Addio a Silvano Campeggi detto il Nano, il ritrattista di Hollywood

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Addio a Silvano Campeggi detto il Nano, il ritrattista di Hollywood

Nell'Vlll  capitolo dei Promessi Sposi, Manzoni fa dire a Don Abbondio: «Carneade chi era costui?».
Al quesito possiamo rispondere tutti: un filosofo della corrente dello scetticismo di Cirene, vissuto tra il 214 e il 129 a.c. e chi era Silvano Campeggi, detto il Nano?

Pochi sanno rispondere eppure quest'uomo, conosciutissimo in America, ha fatto la storia del cinema.
Nato a Firenze nel 1923, frequenta l'Istituto d'Arte di Porta Romana e diventa allievo dei pittori Ottone Rosati e Ardengo Soffici. Inizia la sua carriera illustrando libri, giornali e riviste per numerose agenzie grafiche. Nel dopoguerra si stabilisce a Roma ed entra “a bottega” nello studio del pittore Orfeo Tamburi e conosce il famoso cartellonista Luigi Martinati.

        
Il suo primo manifesto è datato 1946 ed è realizzato per il film “Aquila nera”di Riccardo Freda, tratto da un racconto di Alexander Puskin con Gino Cervi. Freda è  considerato il padre dei film horror in Italia per la pellicola Vampiri.
Da questo momento in poi Campeggi viene chiamato dalle case cinematografiche americane per la sua bravura ritrattistica e per saper condensare in un manifesto pubblicitario situazioni ed emozioni. Realizza più  di 3000 manifesti per la Metro Goldwin Mayer, l'Universal, la Columbia, la Dear Film.
Famosissimi i manifesti dei seguenti film: Via col vento, Un americano a Parigi, Cantando sotto la pioggia, West Side Story, La gatta sul tetto che scotta, Exodus, Colazione da Tiffany.

                           
Con la crisi del cinema rientra in Italia, nella sua amata Firenze dove si è spento il 29 agosto scorso.
Un film è il prodotto di un lavoro di squadra corale. Il cartellonista realizza in un manifesto la sintesi di tale prodotto.
Pare che Marylin Monroe abbia detto al NANO: «Maestro, do I need to get undressed?»
Più di un uomo avrebbe risposto, Sì.