Un viaggio catartico tra vita e morte, benvenuti al Funeral degli Arcade Fire a Milano. Recensione
- di Nicola GarofanoFoto Francesco D'Acunzo
Una serata indimenticabile al Fiera Milano Live, gli Arcade Fire hanno celebrando il 20esimo anniversario del loro album di debutto, Funeral. L'unica data italiana del loro tour ha visto la partecipazione speciale di Levante, che ha saputo scaldare il pubblico con la sua energia e passione.
Sulle note del Requiem, Op. 48, Pie Jesu si apre il grande sipario rosso ed entra un quartetto d’archi di ragazze rigorosamente in abito blu notte con cappello con veletta ed eseguono una versione strumentale di Vampire/Forest Fire, uno dei primi brani della band tratto dall’EP The Arcade Fire, noto come Us Kids Know.
Il concerto inizia con una scenografia d’impatto: un palco adornato di fiori e un braciere fumante di incenso al centro, simulando un funerale. Questa atmosfera, intrisa di misticismo e solennità, ha immediatamente catturato l'attenzione del pubblico, dress code richiesto dalla band indossare una cravatta nera, creando un mare di eleganza e rispetto.
La serata si è aperta con Neighborhood #1 (Tunnels), che ha dato il via a una serie di emozioni contrastanti, tra malinconia e speranza. Tunnels è un capolavoro di teatralità musicale e lirismo poetico che incarna il tema ricorrente del quartiere come simbolo di legami familiari e comunitari. La canzone si apre con il dolce ronzio di un organo, corde ondulate e una figura di pianoforte ripetuta, suggerendo la discreta rivelazione di un'epopea.
Win Butler, con una voce audace che trasmette emozioni crude e inespresse, introduce il suo quartiere. La scena dipinta è tragica e desolata: mentre i genitori di un giovane piangono nella stanza accanto, lui fugge di nascosto per incontrare la sua ragazza nella piazza della città. In questa fuga notturna, i due adolescenti progettano ingenuamente un futuro "adulto", che, nella nebbia dell'adolescenza, appare loro appena comprensibile.
Musicalmente, Tunnels è sontuosamente teatrale, inizialmente delicata, cresce in intensità, catturando l'ascoltatore in un crescendo emotivo che rispecchia la fuga disperata e speranzosa dei protagonisti. Le corde ondulate e la figura di pianoforte ripetuta creano un'atmosfera di malinconia e bellezza.
Il motivo ricorrente del "quartiere" nell'album Funeral suggerisce non solo i legami di sostegno della famiglia e della comunità, ma anche la lotta per trovare un senso di appartenenza e stabilità in un mondo spesso prepotentemente desolato.
La band ha poi proseguito con Neighborhood #2 (Laïka) e Une Année Sans Lumière, brani che hanno consolidato l’atmosfera quasi rituale dell’evento, con il pubblico trasportato in un viaggio tra melodie pop da camera e art-rock spigoloso.
Laika, uno dei brani più potenti e incisivi, nonché un esempio di come la band sappia trasformare il dolore personale e la disperazione in un'opera musicale di grande impatto. Orientato convenzionalmente al rock, questo brano racconta la lotta di un individuo per superare un senso introverso di disperazione suicida, mantenendo una narrazione avvincente e straziante. Laika si distingue per la sua energia travolgente, la fisarmonica che guida l'oscillazione del brano e il ritornello punk ipnotico sono sostenuti da una sezione di archi trascinante, creando un mix sonoro che è allo stesso tempo urgente e incalzante. Il nome "Laika" fa riferimento alla famosa cagnetta sovietica, il primo animale ad essere inviato nello spazio, che qui diventa un simbolo di sacrificio e solitudine.
Neighborhood #3 (Power Out) ha infuso nuova energia, mentre Neighborhood #4 (7 Kettles) ha mostrato la versatilità della band con orchestrazioni sontuose e voci post-punk. Il cuore del concerto è stato Crown of Love, un brano teatrale e misurato, ma con una sana dose di caos. Gli archi maestosi e la melodia paradisiaca hanno creato un momento di pura catarsi, culminato nei ritmi disco che hanno sollevato il pubblico verso un’euforia condivisa.
Il momento clou è stato senza dubbio Wake Up, una delle canzoni più amate dal pubblico. La sua energia vibrante e la natura corale hanno fatto cantare e ballare tutti. Anche “Haiti” e Rebellion (Lies) hanno mantenuto alta l’adrenalina, dimostrando ancora una volta la capacità degli Arcade Fire di creare un legame indissolubile con il loro pubblico. In the Backseat esplora un fenomeno comune - l'amore visto dal finestrino dei sedili posteriori, inestricabilmente legato a un'intensa paura di guidare - che alla fine suggerisce un ottimismo conclusivo attraverso un continuo autoesame.
Dopo un'intensa prima parte del concerto, la seconda parte si apre con la poetessa e creative director Sarah De Scisciolo, carica di emozione e profondità, ha letto dei versi di una sua poesia, La dote dell’uomo. Dopo avviene uno stravolgimento del live con la versione mix di Rabbit Hole, presagendo uno spettacolo più dance elettronico, gli Arcade Fire sono saliti sul palco ed è partita Age of Anxiety II (Rabbit Hole), un brano che esplora temi di ansia e introspezione con una melodia avvincente e ritmi incalzanti. Il passaggio a Creature Comfort ha mantenuto alta l'energia, con la sua critica acuta alla cultura della celebrità e al materialismo moderno, accentuata da potenti linee di basso e percussioni martellanti.
Reflektor ha portato una ventata di dance-rock, con il suo ritmo pulsante e i riff di chitarra che hanno fatto ballare il pubblico, mentre Afterlife ha offerto un momento di riflessione sulla mortalità e il significato della vita, con la sua melodia malinconica e le liriche toccanti.
La performance è poi entrata in una dimensione più oscura con My body is a cage, che esplora i temi dell'isolamento e della lotta interiore. La voce di Win Butler, carica di pathos, ha risuonato in modo potente, accompagnata da un organo solenne che ha amplificato il senso di claustrofobia e disperazione. Brano inciso anche da Peter Gabriel nel suo album di cover Scratch My Back. In un'intervista, Gabriel ha raccontato il suo primo incontro con il brano: «Adoro il titolo "My Body is a Cage". La mia prima impressione fu di un uomo intrappolato nel suo corpo, non dissimile dalla farfalla e dallo scafandro che avevo appena visto. Mi ha anche ricordato i momenti imbarazzanti in una relazione in cui ciò che puoi fare e ciò che vuoi fare non sono in linea». La serata ha preso una svolta nostalgica con The Suburbs e The Suburbs (Continued), due brani che dipingono un quadro vivido della vita suburbana e della perdita dell'innocenza. Questi pezzi hanno offerto un momento di riflessione sulle radici e sul passato, toccando corde profonde nel cuore degli ascoltatori.
Sprawl II (Mountains Beyond Mountains) ha portato un'esplosione di energia positiva, con il suo ritmo vivace e la melodia euforica. Régine Chassagne ha brillato con la sua performance vocale, incitando il pubblico a cantare e ballare con lei.
Il gran finale della serata è stato segnato da Everything Now, da notare che hanno cantato canzoni che danno il titolo ai loro album, brano che riassume perfettamente la filosofia degli Arcade Fire: una critica acuta alla società moderna, mascherata da un inno pop-rock irresistibile, chiudendo il concerto con una nota di euforia e speranza.
Gli Arcade Fire hanno confermato il loro status di leggende del live, offrendo una serata di pura magia musicale, evento che ha reso omaggio a Funeral e ha celebrato la bellezza della musica come strumento di catarsi e connessione umana.