‘Non sarò venuto inutilmente se un ragazzo avrà più coraggio di fare l’attore’. Toni Servillo al SWFF

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‘Non sarò venuto inutilmente se un ragazzo avrà più coraggio di fare l’attore’. Toni Servillo al SWFF

Mobile photo Nicola Garofano

La serata di apertura del Social World Film Festival di Vico Equense ha visto la presenza di un grande attore italiano e internazionale, Toni Servillo che ha avuto una giornata intensa di impegni fino a ricevere in serata il “Golden Spike Award” alla carriera.
Nel pomeriggio ha incontrato sedici giovani attori per una masterclass di recitazione moderata dal giornalista Alessandro Savoia e l’agente cinematografico Giuseppe Mastrocinque.
«Sono venuto qui, racconta Toni Servillo durante l’intervista fatta con Roberta Scardola all’Arena Loren, con particolare curiosità. Sapevo e, ne ho avuto la prova oggi, che ci sarebbe stato un incontro con i giovani che hanno avuto l’opportunità di farmi delle domande e io ho avuto l’opportunità di offrire una testimonianza. Adesso se anche soltanto uno di quei ragazzi è andato via con un pizzico di coraggio in più se vuole fare questo stesso mestiere, non sono venuto inutilmente».
Poi ha partecipato allo svelamento dell’insegna del Nuovo Cinema Aequa insieme al sindaco Giuseppe Aiello, cui ha raccontato: «Ho partecipato e, devo dire che considerati i tempi, a una cerimonia commovente, all’apertura di un cinema a Vico Equense non a Broadway. Significa che c’è qualche imprenditore che ci crede e ci si augura un pubblico che ha voglia di uscire di casa per andare a vedere un film sotto casa, non nella solitudine del proprio salotto».
In serata alle 21 all’Arena Fellini della SS. Trinità e Paradiso Servillo ha introdotto il film di apertura, “Qui rido io” di Mario Martone, con un dibattito moderato dal direttore del festival, il regista Giuseppe Alessio Nuzzo e, infine, ha partecipato alla cerimonia di apertura con il taglio del nastro alla presenza di ospiti e istituzioni, il red carpet e il salotto cinematografico serale introdotto da Roberta Scardola, per poi ricevere il premio alla carriera e firmare il Monumento al Cinema, il Wall Of Fame.
Dalle ore 21, infatti, presso l’Arena Loren dopo le proiezioni di tre corti in concorso della selezione Concorso Internazionale: “The letter men” di Andy Vallentine (USA, 8’), “Hair Tie, Egg, Homework books” di Runxiao Luo (Cina, 8’), “Chiusi Fuori” di Giorgio Testi (Italia, 8’) Toni Servillo è stato intervistato dalla bellissima e ottima padrona di casa Roberta Scardola cui ha risposto facendo conoscere di più l’uomo che l’attore. 
«Interpreto ogni lavoro come una sfida, mi emoziono ancora molto, mi faccio tante domande: se sono all'altezza di fare un personaggio piuttosto che un altro. Anzi, a volte quando è lo stesso regista a chiamarti per più di un film, vuol dire che quel regista ritiene che tu sia l'unico che possa testimoniare qualche cosa che lui ha dentro, che ha immaginato, le caratteristiche, la natura di un personaggio che ha ideato e questo aumenta un senso di inadeguatezza. Non sento il peso ma ne sento la responsabilità di dover confermare la giustezza di una scelta o di un percorso, soprattutto nel caso di Sorrentino, ne abbiamo fatti sei insieme, tutti diversi l’uno dall'altro e ogni volta è una sfida da preparare bene, senza sentire peso e senza appoggiarsi su quello che già si è fatto».
Ha interpretato diversi personaggi, Eduardo Scarpetta a Giulio Andreotti fino a Silvio Berlusconi, fra cui anche l’iconico da Oscar Jep Gambardella e alla domanda quanto c’è di Toni Servillo nei personaggi che porta in scena, ha risposto: «Niente e tutto, come credo accade a tanti colleghi. Il più importante che un attore può mettere in campo e che nasconda molto di sé stesso e di non far prevalere sé stesso sul personaggio e, al tempo stesso, di regalare qualcosa di sé condiviso con il resto delle persone che ha incontrato nella sua vita. Non credo che un attore possa aggiungere qualche cosa che appartiene solo a lui nella creazione del personaggio, ma mette tante esperienze che ha condiviso con tante altre persone per arricchirlo. In questo senso, direi che non c’è niente di me e potrebbe anche esserci tanto, tendo a evitare che l’attore sia un fatto eccezionale, singolare, unico, mitico, è un lavoro molto serio e se è fatto bene è bellissimo, appassionante e richiede di investire una parte di sé stessi come un artigiano che crea una borsa o taglia un vestito, il grande chirurgo nel fare un’operazione, un meccanico nel far ripartire una macchina, mette una parte di sé stesso affinché il suo lavoro risulti efficace».
Creare un personaggio, interpretarlo e renderlo vero, emozionante un attore vota tutto sé stesso per renderlo credibile e che il pubblico lo apprezzi e un attore porta con se tutti i personaggi interpretati, nel bene e nel male.
«Sono molto legato a tutti i personaggi che ho fatto e, sicuramente, mi legherò e mi piacerà molto il prossimo che farò. Certamente ci sono dei personaggi come il primo film, a cui si guarda con tenerezza particolare, il personaggio de La Grande bellezza è un personaggio che ha dato a Sorrentino e a me molto, un personaggio importante, però sono molto legato a tutti, non a uno in particolare».
Toni Servillo è sempre molto impegnato sul set, da poco ha finito di girare La stranezza, il suo terzo film con Roberto Andò in cui interpreta Luigi Pirandello, ancora una volta un uomo di teatro e in cui per la prima volta recita accanto a Ficarra e Picone che, in questo film, dice Servillo “sono veramente straordinari e offrono un’immagine della loro coppia veramente inedita” e forse uscirà tra ottobre e novembre.
Il prossimo anno usciranno anche due film, parcheggiati a causa della pandemia, Il ritorno di Casanova per la regia di Gabriele Salvatores e un altro con la regia di Paolo Genovese Il primo giorno della mia vita con Valerio Mastandrea, Margherita Buy e Sara Serraiocco
E del festival, che affronta e veicola tematiche sociale ha detto: «Un festival che si specializzi sul cinema a sfondo sociale è molto importante. Siamo un Paese dove si legge molto poco, la mia generazione si è formata psicologicamente, politicamente, socialmente leggendo. Oggi i ragazzi si formano molto vedendo. Se, a fronte di una valanga di stupidaggini che siamo costretti a vedere tutti i giorni, c’è un’offerta di cose da vedere che hanno un contenuto, in questo caso sociale importante, credo che questo festival conquisterà sempre più uno spazio degno nel panorama anche troppo fitto di festival di cinema che ci sono in Italia».