a Dio talento e fama. Ma le sue opere che lui stesso considerava mediocri, impallidiscono se confrontate con quelle prodotte dal genio di Mozart. Allora decise di sfidare Dio stesso. Annientando quello terreno avrebbe punito quello celeste». E prosegue:«Rispetto al film, il regista Konchalovsky ha voluto un Salieri meno perfido ed invidioso». Lorenzo Gleijeses (vincitore del prestigioso Premio UBU come Nuovo attore emergente nel 2006) aggiunge riguardo al suo personaggio:«É un Mozart complesso ma leggero come una farfalla. Il regista mi ha chiesto di lavorare per sottrazione, evitando lo stereotipo del genio pervaso da traboccante ed inconsapevole energia giovanile».
Lo spettacolo proposto ricalca il film di Forman acquisendone caratteri e umori, cosa non facile e scontata. Sappiamo che l’impatto del cinema è immediato e le immagini rimangono ben radicate nella memoria degli spettatori. A teatro tutto è più sfuggente e necessita di un numero maggiore di parti dialogate che potrebbero rendere lo spettacolo meno fruibile al pubblico. Tuttavia in questa trasposizione non si corre questo pericolo perché tutti gli attori della compagnia sono eccellenti e ben diretti.
Il regista Konchalovsky, infatti, ha operato un lavoro di cesellatura su tutti i personaggi, a partire ovviamente da quelli principali.
La rivalità tra Salieri e Mozart è palpabile perché vede cimentarsi nei ruoli principali un padre e un figlio che svolgono lo stesso lavoro in un crescendo di bravura attoriale.
La giocosità e l ‘esuberanza del giovane Mozart, espressa attraverso saltelli e gridolini da Lorenzo Gleijeses contrastano la severità e la freddezza di Salieri, Geppy Gleijeses, imprigionato nella sua mediocrità.
La gestualità prorompente di Mozart si scontra con i movimenti misurati ed eleganti di Salieri in un contrasto che termina soltanto nella commovente scena della morte del genio salisburghese dopo che il compositore di Corte scrive sotto dettatura le note del Requiem e viene chiamato papà.
Mozart non si rende neppure conto del dono che Dio gli ha fatto: riuscire a comporre una musica celestiale senza alcuno sforzo creativo perché dettata da Dio stesso. Le partiture che Costanza, la giovane moglie di Mozart, porta in visione a Salieri non presentano alcuna correzione, alcun ripensamento. E il musicista italiano rompe il patto fatto in gioventù con un Dio ormai assente e riversando su Mozart invidia e gelosia.
Gli interpreti comprimari sono tutti bravissimi a partire da Roberta Lucca, una civettuola Costanza moglie di Mozart, Giulio Farnese, un misurato e illuminato Giuseppe II che sa reggere la sua corte di fedelissimi costituita dai conti Johann Von Strack e Franz Orsini-Rosenberg e dal barone Gottfried van Swieten interpretati nell’ordine da Giuseppe Bisogno, Gianluca Ferrato e Anita Pititto. La cantante Katerina Cavalieri è una talentuosa Elisabetta Mirra e i leggiadri Venticelli la stessa Mirra con Agostino Pannone e Dario Vandelli. Completa la compagnia Brunella De Feudis nel doppio ruolo del Kappelmeister Giuseppe Bonno e del valletto e cuoco di Salieri.
Il contrasto tra i due musicisti indica anche il mutare del gusto musicale del ‘700 che si apre a composizioni legate alla verità dei temi ed al divertimento in una corte come quella dell’imperatore Giuseppe II aperta alle innovazioni. E gli spettatori entrano a corte grazie alla incomparabile bellezza dei costumi realizzati da Luigi Perego e alla efficace scenografia e al gioco di luci rispettivamente di Roberto Crea e Luigi Ascione.
Le elaborazioni musicali di Matteo D’Amico potevano arricchirsi maggiormente dello sterminato patrimonio musicale mozartiano.
In conclusione lo spettacolo è bello, suggestivo, importante, da vedere.
Alla prima forti e calorosi applausi da parte di un pubblico che, dispiace dirlo, va ancora educato e disciplinato ai tempi teatrali (un applauso che ha smorzato il pathos della scena conclusiva) e nell’uso indiscriminato dei cellulari.
Info e prenotazioni 081 5567527 Vendita on line sul sito www.teatrodiana.it