She’s a monster… le più brave dello spettacolo: Giuni Russo

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She’s a monster… le più brave dello spettacolo: Giuni Russo

Rubrica: She's a monster... le più brave dello spettacolo.

E un vero e proprio mostro di bravura è stata Giuni Russo, cantautrice di valore scomparsa purtroppo troppo presto nel 2004 per un brutto male.

Siciliana, all’anagrafe Giuseppa Romeo, apparteneva a una famiglia abituata al canto, sua madre, infatti, era un soprano naturale, e piccolissima mostrò interesse per questa disciplina artistica. Partecipò ragazzina al Festival di Castrocaro e poi sul finire degli anni Sessanta al Festival di Sanremo col brano No amore; successivamente incise il suo primo album in inglese Love is a woman e da lì una lunga gavetta fatta di partecipazioni a serate canore più l’incisione di qualche 45 giri di notevole spessore come Soli noi scritta da Cristiano Malgioglio. I primi grandi consensi, di critica soprattutto, li ottenne con l’album Energie scritto con Franco Battiato, che da allora divenne suo grande amico e collaboratore, Giusto Pio e Maria Antonietta Sisini, sua storica compagna d’arte e di vita. Nel disco figurano pezzi come L’Addio e Una vipera sarò che uniscono impegno e sperimentazione vocale; Giuni, infatti, mostra un’estensione vocale sorprendente che attirò l’attenzione di tutti.

                                              

Il grande successo arrivò però nel 1982 con il 45 giri Un’estate al mare scritto sempre da Battiato, una canzone estiva apparentemente leggera ma molto raffinata ove sul finale Giuni fa con la voce il verso dei gabbiani. Seguirono anni di successi estivi soprattutto con canzoni spensierate come Alghero, Limonata cha cha cha, Mediterranea, realizzati con grossi musicisti fra cui Roberto Colombo. La casa discografica avrebbe voluto che continuasse in questo senso ma l’inclinazione artistica di Giuni era un’altra, lei aveva una voce lirica fondamentalmente, prestata alla musica Pop, voleva quindi fare il salto che non le fu consentito più di tanto.

                                     

Pubblicò sul finire degli anni Ottanta un interessante album A casa di Ida Rubinstein, dove interpretò in chiave elettroacustica arie da camera di grandi compositori classici come Bellini e Donizetti, un esperimento originale per l’epoca. Così a questo punto Giuni, d’accordo con la sua produttrice Sisini, cominciò a discostarsi dalla musica commerciale per seguire le sue idee di vita e di arte. Intraprese dei viaggi all’Estero, cominciò a coltivare in sé una certa spiritualità dedicandosi alle opere di Santa Teresa D’Avila, frequentando il Carmelo e le suore di clausura. Da qui nacque la sua nuova produzione artistica fatta di ricerca interiore, un cammino naturale che andò di pari passo con la sua malattia.

                                                

Ma capì, come racconta una suora in una testimonianza, che il meglio di sé doveva darlo al Signore attraverso il canto e così fece fino all’ultimo giorno della sua vita. Nel 2003 tornò a Sanremo con un brano bellissimo Morirò d’amore e poco dopo realizzò un altro originale progetto ovvero musicò e prestò la voce a un film muto degli anni Venti aggiungendovi una canzone A cchiù bella che era un testo di Totò. Poco dopo si spense, a soli 53 anni. Grande è stata l’operazione postuma di Maria Antonietta Sisini che ha creato l’Associazione Giuni Russo Arte per diffondere attraverso materiale inedito, la grande arte di Giuni Russo. La nostra musica può dirsi grata a questa immensa artista, così dotata vocalmente, così intelligente e così poco capita in vita. Ma la musica resta e oggi gli intenditori e non possono godere attraverso i dischi di un canto raffinato, inebriante, potente come quello appunto di Giuni Russo.