«Un personaggio quando lo abbracci, lo devi capire, amare, perdonare, devi essere lei». Intervista a Claudia Gerini

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«Un personaggio quando lo abbracci, lo devi capire, amare, perdonare, devi essere lei». Intervista a Claudia Gerini

Claudia Gerini sarà Federica Angeli, nel film di Claudio Bonivento A mano disarmata”, tratto dall'omonimo romanzo di Federica Angeli (edito da Baldini+Castoldi), la giornalista di Repubblica che dal 2013 vive sottoscorta a causa delle minacce mafiose ricevute per le sue inchieste sulla criminalità organizzata a Ostia, e uscirà nelle sale il 6 giugno 2019, nel cast Rodolfo Laganà, Maurizio Mattioli, Nini Salerno, Francesco Pannofino.
Periodo fitto per Claudia Gerini che è impegnata ogni lunedì su FoxLife (Sky 114) come conduttrice nel docu-reality 'Amore e altri rimedi' ed è sempre in tour con lo spettacolo “Qualche estate fa” con i Solis String Quartet, sulla storia artistica di Franco Califano ed è sul set del film “Hammamet” di Gianni Amelio, con Pierfrancesco Favino nei panni di Bettino Craxi e Claudia sarà Ania Pieroni, conduttrice televisiva e compagna del leader del Psi, film che uscirà il 19 gennaio 2020, ventesimo anniversario dalla morte di Bettino Craxi. 
Sempre ad Aprile 2019, invece, usciranno altri due film. Il 4 aprile “DolceRoma” per la regia di Fabio Resinaro, con Lorenzo Richelmy e Luca Barbareschi e il 30 aprile “Non sono un assassino”, un film di Andrea Zaccariello, con Riccardo Scamarcio, Alessio Boni, Edoardo Pesce e Barbara Ronchi.

Com’è andata sul set del film “A mano disarmata”?
«È andata veramente bene, abbiamo fatto una corsa contro il tempo ma sono contenta perché Federica Angeli l'ho proprio assorbita, ho sentito la sua esperienza di donna, di madre, di professionista, di bisogno di portare ai lettori la verità. Questa consapevolezza che lei vuole dare della realtà su quello che succedeva a Ostia, io l'ho capita e mi è piaciuto essere lei. Ci siamo subito piaciute, ci siamo incontrate, frequentate, conosco suo marito, i suoi bambini. Sono mamma come lei e apprezzo molto la scelta che ha deciso di fare, la capisco. Un personaggio quando lo abbracci, lo devi capire, lo devi amare. perdonare, devi essere lei e per me è un grande privilegio essere Federica Angeli, perché non capita sempre di fare donne così appassionate, vere, coraggiose».
Hai accettato subito il ruolo?
«Il regista Claudio Bonivento mi ha fatto leggere il libro e ho subito detto di sì, poi c'era questa particolarità che io sono cresciuta a Ostia per un certo periodo di vita, quindi, sono molto legata a quel territorio, insomma, c'erano delle piccole coincidenze che, alla fine, ancor di più, mi hanno portato a Federica».

                        
Che cosa vedremo in questo film su Federica Angeli?
«Vedremo i punti cardini che l'hanno portata alla scorta. Vedremo, intanto, la sua vita normale, con i suoi figli, suo marito. Una donna normale, giornalista di nera, anche prima degli Spada, una che porta sempre avanti inchieste, anche pericolose come il traffico di armi. Vedremo come dalla sua inchiesta sullo stabilimento Village dov'è stata intimata, è stata presa, portata in una stanza proprio da uno degli Spada, il boss che comandava sul territorio di Ostia tantissimi esercizi commerciali, palestre, lavaggi erano completamente in mano a queste famiglie, Triassi, Fasciani e Spada, avevano preso tutto, ed era indisturbatamente sotto il loro controllo. Da questo, chiamiamolo sequestro di un'ora, dove le dicevano lascia stare, occupati di altro, qui comandiamo noi, qui tu non vinci vattene a casa, etc. etc. fino a quando Federica ha assistito, per caso, ma forse nulla viene per caso, proprio sotto casa sua, a questo duplice tentato omicidio che l'ha vista testimone. È  andata a testimoniare dai carabinieri con nomi e cognomi, riconoscendo le facce, li ha denunciati e dopo 6 ore la sua vita è stata completamente stravolta, assegnandogli una scorta.»
Negli ultimi mesi si è dibattuto molto sulle scorte, come anche a quella di Saviano. Che cosa ne pensi?
«Solo per aver fatto per finta, nel film avevo sempre la scorta, è come vivere in una prigione, cioè nell'immediato in prigione è andata lei, invece, di chi ci doveva andare. È una cosa terribile, ti privano della libertà, della privacy, di tutto. Se devi uscire, devi chiamare, ogni posto pubblico va bonificato prima, è una cosa tremenda, non è un privilegio, ma purtroppo sono necessarie per la loro vita. Ho sentito delle critiche:”Eh, si fa portare in giro”, ma non sanno l’inferno che è, non si tirano neanche giù  i finestrini, una claustrofobia in questa macchina della scorta. A casa non puoi aprire, non puoi affacciarti al balcone, una vita terribile. Per averla fatta per finta per quattro settimane, sono stata veramente molto in difficoltà.»

Federica dice che il coraggio glielo hanno dato i figli. Lei come donna e come madre ha paura per il futuro dei suoi figli?
«Uno auspica sempre di consegnare ai figli un mondo migliore o di fare qualcosa per cui possano vivere in un mondo “più pulito possibile”. La critica che spesso viene mossa, “ma come, tu sei madre e metti in pericolo la tua vita”, in realtà, proprio perché lei è madre, dice io devo guardare in faccia ai miei figli, devo insegnare a non piegare la testa, devo insegnare a non chinare sempre il capo di fronte a ingiustizie e a mettere la sporcizia sotto al tappeto e dirsi, non è successo niente, facciamo finta di niente, no. Lei, proprio perché è mamma, dice io mi devo guardare allo specchio che ho insegnato qualcosa ai mie figli, che non mi sono omologata al silenzio e all'omertà e, quindi, capisco la paura che uno ha, la paura di non farti vivere in un mondo di paura, perché è questo che  fanno, mettono terrore. E, un mondo libero da tutto ciò, dal terrore, dall'intimidazione, dalla violenza sarebbe il massimo, magari non proprio libero, ma ci si prova, la strada è quella».
Sei in tour con lo spettacolo “Qualche estate fa” con i Solis String Quartet…
«I Solist  String Quartet mi hanno dato questa grande opportunità di raccontare il Califfo. Sono due violinisti, un violoncellista e poi c'è una viola e sono dai talenti sconfinati, tra l’altro hanno accompagnato grandi artisti, da Noa a Mannoia, Dalla, Nannini, ultimamente anche con Beppe Servillo. Per me è un grande privilegio poter raccontare, attraverso nove brani, Minuetto, Un'estate fa, La Nevicata del ’56, Tutto il resto è noia, abbiamo scelto quelli che più rappresentano Franco, canto anche “Io non piango”, e ogni volta piango. La poesia di Franco raccontata attraverso anche delle brevi letture ispirate un po' alla sua vita,  come se io fossi, di volta in volta, una donna che ha toccato le sue esperienze, per esempio sono la barbona che lo vede passare sempre di notte in quella via, la barista che lo conosce perché ormai va sempre nello stesso bar, la ragazza della reception di Sanremo, quando lui fece Sanremo o la prostituta che si è innamorata di lui, insomma, attraverso queste figure femminili raccontiamo, ovviamente in modo romanzato, un po' di vita del Califfo, un poeta, un grande artista».
Hai avuto modo di conoscerlo?
«Una volta l'ho incontrato durante una trasmissione, ci siamo incrociati nei camerini, lui elegantissimo, bellissimo, con uno smoking stupendo, bello, era sei anni prima che morisse. L'ho incontrato nella parte finale, negli ultimi cinque anni della sua vita ed era molto signore, molto galante, mi ha sempre salutato con grande galanteria. Spero di rendergli un discreto omaggio, sono un’attrice che canta, non sono una cantantee mi approccio con grande umiltà alla sua poetica, anche se di solito scelgo sempre cose molto complicate, perché sono pezzi complicatissimi e non ho ritmica e, quindi, essere accompagnata da viole, violini, insomma, è una cosa complicata anche per i cantanti professionisti». 

                        
Dopo A mano disarmata usciranno altri due film…
«Non sono un assassino di Andrea Zaccariello, tratto da una storia di Francesco Caringella ed è un bellissimo film, un legal thriller con Riccardo Scamarcio, Edoardo Pesce e Alessio Boni e poi uscirà Dolce Roma, di tutt’altro genere,  tratto da un romanzo di Pino Corrias,  sulla falsariga de “La grande bellezza”, parla di questi produttori che fanno feste sfarzose e un piccolo scrittore, che vuole anche lui un posto al sole nel cinema, cerca di vendere la sua storia, interpretato da Lorenzo Richelmy e io sono la moglie del produttore, la moglie ricca che viene da una famiglia molto importante che dice sempre al marito che si sono uniti per interesse e che i matrimoni d’interesse durano più a lungo, perché l'amore finisce, l’interesse no! Insomma, un po' di cinismo in questa coppia molto benestante, molto ricca che vedremo produrre o portare a termine dei film, in particolare un film con questa attrice che il produttore ama tantissimo e che la moglie sa che è l'amante, comunque diversi intrighi».

Parliamo del debutto di attrice di tua figlia quattordicenne Rosa Enginoli…

«Lei è bravissima. Sono contenta che ha scelto la mia strada perché vuol dire che le ho trasmesso cose belle, in genere i figli odiano tremendamente tutto quello che fa la mamma. Lei è venuta sul set, ha visto forse la mia dedizione, secondo me,  è una vita bellissima fare l’attrice, ma  è anche dura. Lei una volta mi ha detto, sai mamma  io c'ho pensato, mi piace molto quello che fai, interpretare, recitare, mi piace il teatro, perché lei è tutta profonda, un po’ nerd, una studiosona e si è iscritta a un’agenzia. E dal 16 aprile sarà su Rai 1 nella fiction “L’Aquila -  grandi speranze”, sul  gravissimo terremoto che ha colpito la città abruzzese nel 2009».