Stefano Sani un ritorno di grande successo ad "Ora o mai più" - intervista
- di Nicola GarofanoLa carriera di Stefano Sani inizia con un grande successo a Sanremo nel 1981, con Lisa, un brano scritto e prodotto da Zucchero. Un successo di alcuni anni che poi decresce senza un motivo apparente. Oggi la voglia di ripresentarsi per raccontare la propria storia artistica in una trasmissione di successo in prima serata su Rai1 “Ora o mai più”, venerdì 29 giugno la quarta e ultima sfida.
Come stai vivendo questo tua esperienza di ritorno nella trasmissione “Ora o mai più”?
«La sto vivendo molto bene, mi ritengo un grande privilegiato per diversi motivi, perché abbiamo la grande possibilità di ripresentarci, di farci rivedere, di cantare e credo sia molto importante. In più, io sono stato accoppiato con una grandissima leonessa del panorama musicale italiano, Marcella Bella, con la quale mi trovo benissimo, mi dà molta energia, carica, mi stimola molto, per cui non saprei cosa chiedere di più.»
Com’è il rapporto con questo coach meraviglioso, Marcella?
«Dopo la sua titubanza iniziale, lei non si ricordava chi fossi, ma quando abbiamo parlato a telecamere spente, le ho detto a quali manifestazioni abbiamo partecipato insieme e lei si è ricordata, sono passati molti anni per cui con le sue esperienze di vita, ovviamente, non poteva ricordarsi. Poi, ero completamente diverso, un ragazzino, anche il mio aspetto era diverso e, quindi, non poteva ricordare. È cominciato subito molto bene, dopo due ore che parlavamo, ci siamo trovati con lo sguardo a sorridere e questa è stata la partenza.»
Ci ricordi le canzoni che avete fatto in queste primetre puntate?
«Abbiamo cominciato con un brano molto difficile “L'Ultima Poesia” che lei cantava con Gianni Bella nell’ 85 e non è stato semplicissimo, però lei mi ha dato una grossissima mano nell’approccio al brano. Abbiamo studiato e credo che il risultato si sia visto. La seconda puntata abbiamo fatto, “Io domani”, un pezzo difficile, bellissimo, però era più difficoltoso de “L’Ultima Poesia” perché è un brano non scritto per un duetto, lo cantava solo Marcella e abbiamo dovuto lavorare alla stesura delle tonalità, per far sì che entrambi potessimo cantare ed è piaciuto molto, anche a lei. Nella terza puntata un'altra splendida canzone “Senza un briciolo di testa”, abbiamo avuto entrambi attestazioni di stima dal pubblico e anche dallo zoccolo duro dei nostri fan, questo ci conforta e ci gratifica molto.»
Stai vivendo una grande esperienza…
«Io sono molto sono felice. In alcuni momenti tocco delle punte di felicità, mi sento molto fortunato perché, insieme con gli altri otto miei colleghi, stiamo avendo una grande visibilità, fino a tre mesi fa non avrei mai pensato che per quattro settimane sarei stato su Rai1 in prima serata e con uno share altissimo.»
C’è qualche canzone di Marcella Bella che ti piacerebbe cantare e che le hai proposto?
«La prima l’ha proposta Marcella, ne ha così tante nel repertorio, sceglierà o sceglieremo anche insieme, alcune non sono adatte per un duetto, forse faremo Montagne verdi o Un sorriso e poi perdonami o Tanti auguri, ne ha tantissime, non lo so ancora, lo sperimentiamo e lo decidiamo settimana dopo settimana.»
Nell'ultima puntata presenterete un inedito. Quale sarà il tuo?
«Ci hanno detto di prepararlo, non lo so ancora se lo proporremo in trasmissione. Le cose succedono giorno per giorno, lo sappiamo anche noi quasi in diretta. Stiamo tutti preparando una canzone nuova, io ho un progetto che ho cominciato qualche mese fa, per cui ci saranno delle cose nuove, perché ricordare il successo di trent’anni fa, per quanto mi riguarda, è piacevole, ma non sono più quello lì. Ci sarà la possibilità, se non in trasmissione, di inserire il brano nel doppio cd che uscirà con tutte le nostre esibizioni, un biglietto di presentazione non di poco conto.»
Hai iniziato con Zucchero che ha scritto e prodotto per te, com’è avvenuta questa conoscenza?
«L’incontro con Zucchero è avvenuto quando avevo 19 anni, nel lontano 1981. Ci siamo conosciuti perché anche lui voleva provare a fare il cantante, come autore aveva scritto qualcosa per Iva Zanicchi, Fred Bongusto, e c'era l'occasione di partecipare a Castrocaro. Ci siamo conosciuti tramite un amico comune in uno studio in Toscana ed io ero insieme a 4/5 ragazze e ragazzi che ambivano a partecipare a Castrocaro, lui è arrivato e senza neanche ascoltarci ha indicato subito con la mano me, dicendo:”Se devo scrivere per qualcuno, lo scrivo per lui”. Mi ha scelto a scatola chiusa e abbiamo cominciato prima a conoscerci e poi a collaborare insieme ed è nato “Un’altra atmosfera”, il brano con il quale ho partecipato a Castrocaro, sono arrivato al secondo posto e poi da lì sono stato scelto dalla casa discografica, ho firmato il primo contratto e Ravera che organizzava sia Castrocaro sia Sanremo in quel periodo, mi ha fortemente voluto al Festival di Sanremo sono andato lì con “Lisa” e poi si sa cosa è successo.»
Eri addirittura un sexy simbol…
«Sì, lo so, ero piacevole di aspetto… e la piacevolezza forse associata a questo desiderio.»
Com’era il rapporto con i fan all'epoca. Eri molto seguito…
«Molto bello, ricevevo più di tremila lettere al giorno e ancora ne conservo un migliaio. Mi arrivavano dei sacchi di tela enormi piene di lettere e poi ho cominciato a fare le serate, concerti sempre pieni e con grande attestazione di stima, scene come si vedono per le grandi star, le ragazzine che gridavano qualsiasi cosa dicessi, ect. Molto bello ma è stato anche destabilizzante per un ragazzo di vent'anni vedere tutto questo entusiasmo, difficile da sostenere psicologicamente e sostenere negli anni.»
Anni dopo invece sei praticamente scomparso…
«Dopo tutto quel successo c'è stato un periodo di discesa, non saprei dare una spiegazione precisa, la motivazione per cui dal successo grandissimo sono arrivato all'insuccesso o comunque alla fase decrescente. È probabile che abbia fatto delle scelte sbagliate di collaboratori, di repertorio oppure che io abbia preso con più leggerezza il lavoro, non saprei. Agli inizi degli anni ‘90 non riuscivo più a trovare una collocazione, non sapevo più chi fossi e allora ho deciso proprio di smettere completamente, di cambiare e di rimettermi a studiare. Sono andato all'università, ho fatto quello che adesso si chiama Dams, Lettere a indirizzo musica e spettacolo e una volta che mi sono formato culturalmente, non ho deciso di ricominciare a fare l'artista, ma ho iniziato a lavorare nell’azienda della mia famiglia nella grande distribuzione di piante e fiori e parallelamente, continuavo a fare qualche serata, qualche disco, l'ultimo cd risale al 2013, non in attesa di un'occasione, non ci pensavo neanche, per me la parabola era discendente e non pensavo neanche più di fare cose importanti. Ho partecipato a qualche trasmissione di revival, come I migliori anni, con la sola possibilità di cantare in due minuti con una breve intervista.»
Ora però stai avendo molta visibilità. Come sei approdato a Ora o mai più?
«Il mio manager mi ha prospettato questa possibilità, all'inizio ero titubante, secondo me era rischioso. Per quale motivo andare a rinverdire una memoria che magari non c'è neanche più. Dopo circa dieci giorni, insisteva ancora per farmi fare questo programma che mi ha spiegato nei dettagli, ogni giorno ne aggiungeva uno e la cosa che mi ha intrigato è stata soprattutto il fatto che si cantasse molto con la possibilità di esprimerci in qualche modo e la seconda motivazione è che potevamo cantare con i nostri maestri. Prima ho accettato, ho fatto il provino, andato bene, mi hanno preso e poi c'era l’incognita del coach. In cuor mio avrei voluto fortemente una donna, perché mi intrigava molto duettare con una donna. Ho avuto la strafortuna che mi hanno abbinato a Marcella, una cantante straordinaria con dei pezzi bellissimi, sono stato veramente molto felice e anche lei.»
Una grande sfida…
«Noi ci mettiamo in gioco come concorrenti, ma anche i coach perché cantano con noi e se sbagliamo fanno una figuraccia anche loro. Siamo tutti nello stesso calderone, i rischi ci sono per tutti. Più uno è legato al proprio coach, più si impegna a studiare e a fare bene e più i risultati ci sono. Io sono molto contento e anche Marcella, me lo dice tutti i giorni, anche se bacchetta e credo che adesso mi vuole bene, mi chiama sempre tesoro. Cerco di analizzarmi e criticarmi in maniera molto oggettiva, però si vede, quando la guardo, che c'è una bella intesa, abbiamo paura tutti e due, ma ci divertiamo anche.»
Prima di presentarti a Castrocaro, a diciannove anni, facevi già musica?
«Io ho cominciato a cantare all'età di 3 anni. I miei genitori mi raccontano che mi svegliavo la mattina presto, andavo nel lettone e incominciavo a cantare. La maestra mi raccontava che alle elementari bisognava che la mattina mi facesse cantare i primi quindici minuti di scuola perché non mi riusciva a tenere nel banco o a fare i compiti e, quindi, lei mi accontentava. Ho cominciato a fare i primi concorsi per dilettanti per ragazzi, ho avuto qualche band in cui suonavo e cantavo. Poi ho avuto al fortuna nell’81 di approdare a Castrocaro.»