Abissi tascabili (luovo) è il nuovo album alternative rock del cantautore torinese Daniele Celona, un disco a fumetti edito dal Comicon e co-prodotto The Goodness Factory e dai fan raccolti intorno al gruppo I Celofan, composto da dieci canzoni e da dieci storie illustrate dai fumettisti del Progetto Stigma (Akab, Marco Galli, Stefano Zattera, Luca Negri, Alberto Ponticelli, Jacopo Starace, Squaz, Pablo Cammello, Darkam, Officina Infermale, artwork di copertina di Cosimo Miorelli) che hanno liberamente interpretato ogni canzone presente nel disco. Album arricchito anche dalle collaborazioni di Pierpaolo Capovilla nel brano “Shinigami” (colonna sonora del cortometraggio realizzato dal regista Bruno “Mezzacapa” D’Elia https://youtu.be/1ghBs3abWcc), Paolo Benvegnù nel brano “Maelstrom” e del Sunshine Gospel Choir in “Lupi nel buio”.
“Abissi Tascabili” è stato presentato venerdì 26 ottobre all’Off Topic di TORINO e poi Daniele sarà venerdì 2 novembre al Lucca Comics & Games 2018 e sabato 3 novembre al Serraglio di Milano (Via Gualdo Priorato, 5), in attesa di conoscere le dte del tour programmate per ora fino a dicembre prossimo.
Abissi Tascabili, un disco a fumetti, un bel progetto a costi contenuti. Come ci sei riuscito?
«Non lo so neanch’io. È partita come una mission impossibile, essenzialmente è stato fattibile grazie al Comicon di Napoli che ha sostenuto l'operazione editoriale e poi pragmaticamente, grazie ai disegni di Alberto Ponticelli del progetto Stigma, che è entrato a pieno titolo nel progetto e ha fornito ben dieci disegnatori e Cosimo Miorelli che ha realizzato la copertina e, come un effetto domino insperato, ci siamo trovati ad avere tutti gli elementi e le tessere del puzzle per riuscire a conseguire questa incredibile operazione che unisce due mondi, quello della musica e quello del fumetto, una dimensione cui sono molto legato da fanciullino e abbiamo trovato il terreno fertile.»
Da Diabolik a Dylan Dog fino ai manga giapponesi. C’è qualche manga in particolare che preferisci oggi?
«Oggi sto seguendo, a volte con delle traduzioni fatte online, perché alcune cose in Italia non sono ancora arrivate, la saga di Attack on Titan di cui sono state già realizzate due serie con una sceneggiatura e una storia incredibile.
Compro tutto il comprabile purtroppo per le mie finanze, ho la classica casella nelle fumetterie, dove faccio arrivare le varie cose per golosità, alcune cose come Tokyo Ghoul o Attack on Titan appena esce qualcosa, cerco di capire la storia come va a proseguire, è proprio questione di bulimia mia che mancanza di potenza.»
Shinigami è il singolo che ha anticipato l’album, con un bel duetto con Capovilla.
«Non era neanche un singolo, è un'operazione diversa, sapevo benissimo che il brano non si poteva prestare a essere un singolo radiofonico, non lo sono nemmeno gli altri brani dell'album, ma questo era proprio una mazzata sui denti che, difficilmente, avrebbe trovato spazio in altri contesti. Come spesso mi capita, ho voluto essere incosciente fino in fondo e col regista ci siamo detti facciamo qualcosa per noi, che ci piaccia, avevo appena visto i suoi esperimenti di animazione 3D con qualche clip d'esempio, un mix perfetto per legarsi a quello che intendevo e così abbiamo creato quello che io considero un cortometraggio, tanto che spero, trovi spazio nei concorsi o in varie rassegne di corti di cinema, in ambito musicale ci sta anche quello. Questo istinto che abbiamo seguito è collegato perfettamente con l'operazione dei fumetti che, pian piano prendeva corpo, quindi, vorrei dirti che è stata una strategia vincente, pensata dall'inizio, invece, è stato una serie di eventi fortunati che ci sono presentati davanti.»
La tua tecnica di registrazione lascia poco spazio ai synth ed è tutto suonato dal vivo…
«Sì, è stato tutto suonato, però ci sono anche dei synth che ho suonato io stesso, ho messo degli elementi nascosti, sono andato a recuperarmi dei suoni non tanto attuali pensiamo a Vangelis a John Carpenter, quindi, un'atmosfera di film anni ‘70 come “I guerrieri della notte”, quel tipo di sci-fi che a me piace moltissimo e in commistione con le chitarre ci sono questi synth un po' nascosti, nostalgici.»
I tuoi testi sono oggetti di discussione, per l'interpretazione del testo. A te piace dare la spiegazione al testo o lasci che il pubblico intenda quello che vuole?
«Assolutamente la seconda. Non mi piace assolutamente spiegare alcunché e non credo sia neanche giusto. Può essere oggetto di discussione nel dopo concerto, sottopalco mi capita spesso di parlare delle interpretazioni, ma è uno scambio tra autore e ascoltatori. Questo disc, in particolare, è ancora più fumoso, più metaforico degli altri che avevano delle parti molto descrittive, delle riprese le chiamo io. Assumendo il ruolo del regista c'erano delle parti, delle immagini molto chiare, alcune come dei quadri a olio, in questo, sia per l'elemento trascendentale del soprannaturale che ho usato come metafora e anche per un detto non detto, forse non c'è una descrizione così chiara e a maggior ragione l'interpretazione sarà lasciata agli ascoltatori. Sono curioso io stesso di capire dove andranno a parare, però è un effetto secondario di quando scrivo, in realtà, non mi occupo più di tanto.»
L’ultimo singolo è HD Blue e parla di un salto, non so se si può intendere come suicidio o come voglia di libertà…
«Quello è uno degli elementi che deve essere lasciato assolutamente in maniera ambigua. In realtà, no, non ho pensato a quel tipo di tragedia finale, chiaramente la voce narrante, chi ci propone un salto con delle ali di cartone bagnate è chiaro che non vuole esattamente il nostro bene. Mentre immaginavo quella scena, ho pensato al video di Pure Morning dei Placebo, dove Brian Molko dal grattacielo si butta, ma, in realtà, non casca sotto ma inizia a camminare verticalmente sulla parete e ho immaginato un po' di quella sorpresa, tanto che, dopo il salto, la citazione è sul Celeste, sulle nuvole e in qualche modo, in quel momento, si tira un sospiro di sollievo, salvo poi avere un'inversione a 360°, quando dalla nuvola arriviamo alla nuvola di polvere e, quindi, all'arrivo sul terreno con lo schianto debole o forte che sia, questi sono tutti input che vengono dati all'ascoltatore, per farsi una sorta di viaggio, però ripeto deve essere un viaggio libero.»
Il salto ricorre anche in un'altra canzone, Orfeo. Un salto nel buio...
«Sì, assolutamente, io scrivo di bivio, di scelta, di ostacoli da superare o meglio mi piace raccontare delle storie, dove i protagonisti hanno proprio questo tipo di difficoltà, di scelta davanti e, normalmente, non c'è neanche un giudizio di valore, mi limito a filmare questi protagonisti che a volte sono spinti caricaturalmente al massimo in queste decisioni difficili che, poi, sono quelle che dobbiamo prendere noi tutti i giorni. Per cui, quel salto nel buio, può essere la scelta più stupida, ma che determinerà la giornata, il futuro, a quelle decisamente più importanti.»
Infatti, parli in varie canzoni della difficoltà del sopravvivere, invece, qual è la tua vulnerabilità, oggi?
«Non so, sono una persona piena di difetti, ho un pessimo carattere, sono molto irascibile, quindi, la mia sfida quotidiana è quella di riuscire a tenere un equilibrio o quello di dimostrare affetto alle persone che mi sono attorno, perché non sempre riesco a fare, magari i miei difetti sono quelli. Tutto sommato, però, penso di essere ancora abbastanza accentrato e di fare musica nella maniera libera e incosciente con cui la faccio.»
Sei un considerato uno dei grandi cantautori emergenti italiani. Riuscirai un giorno a riempire gli stadi, ti piacerebbe una cosa del genere o preferisci i locali fumosi, per pochi?
«Devo dire verità, tutto sommato, considero questa dimensione di nicchia privilegiata, perché ti permette un contatto umano abbastanza stretto con la stragrande maggioranza di persone che ti seguono e lo stress derivante da attacchi promo, impegni, è importante, ma non è totalizzante. Ho visto in alcuni, che ho vissuto in seconda pelle, persone a me molto care, vicine, che hanno avuto un successo decisamente più eclatante e, probabilmente io, nei loro panni, non riuscirei a gestirlo. C'è un tratto molto sincero, su cui essere onesti, che occorre superare una certa soglia per riuscire a vivere certe dimensioni al meglio, essenzialmente anche quella del tour, lo stare a proprio agio e riuscire a fare un giro che sia degno e piacevole, presuppone avere anche dei
certi presupposti, questa è la soglia che stiamo cercando di superare, ma indipendentemente dall'idea del successo, molto più pragmaticamente per riuscire a viverla al meglio, un po' per me e un po' per la band e portare in giro i ragazzi cercando di star bene.»
Diverse collaborazione nel disco, in Lupi nel buio ti sei avvalso del Sunshine Gospel Choir. Come li hai conosciuti o se avevi già collaborato in passato con loro…
«Alcuni di loro li conoscevo, come vocalist, come solisti, Torino è una piccola città e, bene o male, chi combina qualcosa in ambito musicale, poi si conosce, però è stato essenzialmente una scelta di arrangiamento e di scrittura, quando sono arrivato a quel punto del brano, ho visualizzato immediatamente la partecipazione del coro gospel, ne ho parlato alla the goodness factory e loro hanno cercato un coro che potesse rispondere a quelle esigenze. Abbiamo contattato il Sunshine e, come spesso capita, dal non conoscersi s’inizia a parlare di un progetto, a creare le prime linee vocali assieme e si diventa amici e si va a registrare. Si vivono, per fortuna, in questo momento, ancora delle belle storie che nascono dal basso, senza imposizioni da etichette o altro.»
Tra poco usciranno le date del tour, a parte le prime di presentazione dell’album. Cosa riserverai ai fan?
«Com’è avvenuto a Torino, ci sarà una mostra delle tavole del fumetto che precederà il concerto, quindi, ci sarà un collegamento tra le due dimensioni, tra i due mondi, ma, in questo momento, la mia preoccupazione principale è l'audio, quella di tradurre il disco nella maniera migliore per i live, ma siamo sicuramente pensando anche a uno sviluppo ulteriore, che possa comprendere anche proiezioni, disegni interattivi e quant'altro. A Lucca, in effetti, il 2 novembre, ci sarà già una prima collaborazione con i disegni interattivi di Cosimo Miorelli, l'autore della copertina e assaggeremo, in quel contesto, un primo tentativo di live ibrido, un’operazione che avrei fatto, in realtà, più in là, ma, anche in questo caso, ci siamo lanciati, vedremo cosa ne uscirà.»