Alle 21 circa le luci del Palapartenope di Napoli si abbassano e il livello di euforia scoppia, Antonello Venditti sale sul palco e sarà il brano “Raggio di luna” l’apripista al live, organizzato da F&P Group e Veragency, “Sotto il segno dei pesci 1978-2018”, brano tratto dal fortunatissimo album Benvenuti in Paradiso (1991), il più venduto tra gli album di Venditti.
«Avete portato la pizza? Perché questo è un concerto rituale, ha una sua storia e ha il suo clou con Sotto il segno dei pesci. Oggi è una data storicamente importante, 41 anni fa veniva rapito Aldo Moro, 41 anni fa io compivo un’altra età e 41 anni fa non avevo rischiato di morire una settimana fa. Questo poco importa perché Napoli é la città della vita, dell’amore, della musica e ho tanti ricordi bellissimi di Napoli legati anche a dei miei amici che voi sapete. Prima di cominciare questo lungo racconto vorrei dedicare questo concerto a una ragazza che volevo andare a trovare ma non ho avuto il tempo e la forza di andarci, si chiama Daiana Olano una ragazza che ama la musica e da molto tempo è a casa per un terribile incidente. Questo concerto è dedicato a Napoli, a noi, alla festa di “Sotto il segno dei pesci” e, soprattutto, a Daiana Olano che sarebbe stata qui con noi.»
Venditti inizia così il suo live di tre ore e passa con "I ragazzi del tortuga (Tortuga, 2015)" e "Giulio Cesare (Venditti e Segreti, 1986)" due canzoni che ricordano gli anni del liceo, il Tortuga era il bar che frequentava situato di fronte al Giulio Cesare, liceo del quartiere Trieste di Roma. Due cose da dire su questa bellissima canzone, quando dice "Paolo Rossi era un ragazzo come noi", si riferisce allo studente assassinato da ignoti durante i tafferugli del ‘66 nella facoltà di Legge e non l’amato Paolo Rossi del Mondiale di Spagna e, l’altra cosa, il meraviglioso sax di Enzo Avitabile sul finale della canzone.
Poi ancora “Piero e Cinzia (Cuore, 1984)”, “Peppino (Venditti e Segreti, 1986)” che chiude sottolineando: «La vita no, non fa paura», “Stella (Cuore, 1984)” e arriva “Non so dirti quando” dall’album Tortuga del 2015, dedicata all’amico e suo pianista da sempre, scomparso qualche anno fa, Alessandro Centofanti e che vediamo scorrere la sua immagine sul video insieme con gli altri due suoi grandi amici Pino Daniele e Lucio Dalla. E il pubblico napoletano alla fine del brano grida:”Pino! Pino!” e Antonello racconta:«Quando si parla di Pino si parla di voi per cui mi unisco. Ho due amici legati a Napoli, Pino ma anche Lucio, che è stato il più napoletano di tutti.»
E continua:«Questo concerto è dedicato alle donne, nelle quali io mi sono immedesimato tante volte. Adesso canto una canzone che non faccio mai. È la prima canzone che porta il nome di donna ed è la più vera.»
Presenta così “Marta (Quando verrà Natale, 1974)” e poi arriva la canzone senza tempo “Lilly (Lilly, 1975)”: «Adesso è ritornata di prepotenza attuale, perché prima di essere una donna è anche una canzone che, nel 1975, è arrivata prima in classifica in Italia. Allora, mi sono chiesto ho sbagliato io oppure è sbagliato il tempo. Per molti anni ho pensato di aver sbagliato a scrivere questa canzone, invece, a distanza di anni è diventata di divulgazione. È una storia che parla di una cosa che oggi è diventata attuale, l’eroina, che ha devastato la mia generazione, tanti ragazzi italiani morti. Allora, l’eroina non era considerata, i tossicodipendenti erano “drogati” e, quindi, non avevano dignità di cittadinanza, quando uno voleva aiutare qualche ragazzo tossicodipendente, non si poteva andare in ospedale perché da lì ti portavano direttamente in carcere, non solo il tossicodipendente ma anche quello che cercava di aiutarlo. Molti passi sono stati fatti, però oggi c’è l’eroina più cattiva, una variante che non c’era prima, cioè la variante della violenza, l’eroina è tutto meno che violenza, è una violenza fatta su se stessi, quando uno si fa la famosa “pera” è uno che vuole lontananza dal mondo. Invece, oggi, con l’unione di altre droghe diventa non solo lontananza, ma anche molta vicinanza di violenza, per cui troviamo delle situazioni assurde. Andando prima in classifica, all’epoca c’era la Hit Parade di Lelio Luttazzi, che andò pure in galera per detenzione e spaccio di droga e Lelio presentando la canzone, Lilly, tutti applaudivano stoltamente, scioccamente e ridevano:”Che cazzo ridi? Cosa applaudi?”. A quel punto, piuttosto che sentire degli applausi di merda, non l’ho fatta più e per anni e anni non l’ho più cantata, invece, ora la faccio per ricordare i tempi che non vorrei non tornassero mai e per ricordare tutti i miei amici che sono morti e a tutte le crisi di astinenza che abbiamo dovuto sopportare. La massima della contraddizione è la crisi di astinenza, dover dare la droga per evitare che il tuo amico/a si contorca è una cosa che crea molti problemi, quindi, devi negare per dare, il massimo della contraddizione.»
Dopo Lilly, Venditti si siede al pianoforte ed esegue, piano e voce, tre storiche canzoni, “Compagno di scuola (Lilly, 1975)”, “Ci vorrebbe un amico (Cuore, 1984)”, facendo un po’ di gossip, la canzone è stata scritta dopo che la sua compagna Simona Izzo lo lasciò per Maurizio Costanzo. E poi, “Notte prima degli esami”, lato B del 45 giri Ci vorrebbe un amico e i quattro ragazzi di cui parla all’inizio della canzone sono Giorgio Lo Cascio, Francesco De Gregori ed Ernesto Bassignano. E su questa canzone il pubblico napoletano diventa un coro unanime che trasferisce grandi emozioni.
Venditti presenta tutta la band e fa entrare anche la sua vecchia band “Strada Aperta” un gruppo folk italiano composto da Marco Vanozzi, basso, Renato Bartoli, voce e mandolino, nato lo stesso giorno di Venditti, 8 marzo; Claudio Prosperini, chitarra elettrica e Rodolfo Lamorgese, chitarrista classico, dodici corde e armonica a bocca. E si aggiunge una musicista campana Fabiana Sirigu al violino.
Così, finalmente, arriva la parte centrale del live, celebrare il 40° anno dell’album “Sotto il segno dei pesci (1978)” eseguendolo per intero. Venditti si toglie la giacca e si mette al piano esclamando: «E mò so cazzi!» e parte con “Sotto il segno dei pesci”, poi “Francesco”, “Bomba o non bomba”, “Chen il Cinese”, “Sara”, “Il telegiornale”, “Giulia” e “L'uomo falco”. Su quest’album fortunato e con qualche perla, vorrei parlare del capolavoro “Giulia”, che oltre ad avere una melodia straordinaria che ti entra da subito nell’anima e una canzone sull’omosessualità femminile, un testo che descrive le differenze che hanno determinato la scelta della sua ex fidanzata per Giulia, infatti, Venditti presenta questa canzone parlando della censura, che nel 1974 fu denunciato per vilipendio alla religione dello Stato per la canzone "A Cristo": «La censura non ha capito questa canzone e meno male che non l’hanno capita. È una canzone bellissima, che parla di un momento particolare in cui in Italia c’era il femminismo, i ragazzi si dovevano dare una svegliata, eravamo noi, sempre in ritardo sui tempi, cioè il mondo maschile usa la violenza quando non riesce a stare appresso alle donne, quindi, questa è la vendetta delle donne su un uomo, però, purtroppo, quell’uomo ero io!»
E il live continua con “Dimmelo tu cos'è (Sotto la pioggia, 1982)”, “Dalla pelle al cuore (Dalla pelle al cuore, 2007)”, “Unica (Unica, 2011)”, “Che fantastica storia è la vita (Che fantastica storia è la vita, 2003), “Amici mai (Benvenuti in Paradiso, 1991), e poi l’apoteosi, alle prime note il pubblico si alza in piedi, alcuni corrono verso il palco, il brano è “Alta marea (Benvenuti in Paradiso, 1991)”, cover della canzone Don't Dream It's Over (1986) dei Crowded House, e nel video di Alta Marea, diretto da Stefano Salvati, appare l’allora sedicenne Angelina Jolie. E con le ultime due canzoni “Benvenuti in paradiso (Benvenuti in Paradiso, 1991)” e “In questo mondo di ladri (In questo mondo di ladri, 1988)” Venditti si congeda dal pubblico partenopeo che, come di consuetudine, lo richiama e Antonello ritorna sul palco cantando un’ultima canzone “Ricordati di me (In questo mondo di ladri, 1988)”.
E così finisce un meraviglioso concerto fatto di vera musica dal vivo per festeggiare i suoi 70 anni e i 40 anni dall’uscita dell’album Sotto il segni dei pesci, anche se poco prima di festeggiare il suo compleanno Antonello ha rischiato di morire soffocato “un pezzo di carne non scendeva giù e il nostro maestro delle luci Max Tommasino mi ha salvato con la manovra di Heimlich”, racconta il cantautore al concerto romano e ha rivolto un invito ai suoi fans:«Imparate quella manovra, può salvare della vite.»