“Tempi Nuovi” al Teatro Diana di Napoli fino al 27 gennaio 2019. Recensione
- di Maria BattagliaDue noti attori Iaia Forte e Roberto De Francesco, un’autrice nonché regista di questo spettacolo Cristina Comencini e argomenti che interessano tutti noi: i rapidi mutamenti della società tecnologica, la nostra capacità di cavalcarli e il divario generazionale.
Tempi Nuovi mette in scena un nucleo familiare composto da quattro personaggi: un padre, una madre e due figli. Il padre Giuseppe, è uno storico insofferente alle nuove tecnologie, la madre Sabina è una giornalista che ha seguito un corso di alfabetizzazione per computer e crede di essere così al passo con i tempi e i due figli, Clementina e Antonio sempre “connessi”.
A porre tutto in discussione è l’imprevedibile rivelazione della figlia che costringe tutta la famiglia a fare i conti con una presunta “modernità” di facciata sconvolgendo valori etici e relazionali apparentemente stabili, ma impregnati di luoghi comuni e pregiudizi.
Il sipario si alza e compare uno studio stracolmo di libri che fa da sfondo allo spettacolo per sottolineare scenicamente la contrapposizione tra la forma tradizionale del sapere e della sua trasmissione attraverso la “via” cartacea e il mondo d’internet rapido, veloce ma pieno di contraddizioni e insidie.
Cristina Comencini sceglie sempre argomenti attuali essendo una grande osservatrice della realtà e del costume e lo fa con garbo e maestria anche se in questa commedia non tutti sono sufficientemente svolti e compiuti.
In una recente intervista rilasciata a Silvia Fumarola di Repubblica, alla domanda: “Com’è nato lo spettacolo?”, la Comencini risponde:«L’idea mi è venuta dall’osservazione della vita di tutti noi che abbiamo un pezzo nel passato, libri e lentezza di analisi e uno nel futuro. Questa velocità ci viene imposta dalla tecnologia che ci ha profondamente cambiati. Non a caso i protagonisti della commedia sono uno storico e una giornalista. Il primo cerca di usare il computer e di farsi aiutare dal figlio ma la rapidità non permette giudizio e riflessione. Penso che il mondo del giornalismo sia stato quello più sconvolto da questa nuova realtà e che abbia subito la trasformazione più profonda. Le notizie arrivano rapide ovunque e pertanto quasi nessuno acquista i quotidiani.»
Il noto critico letterario de La Stampa di Torino, Masolino D’amico avverte: «L’atto unico di Cristina Comencini è molto più di un facile repertorio fatto di gag sul contrasto generazionale. La scorrevolezza e l’umorismo dei dialoghi, degni di Natalia Ginzburg (vedi “Lessico familiare” N.d.a.), aggiornata ai tempi, sostengono la discussione molto articolata di un argomento antico, come quello dell’arrivo di un’epoca nuova gravida di cambiamenti violenti e radicali ai quali molti si trovano impreparati.»
Lo spettacolo è godibile grazie ad una spontanea e credibile Iaia Forte supportata da Roberto De Francesco compassato e misurato. I figli della coppia Sara Lazzaro e Nicola Ravaioli fanno del loro meglio e si sostengono a vicenda per tutta la durata dello spettacolo.
Le soluzioni scenografiche proposte di Paola Comencini hanno un forte impatto visivo e sono funzionali alla rappresentazione come lo sono anche i costumi di Antonella Berardi.
La musica dominante è quella “cantilenante” di Ci Vuole Un Fiore musicata da Sergio Endrigo e Luis Bacalov, cantata da Sergio Endrigo nel lontano 1974. Il testo è di Gianni Rodari.